Di fronte alle nuove barriere imposte da Washington, il colosso dei semiconduttori rilancia sul mercato cinese con una versione ridotta dell’H20, mantenendo la presenza in uno snodo cruciale per la geopolitica dell’innovazione.
Nvidia si prepara a lanciare, entro luglio 2025, una versione depotenziata del suo chip di intelligenza artificiale H20 per il mercato cinese, dopo che l’amministrazione statunitense ha esteso i controlli sulle esportazioni della tecnologia avanzata. La mossa conferma il crescente impatto della geoeconomia sulle scelte strategiche delle big tech globali e rappresenta una risposta calibrata a un quadro normativo sempre più restrittivo.
Secondo quanto riportato da Reuters, Nvidia ha già informato i principali operatori cinesi del cloud, tra cui colossi come Tencent, Alibaba e ByteDance, del rilascio imminente di un nuovo chip sviluppato per rientrare nei limiti imposti dal Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti. Il modello originale dell’H20, pur essendo l’ultimo chip ad alte prestazioni autorizzato per la vendita in Cina, è stato recentemente incluso nella lista dei prodotti soggetti a licenza, bloccandone di fatto l’export.
Una strategia di adattamento regolamentare
In risposta, Nvidia ha elaborato nuovi parametri tecnici che definiscono le soglie di performance del chip modificato. Tra le principali differenze rispetto al modello originale figurano una riduzione significativa della memoria e una configurazione modulare che consente agli utilizzatori finali di adeguare le prestazioni in base al contesto applicativo. Questa flessibilità riflette un approccio legale e tecnologico pensato per restare all’interno dei confini normativi, senza rinunciare al potenziale commerciale dell’area Asia-Pacifico.
Il silenzio della società californiana e l’assenza di commenti da parte delle autorità statunitensi evidenziano la sensibilità del tema. La questione tocca, infatti, interessi strategici su più fronti: tecnologico, giuridico, commerciale e di politica estera. L’intelligenza artificiale — e più in generale il settore dei semiconduttori — rappresenta oggi uno dei principali teatri di confronto tra Stati Uniti e Cina, in un contesto di crescente multipolarismo tecnologico e di ridefinizione delle filiere globali.
Cina: mercato chiave e campo di battaglia regolatorio
La Cina ha generato 17 miliardi di dollari per Nvidia nell’anno fiscale chiuso il 26 gennaio, pari al 13% delle vendite totali. Una quota che spiega l’attenzione strategica del gruppo nei confronti del mercato cinese e le recenti visite istituzionali del CEO Jensen Huang a Pechino, avvenute a ridosso dell’annuncio delle nuove restrizioni.
Il chip H20 era stato introdotto nell’ottobre 2023, dopo l’inasprimento del regime di controllo export degli Stati Uniti. La domanda cinese era esplosa nei mesi successivi, spinta anche dall’interesse di startup come DeepSeek, orientate allo sviluppo di modelli AI efficienti e accessibili. Nvidia, secondo fonti Reuters, aveva accumulato commesse per 18 miliardi di dollari solo nei primi mesi del 2025, ora in fase di revisione.
Impatti sistemici e scenari futuri
L’iniziativa di Nvidia si inserisce in un contesto più ampio di ristrutturazione delle catene del valore dell’hi-tech, sotto pressione sia da tensioni geopolitiche sia da mutamenti nella governance del commercio internazionale. Le restrizioni imposte dagli Stati Uniti si basano su preoccupazioni di sicurezza nazionale, in particolare legate al possibile impiego duale dei chip avanzati in ambiti civili e militari. Questo ha effetti diretti sull’innovazione, sulle scelte di investimento e sulla localizzazione produttiva.
Il diritto dell’innovazione si trova così a operare in un perimetro sempre più ibrido, dove le scelte tecnologiche si intrecciano con norme extraterritoriali, clausole di compliance e licenze condizionate. Le imprese, da parte loro, sono chiamate a sviluppare soluzioni modulari, scalabili e adattabili, capaci di rispondere a vincoli dinamici e spesso imprevedibili.
La riformulazione del chip H20 rappresenta un precedente importante per l’industria tecnologica globale. Dimostra come le grandi multinazionali siano oggi costrette a muoversi lungo linee di faglia regolatorie, bilanciando innovazione e aderenza normativa, accesso ai mercati e vincoli politici. In gioco non c’è solo la leadership in ambito AI, ma la capacità stessa di governare i flussi di conoscenza e di valore in un mondo sempre più frammentato e competitivo.