Oltre 4.500 satelliti orbitano intorno alla Terra, ma più del 60% è nelle mani di Stati Uniti e SpaceX. Comunicazione, difesa e connettività globale guidano la nuova competizione spaziale.
Lo spazio orbitale terrestre è oggi popolato da 4.550 satelliti artificiali. Di questi, 2.804 sono statunitensi, seguiti da 467 cinesi e 168 russi. L’Italia ne gestisce solo 21, confermandosi fuori dalla top ten dei paesi con presenza orbitale strategica. Ma il dato più rilevante è un altro: oltre un terzo di tutti i satelliti attualmente operativi è controllato da SpaceX, la società privata di Elon Musk.
L’egemonia privata: Starlink e il monopolio spaziale di SpaceX
Con 1.655 satelliti attivi, la costellazione Starlink rappresenta oggi la più estesa rete di telecomunicazioni satellitari del mondo. L’obiettivo di Musk è ambizioso: garantire connettività Internet a banda larga e bassa latenza in ogni punto del pianeta, comprese le aree remote e isolate.
Il business model di SpaceX prevede non solo la gestione della propria flotta, ma anche il trasporto e il lancio di satelliti per conto terzi, al prezzo base di un milione di dollari per unità. Nel 2021, l’azienda ha stabilito un record lanciando 143 satelliti con un solo razzo. Un’infrastruttura che oggi pesa su affollamento orbitale e sicurezza spaziale, ma che al tempo stesso definisce nuove logiche industriali, commerciali e politiche.
Usi e funzioni: cosa fanno i satelliti artificiali
I satelliti in orbita servono a una molteplicità di scopi, che riflettono l’evoluzione della tecnologia e le priorità strategiche globali:
- Comunicazioni: 63%
- Osservazione della Terra: 22,1%
- Sviluppo tecnologico: 7,8%
- Navigazione e posizionamento: 3,6%
- Dimostrazione tecnologica e ricerca scientifica: 2,4% complessivi
La maggior parte dei satelliti si trova in orbita geostazionaria o orbita terrestre bassa (LEO), a seconda della funzione. Le reti satellitari sono diventate fondamentali per telecomunicazioni, TV, meteorologia, sicurezza e gestione del rischio ambientale.
Satelliti militari: USA primi anche nello spazio strategico
Su circa 320 satelliti militari attivi nel mondo, 173 appartengono agli Stati Uniti, seguiti da Russia (73) e Cina (68). L’Italia ne possiede 6, utilizzati per osservazione, comunicazioni sicure e allerta missilistica. I satelliti militari rappresentano oggi una componente centrale delle dottrine di difesa, sia per la sorveglianza globale che per il coordinamento di operazioni multiteatro.
La posizione dell’Italia: 21 satelliti e un ruolo secondario
Con solo 21 satelliti in orbita, l’Italia si colloca al 13° posto mondiale per presenza spaziale. Pur essendo membro fondatore dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea) e partecipando a importanti programmi multilaterali, la sua capacità autonoma di accesso e gestione dello spazio resta limitata.
A differenza di Francia, Germania o Israele, l’Italia non dispone di un’infrastruttura integrata che combini lancio, gestione orbitale e applicazioni dual use (civili e militari). Il potenziale industriale nazionale – forte in segmenti come sensoristica e manifattura avionica – è ancora poco valorizzato da una strategia di sistema.
La corsa globale allo spazio: 75 Paesi coinvolti, ma pochi protagonisti
Sono 75 gli Stati che vantano almeno un satellite in orbita, ma la distribuzione è altamente asimmetrica. Oltre il 60% dei satelliti mondiali è riconducibile a soggetti statunitensi (pubblici o privati), seguiti dalla Cina con il 10%. Lo spazio è ormai una piattaforma industriale e strategica, dove convergono:
- Innovazione tecnologica avanzata
- Competizione geopolitica
- Interesse commerciale per dati, connettività e osservazione
La leadership USA si consolida grazie all’integrazione tra enti pubblici (NASA, DoD), aziende private (SpaceX, Lockheed, Boeing) e un ecosistema di capitali che sostiene sviluppo e rapidità operativa.
Lo spazio come nuova infrastruttura strategica globale
La crescita del numero di satelliti in orbita – con tutte le criticità legate a congestione, sicurezza e sostenibilità – rende chiaro che lo spazio non è più solo un tema scientifico o militare, ma una componente vitale della sovranità tecnologica, della resilienza digitale e della competitività industriale.
Per l’Italia e l’Europa, la sfida sarà integrare politiche spaziali nazionali in una visione comune, capace di sostenere nuove missioni, garantire indipendenza critica e cogliere le opportunità offerte dalla new space economy.