L’Italia è tra i Paesi che, nel mese di febbraio, ha speso di più per il gas. Mentre il prezzo di quest’ultimo sta iniziando a calare, vediamo chi affronta i maggiori costi al gallone e al litro.
In questi giorni il prezzo del gas in Italia ha registrato una discesa: l’indice IGI (Italian Gas Index), infatti, è passato da un valore di 50,18 euro a MWh il 25 febbraio a 46,29 euro a MWh il giorno dopo. Un piccolo spiraglio che si è aperto dopo mesi di aumenti del costo del gas non solo da noi (e ce ne accorgiamo nelle bollette dell’elettricità, vista la dipendenza dalle centrali termoelettriche a gas), ma anche nel resto del continente europeo. In questo periodo le quotazioni dei contratti TTF nel mercato di riferimento di Amsterdam hanno toccato i 50 euro a MWh e, solo di recente, c’è stato finalmente un calo a 43,3 euro.
Perché il gas è aumentato di prezzo in questi mesi
I motivi per cui ci sono stati dei rincari sul gas, che si sono poi riflettuti sull’elettricità consumata, risiedono nelle tensioni a livello geopolitico in Europa e, ovviamente, ci riferiamo all’aggressione russa all’Ucraina e successivamente la chiusura del contratto tra il Paese invaso e Gazprom, non rinnovato dall’esecutivo Zelensky e che consentiva il transito del gas russo vero il resto d’Europa. A ciò poi si aggiunge la situazione climatica, con un inverno dalle temperature rigide e che ha spinto ad una maggiore domanda di gas per il riscaldamento. E in ultimo le inevitabili speculazioni finanziarie, con un aumento degli investimenti.
Così, mentre il mercato delle fonti rinnovabili è in crescita, ma ancora lontano da una piena autosufficienza energetica (anche per via delle resistenze ideologiche che non fanno altro che complicare il tutto) e la diversificazione energetica da altri fornitori comporta svariati costi, logistici e non, l’Europa è costretta a fare i conti con un’altra vulnerabilità, quella energetica.
Quanto spendiamo in Italia e i casi dell’Iran e di Hong Kong
Ma quanto paga l’Italia per il gas che utilizza? E quanto gli altri Paesi del mondo? Secondo i dati aggiornati al 3 febbraio 2025 forniti da Global Petrol Prices, spendiamo 7,19 dollari al gallone, e 1,90 dollari al litro.
Per fare un parallelo ai punti estremi, in Iran ogni gallone è venuto, nella settimana del 3 febbraio, 11 centesimi, rappresentando, quindi, la nazione che ha corrisposto di meno in quel determinato periodo per avere il suo gas, grazie specialmente ai sussidi statali erogati in modo da sostenere la domanda interna.
Soprattutto mantenere una relativa pace sociale, messa a dura prova dall’asperità del regime e dalle sanzioni economiche occidentali: per dire, alla pompa la benzina viene 3 centesimi di dollari al litro. Al tempo stesso, tra infrastrutture carenti e sanzioni, l’Iran paga un deficit di benzina di circa 20 milioni di litri giornalieri, cosa che costringe il regime ad importarla dall’estero.
All’opposto, Hong Kong è la realtà che ha pagato di più secondo i dati di Global Petrol Prices, ovvero 12,90 dollari al gallone (3,41 dollari/l).

Un altro caso particolare: la Norvegia
E’ ovvio che i Paesi che sono produttori e raffinatori di petrolio pagano di meno: è il caso della Russia (2,28 dollari/gallone), dell’Arabia Saudita (2,35 dollari/gallone) o degli Emirati Arabi Uniti (2,71 dollari/gallone). Prezzi contenuti anche negli USA, ovvero 3,42 dollari/gallone nel periodo del 3 febbraio. Mentre la Norvegia, pur essendo il principale produttore di petrolio in Europa, ha pagato 7,24 dollari/gallone. Qui, infatti, pesa una tassazione per cercare di spingere i consumatori ad abbondare l’energia da fonti fossili per andare su quella verde.
Sul prezzo del gas, ricordiamo, pesano i costi delle materie prime, la loro raffinazione e produzione, nonché la loro distribuzione ed eventuali tariffe che pesano sul prodotto finito.