La criminalità organizzata nel mondo. Come è diffusa e il primato che imbarazza l’Italia

| 05/02/2025

Com’è diffusa la criminalità organizzata nel nostro pianeta? Ecco i Paesi e le regioni con la maggiore incidenza e non ci sono buone notizie per l’Italia.

Quali sono i Paesi con il più alto indice di criminalità organizzata? E quali sono i gruppi più influenti sul pianeta? Visual Capitalist ancora una volta ci viene in aiuto con dei dati che ci fanno capire la portata del crimine e la sua presa in determinate realtà del mondo.

I dati sulla criminalità organizzata nel mondo: i criteri usati

Dati che provengono dal Global Organized Crime Index, che ha analizzato 139 Paesi in base alle attività criminali e classificandoli in base a tre fattori. Il primo riguarda la tipologia e la struttura del gruppo dedito ad attività illecite, il secondo invece concerne il tipo di attività criminale e il terzo la risposta ad essa e la capacità di ogni Paese ad essere resiliente di fronte a questi fenomeni. Ad esempio se ci sono istituzioni trasparenti o colluse, oppure la qualità del sistema giudiziario.

Svettano Africa e America Latina: l’impatto sociale ed economico della criminalità

Il risultato, visibile nella tabella che segue, è che il Paese con la più alta concentrazione di criminalità organizzata a livello mondiale è la Birmania, a parimerito con Somalia, Venezuela e Colombia. In termini di regioni, a svettare è l’Africa con i dati aggregati di ben 7 Paesi, seguita da Asia e America centrale e meridionale.

L’America Latina. L’impatto del crimine organizzato sul PIL

Soffermandoci sull’America Latina, il quadro è confermato anche da una recente indagine del Fondo Monetario Internazionale in collaborazione con la Banca Interamericana per lo Sviluppo, che si focalizza in particolare sull’impatto della crescita per il Sudamerica e i Caraibi. Il crimine organizzato, infatti, ha un peso di almeno 3,4 punti percentuali sul PIL totale, influenzando negativamente quindi anche la produttività, gli aspetti sociali come il welfare e l’ambiente e gli investimenti.
Sono costi che riguardano la perdita di vite umane, le spese pubbliche per la sicurezza e anche quelle private da parte delle aziende. Ma anche costi indiretti, che riguardano non solo i frangenti sociali ma anche quelli economici come il turismo. Pensiamo ad esempio alla bomba sociale che continua a detonare in Venezuela, alle prese con la dittatura che ha messo in ginocchio il Paese. O alla situazione tragica di Haiti, in mano a bande criminali. Sempre per il FMI il Sudamerica potrebbe giovare di un incremento del PIL in 10 anni del 5% se il tasso di omicidi si uniformasse alla media mondiale.
Altri dati, offerti da InSight Crime, si concentrano sugli omicidi in Sudamerica e nei Caraibi. Il tasso nel 2023 è di 20 uccisioni ogni 100.000 abitanti (ma la cifra potrebbe essere persino sottostimata). Per capirci, in Italia il tasso è di 0,6 omicidi ogni 100.000 abitanti.

In Italia non c’è una emergenza sicurezza, ma di criminalità organizzata

Il nostro Paese è messo meglio rispetto ad altre realtà europee. Spicca la Francia che, secondo InSight Crime, presenta un tasso di uccisioni di 1,4. Nonostante il bombardamento continuo sui media della cronaca nera, la percezione sulla sicurezza forse è sovrastimata nel nostro Paese.
Ma resta sempre il problema della criminalità organizzata, che ci pone tra le realtà mondiali più problematiche da questo punto di vista. Oltre ad essere nella top ten delle potenze economiche globali, il Belpaese è tra le prime 10 realtà al mondo per crimine organizzato come abbiamo visto nella tabella presa da Visual Capitalist. Inoltre tra i primi 20 Paesi al mondo l’unico europeo, ahinoi, è proprio il nostro.

La DIA e le mafie in Italia. Dallo stragismo all’infiltrazione

In una relazione semestrale della DIA del 2023 si certifica la mutazione delle mafie in Italia. Abbandonato da tempo il modus operandi stragista, il crimine organizzato ormai è concentrato sull’infiltrazione in istituzioni e aziende e sulla corruzione. “Strategie di silenziosa infiltrazione e con azioni corruttive e intimidatorie“, specifica nella propria relazione la Direzione Investigativa Antimafia, spiegando che le mafie perseguono oggigiorno ad inserirsi in ambiti “affaristico-imprenditoriali, approfittando della disponibilità di ingenti capitali accumulati con le tradizionali attività illecite”. Non solo profitto, sfruttando le opportunità date anche da “fondi pubblici nazionali e comunitari” ma anche ricerca del consenso “approfittando della forte sofferenza economica che caratterizza alcune aree”.
Per quanto riguarda le varie realtà del crimine in Italia, sempre la DIA spiega che Cosa Nostra, che “manterrebbe ancora il controllo del territorio in un contesto socio-economico tuttora fortemente cedevole alla pressione mafiosa” sta avendo una maggiore attrattività tra i giovani, sfruttando anche “lo spaccio al minuto”.
Riguardo invece la Camorra, nelle zone di Napoli e Caserta secondo la DIA c’è stata una evoluzione delle realtà criminali in “imprese mafiose”, “divenendo nel tempo competitive e fortemente attrattive anche nei diversi settori dell’economia legale“. Oltre ad una certa tendenza delle organizzazioni camorristiche più strutturate ad infiltrarsi nell’economia e nella finanza, senza dimenticare ovviamente la pubblica amministrazione. In fase di una maggiore strutturazione anche le cosche pugliesi, divise in vari clan e sodalizi a volte in contrapposizione tra di loro.

Il giro d’affari delle mafie in Italia

Secondo invece una relazione del Procuratore Generale della Corte Suprema di Cassazione del 2023, scopriamo che viene stimato in 139 miliardi di euro il giro di affari dei proventi illeciti su cui le mafie lucrano. E anche in questo rapporto si evidenzia l’infiltrarsi dei gruppi nel mondo degli appalti, dell’impresa e delle pubbliche amministrazioni.

L’articolo qui pubblicato rientra in una collaborazione tra IF-Italia nel Futuro e Visual Capitalist, che ci consente di attingere alle sue banche dati.
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