Pagare in Italia nel 2025: come (e perché) cambiano le abitudini dei consumatori

| 14/10/2025
Pagare in Italia nel 2025: come (e perché) cambiano le abitudini dei consumatori

Dalla resilienza del contante alla normalità del contactless: cosa dice l’ultimo rapporto della Banca d’Italia sulle scelte di pagamento degli italiani e quali sfide restano aperte.

Basato sull’indagine SPACE 2024 della BCE, il nuovo rapporto della Banca d’Italia fotografa un Paese in transizione: il contante arretra, ma resta centrale nei piccoli importi, le carte consolidano il primato, i pagamenti via smartphone crescono, ma non sfondano ancora. Dietro i numeri, tre nodi politici: infrastrutture, fiducia, inclusione.

Un termometro sociale, non solo finanziario

Non è un rapporto tecnico come gli altri. Nel N. 68 della collana “Mercati, infrastrutture e sistemi di pagamento”, Bankitalia usa l’indagine SPACE 2024 per misurare il modo in cui gli italiani pagano e quanto si fidano di istituzioni, tecnologia e mercato. Il campione italiano conta 4.088 rispondenti e oltre 22mila transazioni osservate tra pagamenti al punto vendita, online, P2P e ricorrenti: un “diario” che trasforma il gesto quotidiano del pagare in un termometro della modernizzazione del Paese.

Il contante arretra, ma detta ancora i tempi nei piccoli importi

La tendenza è chiara: l’uso del contante scende, mentre le soluzioni cashless crescono spinte anche dall’e-commerce. Eppure, alla cassa, le banconote restano lo strumento più frequente: 61% dei pagamenti al POS per numero nel 2024 (69% nel 2022; 82% nel 2019). Per valore, il sorpasso del cashless è “di misura”: 51% contro 49% del contante. Tradotto: gli italiani usano ancora cash per gli scontrini piccoli; quando l’importo sale, aumentano le alternative elettroniche. L’operazione media vale €23 in contanti, €34 con carta, €42 via mobile, €53 con altri strumenti.

Carte ovunque, wallet in ascesa (ma con passo corto al POS)

Le carte sono l’ossatura del sistema: restano l’alternativa principale al contante e lo strumento più usato anche online. Nel canale e-commerce, le carte coprono circa metà delle operazioni (51% per numero), mentre e-payments e wallet fanno da seconda gamba e avanzano nei settori “esperienziali” (viaggi, cultura, beni durevoli). Al POS, il mobile cresce, ma resta ancora di nicchia (circa 4–5% tra numero e valore), segno che la curva di apprendimento c’è, ma non è ancora mainstream.

L’online non è più eccezione: 1 transazione su 4 è digitale (e vale sempre di più)

Il dato che cambia la fisionomia dei consumi: le transazioni online nelle spese “giorno per giorno” arrivano al 24% per numero e al 38% per valore. È un salto rispetto al 2019 (6% e 16%) e al 2022 (16% e 26%). Siamo in linea con l’Eurozona per valore e leggermente sopra per numero: segno che l’abitudine digitale è entrata nella routine d’acquisto, non solo nelle grandi occasioni.

P2P: il contante resiste, ma le app gli tengono il passo

Nei pagamenti person-to-person il contante è ancora lo strumento più usato per numero (44% in Italia), ma carte + app ormai valgono complessivamente il 43%. Gli istantanei esistono, ma sono ancora marginali (circa 3% per numero). Per valore, la gerarchia si ribalta: crescono carte/app e bonifici, mentre il contante scivola sulle cifre alte. Morale: tra amici e familiari il cash resta comodo per somme piccole; quando l’importo conta, si passa all’elettronico.

Accettazione: dove “vince” il POS moderno, il contante perde spinta

La domanda chiave non è solo “cosa preferiscono i consumatori?”, ma “che cosa accettano gli esercenti?”. Il rapporto registra un’elevata accettazione degli strumenti cashless nei contesti strutturati (grande distribuzione, catene), mentre nelle attività piccole e di prossimità il quadro è più vario. Un dato rivelatore: il 7% dei rispondenti ha sperimentato almeno un caso di non-accettazione del contante; all’opposto, persistono aree dove non si accettano carte o mobile per costi e complessità percepite. L’accettazione si conferma il vero “rubinetto” della modernizzazione: quando c’è, il comportamento dei clienti cambia subito.

