Nel 2024 la raccolta e produzione del caffè ha subito un arretramento, cosa che poi si è riflettuta sul prezzo del prodotto finito e della tazzina al bar. Scopriamo i motivi e i maggiori produttori al mondo.
Nelle ultime settimane sono stati ufficializzati i dati relativi all’aumento del prezzo del caffè su scala globale. Parliamo di un incremento del 3,5% a gennaio rispetto al mese precedente. Ma il rincaro sale a 75,8% se il dato di gennaio 2024 viene confrontato con lo stesso periodo del 2023.
Perché il prezzo del caffè sta salendo
Questi numeri diramati dall’Organizzazione Mondiale del Caffè (ICO) fotografano una situazione figlia del calo della produzione in Brasile e in Vietnam, causata dai cambiamenti climatici.
Proprio il Brasile, alle prese con periodi siccitosi (mentre il Vietnam ha dovuto fare i conti con delle inondazioni e la Colombia, altro grande produttore, con gli effetti de El Niño) rappresenta la realtà leader nella raccolta dei chicchi alla base della bevanda più consumata al mondo, con le proprie 3.984.000 tonnellate di produzione registrate nel 2024 (secondi i dati del Foreign Agricoltural Service del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti). Il Paese latinoamericano contribuisce per il 38% della fornitura di caffè a livello planetario, producendo perlopiù la variante Arabica (mentre il Vietnam è specializzato nella Robusta).

Quando potrebbe arrestarsi l’impennata dei prezzi del caffé
Ma nel 2025 è previsto un arretramento nel raccolto, cosa che determinerà una situazione di prezzi ancora alti per il caffè consumato nel mondo.
Il Ministero dell’Agricoltura brasiliano, infatti, stima per quest’anno 51,8 milioni di sacchi di caffè da 60 chili dalla raccolta, il 4,4% in meno rispetto ai dati del 2024. Si prevede, però, nel 2026 una maggiore abbondanza nel raccolto, cosa che potrebbe portare ad un calo dei prezzi nel mercato internazionale.
Fermo restando, comunque, una situazione globale condizionata dalla guerra dei dazi. Tra l’altro, il Brasile esporta il suo caffè in misura maggiore negli Stati Uniti e Nord America: a gennaio 2024 sono stati spediti 713.348 sacchi, come riporta EuroNews. A seguire la Germania che ha importato 457.569 sacchi, e poi l’Italia a quota 262.829, sempre lo scorso mese.
Alberto Polojac, Coordinatore nazionale di SCA Italy, ha così commentato al sito BeverFood: “Non stiamo assistendo a una semplice speculazione finanziaria, ma a un cambiamento profondo nel settore caffeicolo. La crisi climatica sta riducendo la produttività delle principali aree di coltivazione, mentre la domanda globale di caffè continua a crescere, soprattutto nei mercati emergenti come l’Asia e il Medio Oriente”.
Il caffè in Italia: dove costa di più (e di meno) la tazzina
Intanto in Italia, stando ai dati diramati da Assoutenti, si spende attualmente in media 1,21 euro per una tazzina di caffè al bar. Ovvero il 18,1% in più rispetto al costo medio del 2021, riporta StartUpItalia, che, inoltre, svela come a Bolzano ci sia l’espresso più costoso, in media 1,38 euro a tazzina, mentre quello più economico si può consumare a Catanzaro (1 euro).