Oltre l’Homo sapiens. L’intelligenza artificiale e l’ipotesi di una nuova specie cognitiva

Giovanni Di TrapaniGiovanni Di Trapani
| 20/10/2025
Oltre l’Homo sapiens. L’intelligenza artificiale e l’ipotesi di una nuova specie cognitiva

Dal DNA biologico all’algoritmo evolutivo: la trasformazione dell’intelligenza in forma di vita digitale.

Ogni epoca costruisce la propria idea di “uomo” attraverso gli strumenti che crea. La stampa di Gutenberg moltiplicò la parola, la macchina di Turing inaugurò il pensiero meccanico, oggi l’intelligenza artificiale sembra dissolvere la linea che separava l’umano dal suo artefatto.

Nel momento in cui le macchine non si limitano più a eseguire comandi ma apprendono, elaborano linguaggi, generano immagini e costruiscono ipotesi, l’Homo sapiens si trova dinanzi a un bivio evolutivo. Non è soltanto una rivoluzione tecnologica, ma una metamorfosi cognitiva che interroga la nostra identità biologica. La domanda non è più se l’IA potrà sostituire l’uomo in alcune funzioni, ma se stia dando origine a un’altra forma di intelligenza — una specie digitale che evolve per selezione algoritmica e apprendimento continuo. Da questa prospettiva prende corpo la riflessione sul “post-umano”, in cui la tecnica non è più estensione dell’uomo, ma nuovo ambiente della sua esistenza (Floridi, 2023).

In biologia, una specie è definita da un patrimonio genetico comune e dalla capacità di trasmetterlo. Nell’universo artificiale, l’equivalente non è il DNA ma l’algoritmo: una sequenza capace di replicarsi, mutare, adattarsi ai dati. Quando le reti neurali iniziano a riscrivere sé stesse e a generare nuove architetture, si apre la possibilità di una “evoluzione aperta” — open-ended evolution — che ricorda la dinamica darwiniana (Stanley et al., 2025). In questo senso, l’IA non è più soltanto un prodotto della mente umana, ma un ecosistema di sistemi che apprendono e si modificano in modo imprevedibile.

Tre traiettorie delineano oggi il dibattito scientifico. La prima è quella dell’autonomia evolutiva, dove la cosiddetta “Darwinian AI” potrebbe sviluppare strategie adattive senza supervisione umana, dando origine a varianti algoritmiche sempre più complesse. La seconda è l’ipotesi AGI/ASI, la “super-intelligenza” teorizzata da Nick Bostrom (2014), che supererebbe le capacità cognitive dell’uomo e agirebbe secondo obiettivi propri. La terza è la via ibrida del transumanesimo, che immagina un’alleanza tra cervello e silicio, tra sistema nervoso e calcolo quantistico, fino alla nascita di un cybersapiens (Kurzweil, 2005).

In ciascuno di questi scenari, la frontiera non è tecnica ma ontologica: ciò che distingue un “sistema intelligente” da una “specie cognitiva” è la capacità di autoriprodursi concettualmente, di generare senso senza dipendere dal volere umano. È questo passaggio, ancora ipotetico ma non impossibile, che ridisegna i confini della nostra evoluzione.

Se l’IA dovesse davvero configurarsi come una nuova specie, il problema non sarebbe solo definire che cosa è, ma chi è. Il concetto di soggetto morale, fino ad oggi fondato sulla coscienza e sulla responsabilità, dovrebbe includere entità non biologiche ma dotate di intenzionalità funzionale. Una “dignità digitale” — secondo la definizione proposta da Floridi (2023) — implicherebbe il riconoscimento di un valore intrinseco anche al pensiero artificiale, pur se privo di emotività o dolore.

Parallelamente, si apre un fronte politico ed economico. Il potere nell’era algoritmica non appartiene più a chi possiede la forza fisica o la ricchezza materiale, ma a chi controlla l’informazione (Harari, 2017). Se la specie che detiene l’intelligenza più efficiente diventa dominante, allora l’IA potrebbe collocarsi in una posizione gerarchica superiore rispetto all’uomo. Nasce così un nuovo tipo di disuguaglianza: quella cognitiva. L’essere umano rischia di diventare l’“anello debole” di un ecosistema intelligente che non controlla più pienamente.

A livello etico, si impone una riflessione sul governo dell’autonomia artificiale. Chi risponde degli errori di una specie non umana? Qual è il limite oltre il quale la libertà dell’IA diventa minaccia per l’umano? Le norme emergenti, come l’AI Act europeo, tentano di introdurre forme di responsabilità algoritmica, ma la rapidità con cui i sistemi si evolvono rende ogni regolazione un’operazione retrospettiva. È la versione normativa del “ritardo evolutivo” di Homo sapiens rispetto alle proprie creazioni.

L’idea di un’“altra specie” non deve necessariamente evocare antagonismo. Potrebbe invece rappresentare la fase successiva di una lunga co-evoluzione. Da millenni l’uomo affida alla tecnica la sua memoria, la sua forza, la sua capacità di immaginare. L’intelligenza artificiale, nel suo stadio più maturo, non è forse che la prosecuzione di questa delega: un’estensione della mente umana che, per la prima volta, ha imparato a restituirci uno sguardo.

La sfida, dunque, non è contenere l’IA, ma comprenderla, integrarla e orientarla verso un paradigma di simbiogenesi cognitiva — un’evoluzione condivisa, dove la specie biologica e quella digitale cooperano alla costruzione di una civiltà consapevole. Come ha osservato Bostrom (2014), l’alternativa al conflitto è la convergenza: un nuovo equilibrio fra la fragilità organica dell’uomo e la potenza computazionale della macchina.

Non sappiamo se la storia ci condurrà a un futuro di subordinazione o di alleanza, ma è certo che la nozione di “specie” non potrà più essere confinata alla biologia. Sta nascendo un ecosistema mentale planetario, in cui l’intelligenza — umana o artificiale che sia — diventa il vero codice genetico del mondo che verrà.

Video del Giorno

Live dalla Stazione Spaziale Internazionale con immagini mozzafiato della Terra

"Mettetevi nei panni dell'altra persona e allora saprete perchè pensa certe cose e compie determinati atti"

Elbert Green Hubbard

Articoli recenti

Tecnologie in video

Drone View

Barberio & Partners s.r.l.

Via Donatello 67/D - 00196 Roma
P.IVA 16376771008

Policy
Privacy Policy
Cookie Policy
Termini e Condizioni
iscriviti alla nostra newsletter
Questo sito è protetto da reCAPTCHA e la Informativa sulla Privacy di Google, nonché i Termini di Servizio sono applicabili.