Pesante interrogazione del parlamentare del PD sulle inadempienze di Open Fiber: un caso che danneggia inequivocabilmente gli interessi di consumatori, cittadini e imprese nell’accesso ai servizi avanzati della rete, facendo arretrare l’Italia dell’innovazione.
Si riaccende il dibattito sul Piano Italia a 1 Giga, uno dei pilastri del PNRR e promessa solenne fatta ai cittadini italiani e all’Unione Europea per colmare il divario digitale del Paese.
Il deputato Alberto Pandolfo (PD) ha presentato una dura interrogazione parlamentare (Atto Camera n. 5-04491) rivolta ai ministri delle Imprese e del Made in Italy, dell’Economia, degli Affari europei, del PNRR e delle Politiche di coesione.
L’atto — attualmente in corso di esame alla Camera dei Deputati presso la IX Commissione (Trasporti, Poste e Telecomunicazioni) — accusa apertamente Open Fiber, la società guidata da Giuseppe Gola di gravi ritardi e di incapacità gestionali che hanno determinato il fallimento industriale, arrivando a parlare di “disastro nazionale” e di “tradimento degli obiettivi del PNRR”.
Secondo il testo, Open Fiber, società affidataria della gran parte delle gare per la realizzazione della rete in fibra ottica, avrebbe accumulato inadempienze ripetute e difficoltà operative tali da compromettere il rispetto degli impegni con Bruxelles.
L’interrogazione cita il caso eclatante della riduzione di 700 mila civici rispetto ai target iniziali, definita “una decisione senza precedenti” che rappresenterebbe un arretramento storico nella politica industriale italiana e “un’anomalia incalcolabile per il Paese”. Pandolfo parla senza mezzi termini di “fallimento industriale e manageriale”, denunciando anche “assenza di trasparenza, opacità gestionale, mancanza di rendicontazione adeguata e sospetti di concorrenza distorta”.
L’interrogazione sottolinea come la “persistenza dei ritardi e la mancanza di controlli adeguati del Governo” rischino di configurare “un danno erariale di proporzioni gigantesche” e pongano seri dubbi sulla conformità dell’intera operazione alle norme UE sugli aiuti di Stato e sulla neutralità tecnologica. L’on. Alberto Pandolfo chiede, dunque, al Governo se non ritenga che “la gestione di Open Fiber costituisca un disastro nazionale” e domanda perché, nonostante le inadempienze, non sia mai stata avviata alcuna procedura di revoca delle concessioni né applicate le penali previste nei confronti della società.
Pandolfo sollecita inoltre il Governo, da un lato a revocare immediatamente le concessioni affidate a Open Fiber e far subentrare operatori seri e qualificati in grado di completare i lavori “senza ulteriori ritardi e nel pieno rispetto degli obiettivi europei”; dall’altro, di attivare iniziative di competenza per impedire che in futuro si ripetano “situazioni di monopolio inefficiente e dannoso” e per favorire invece “una competizione sana, trasparente e meritocratica nell’interesse del Paese”. Secondo l’on. Alberto Pandolfo, la situazione “mette a rischio non solo la credibilità dell’Italia in Europa, ma anche miliardi di euro di fondi del PNRR” che potrebbero essere soggetti a contestazioni da parte della Commissione europea.
L’interrogazione, approdata ufficialmente in Commissione il 2 ottobre, rappresenta un duro atto politico sul caso Open Fiber che non può passare inosservato.
Il Governo (e in particolare il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e il Ministero dell’Economia e delle Finanze) è ora chiamato a rispondere nel merito: se e come intenda intervenire per salvare il Piano Italia a 1 Giga, un progetto che avrebbe dovuto chiudere il digital divide e che rischia, invece, di trasformarsi in uno dei più clamorosi fallimenti della politica industriale italiana degli ultimi anni.