Perché le api muoiono negli Stati Uniti mentre prosperano in Cina: tra collasso degli alveari, gestione agricola e sfida globale alla biodiversità

| 19/08/2025
Perché le api muoiono negli Stati Uniti mentre prosperano in Cina: tra collasso degli alveari, gestione agricola e sfida globale alla biodiversità

Con il 62% delle colonie statunitensi perse in sei mesi e un record storico di 15 milioni di alveari in Cina, la crisi delle api diventa un caso di studio internazionale che intreccia agricoltura, economia, politiche ambientali e innovazione scientifica.

Tra giugno 2024 e gennaio 2025, gli Stati Uniti hanno vissuto la più grave crisi mai registrata nelle proprie colonie di api mellifere: il 62% degli alveari commerciali è andato perso. In termini assoluti si parla di milioni di colonie, con conseguenze dirette sulla filiera agricola. L’impollinazione garantita dalle api è infatti indispensabile per circa un terzo delle coltivazioni statunitensi, comprese produzioni ad alto valore economico come mandorle, mele, mirtilli e ortaggi. Gli effetti si riflettono su tutta la catena di approvvigionamento: dall’aumento dei costi agricoli ai rischi per la stabilità dei prezzi alimentari. Per un settore che vale decine di miliardi di dollari, la crisi delle api non è un problema di nicchia, ma una questione di sicurezza alimentare nazionale.

Il colpevole individuato: acari resistenti all’Amitraz e nuove strategie necessarie

Secondo i ricercatori del Dipartimento dell’Agricoltura USA (USDA), la causa principale del collasso è legata all’azione del parassita Varroa destructor, un acaro che si nutre delle api e diffonde virus letali. Per anni gli apicoltori hanno fatto affidamento sull’Amitraz, un acaricida considerato il più efficace. Ma l’uso continuativo e su larga scala ha portato allo sviluppo di ceppi resistenti, lasciando le colonie senza difese. Questo scenario rappresenta un classico esempio di resistenza farmacologica, simile a quanto accade negli antibiotici, e dimostra come l’eccessiva dipendenza da un unico strumento di controllo possa rivelarsi controproducente. Il problema non è soltanto tecnico, ma anche regolatorio: negli Stati Uniti il percorso di approvazione di nuove sostanze miticide è lento e ciò crea un gap tra le esigenze del settore e gli strumenti disponibili.

Fattori addizionali esacerbano il collasso: stress ambientale e pratiche intensive

La resistenza agli acaricidi non è l’unico elemento. Le api americane sono sottoposte a molteplici stress ambientali: pesticidi chimici diffusi nelle grandi coltivazioni, perdita di habitat naturali dovuta a urbanizzazione e monocolture, cambiamenti climatici che modificano i cicli di fioritura. A questi si aggiunge un modello industriale di apicoltura fortemente concentrato. Negli Stati Uniti gli apiari spesso gestiscono migliaia di colonie, trasportandole per centinaia di chilometri da una coltivazione all’altra, soprattutto verso la California per l’impollinazione intensiva delle mandorle. Queste pratiche, se da un lato garantiscono efficienza produttiva, dall’altro aumentano lo stress fisiologico delle api, riducono la loro resilienza immunitaria e favoriscono la diffusione di patogeni. Si tratta, quindi, di una crisi multifattoriale, dove la fragilità biologica delle colonie si intreccia con la logica industriale dell’agricoltura americana.

Il caso cinese: +25% di colonie e un record di 15 milioni grazie alla gestione personale

In netto contrasto, la Cina ha registrato un incremento del 25% nelle colonie rispetto all’ultimo rilevamento, arrivando al record di 15 milioni di alveari. Questa crescita consolida la posizione del Paese come primo produttore mondiale di miele e altri derivati apistici. Secondo gli studiosi della Chinese Academy of Agricultural Sciences, la chiave risiede nelle pratiche gestionali. Gli apicoltori cinesi, spesso attivi in aree rurali, tendono a gestire piccoli allevamenti, raramente oltre 50 colonie. Questo modello consente una cura quotidiana, interventi mirati e un approccio più sostenibile. Ogni colonia riceve attenzioni personalizzate, riducendo l’esposizione a malattie e stress. Inoltre, il settore apistico in Cina beneficia di politiche agricole che promuovono la biodiversità e incentivano l’uso di pratiche tradizionali integrate con nuove tecnologie.

Verso nuovi modelli gestionali e innovazioni anti-mite

La lezione che emerge è chiara: la resilienza apistica non dipende solo da fattori biologici, ma dal modello gestionale e dalle scelte politiche. Negli Stati Uniti cresce la consapevolezza della necessità di un approccio più diversificato: sviluppare nuovi miticidi, favorire pratiche biologiche di controllo, selezionare linee genetiche di api più resistenti, integrare sistemi digitali per monitorare la salute delle colonie. In Cina, parallelamente, si stanno testando nuove soluzioni biotecnologiche per rafforzare la resistenza agli acari, senza abbandonare la tradizione della gestione manuale. La convergenza tra innovazione scientifica e pratiche sostenibili potrebbe costituire il modello vincente per entrambe le economie.

Implicazioni economiche e politiche internazionali

Il collasso delle api negli Stati Uniti e la prosperità in Cina non sono solo due vicende agricole opposte, ma rappresentano un indicatore geopolitico. Da un lato, la fragilità del sistema apistico americano mette in luce i rischi di un’agricoltura altamente industrializzata e dipendente da monoculture. Dall’altro, la resilienza cinese rafforza la sua posizione come leader nella produzione globale di miele e derivati, con conseguenze sul commercio internazionale. A livello politico-industriale, la crisi americana richiama l’urgenza di investimenti in ricerca e regolamentazione più agile, mentre l’esperienza cinese dimostra l’efficacia di una governance che combina piccola scala, innovazione e sostegno pubblico. Sullo sfondo, la questione apistica si inserisce nel dibattito globale sulla biodiversità come asset strategico, collegando ambiente, economia e sicurezza alimentare.

Video del Giorno

Robot provenienti da 16 Paesi competono ai Giochi Mondiali dei Robot Umanoidi a Pechino

"Dalla vita non pretendo molto. Mi basta sapere che ho tentato di fare tutto quello che ho voluto, che ho avuto quello che ho potuto, che ho amato ciò che valeva la pena e che ho perso solo quello che mai fu mio"

Pablo Neruda

Articoli recenti

Tecnologie in video

Drone View

Barberio & Partners s.r.l.

Via Donatello 67/D - 00196 Roma
P.IVA 16376771008

Policy
Privacy Policy
Cookie Policy
Termini e Condizioni
iscriviti alla nostra newsletter
Questo sito è protetto da reCAPTCHA e la Informativa sulla Privacy di Google, nonché i Termini di Servizio sono applicabili.