Il confronto europeo: convergenza lenta, ma la direzione è irreversibile

Rispetto alla media dell’Eurozona, l’Italia resta più cash-intensive al POS (per numero), ma riduce il divario sulle transazioni di valore medio-alto. Sull’online, la dinamica italiana è in linea con la tendenza europea di lungo periodo tracciata da SPACE 2024: l’aumento delle operazioni digitali e la convergenza tra Paesi (minori differenze relative nel 2019-2024). Il quadro è quello di una modernizzazione a più velocità, che però non torna indietro.

Le tre faglie della transizione: rete, fiducia, inclusione

Dietro le curve di adozione convivono tre fratture strutturali:

  • Infrastrutture — Là dove banda e 5G sono intermittenti, i pagamenti digitali restano un miraggio; i POS di nuova generazione arrivano tardi o non arrivano affatto
  • Fiducia — Malgrado la SCA/PSD2 e gli standard europei, la percezione di rischio (frodi, privacy, costi opachi) frena wallet e app. La fiducia, in Italia, si costruisce più con prove pratiche che con slogan regolatori
  • Inclusione — Senza alfabetizzazione e design accessibile, la spinta al digitale rischia di escludere anziani, redditi bassi, aree interne. L’obiettivo non è “cashless a ogni costo”, ma scelta reale per tutti.

Queste non sono variabili tecniche: sono questioni di politica economica che il rapporto rende visibili, punto per punto.

Pagare è politica: perché l’atto quotidiano diventa cittadinanza economica

Il pagamento non è più un dettaglio di checkout: è un linguaggio civile. Scegliere una carta, un wallet o il contante significa dire qualcosa sulla relazione con lo Stato (tracciabilità), con la banca (affidabilità), con la tecnologia (comodità vs controllo). In un Paese dove il rapporto con il denaro è emotivo oltre che funzionale, la modernizzazione dei pagamenti è anche una pedagogia della fiducia. Non basta offrire strumenti: bisogna renderli semplici, trasparenti, comparabili.

Una roadmap concreta (e misurabile) per l’Italia

Se la traiettoria è irreversibile, la qualità della transizione dipende da scelte pratiche:

  1. Chiudere il digital divide: priorità a banda/5G e POS “tap to phone” per micro-esercizi; obiettivo: pagamenti digitali ovunque
  2. Rendere la sicurezza visibile: antifrode “by default”, recupero immediato in caso di truffa, interfacce che spiegano costi e tutele prima del click
  3. Alfabetizzazione mirata: programmi per over-65, piccole imprese e aree interne, con tutoraggio “in presenza” e incentivi all’adozione
  4. Spinta all’innovazione utile: wallet interoperabili, instant payments user-friendly, pagamenti pubblici completamente digitali ma sempre con alternativa inclusiva
  5. Misurare e pubblicare: KPI territoriali su accettazione, qualità del servizio, frodi; trasparenza come leva di concorrenza.

È questa la differenza tra una transizione subita e una transizione governata.

Attraversare i ponti che costruiamo

Il rapporto della Banca d’Italia conferma che l’Italia sta cambiando modo di pagare, e, quindi, modo di stare nell’economia. Le curve d’adozione raccontano uno spostamento reale — contante in calo, carte come spina dorsale, digitale in ascesa —, ma il senso politico è altrove: la modernizzazione che non lascia indietro nessuno.

Costruire ponti è questione di capitale e tecnologia; attraversarli richiede fiducia, coraggio e coerenza. Se l’Italia saprà unire competitività e inclusione, innovazione e semplicità, protezione e libertà, il pagamento diventerà ciò che dovrebbe essere: un gesto facile, sicuro e alla portata di tutti. E allora sì, potremo dire che la nostra transizione non è stata solo digitale — è stata civile.

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"Il lupo non è, come ti hanno detto nelle favole, cattivo. Il lupo non è nè cattivo e nè buono. Il lupo azzanna solo quando ha fame. L'uomo azzanna non per fame ma per invidia, per gelosia, per rivalità e questo, a differenza del lupo, lo rende colpevole"

Andrea Camilleri

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