I Fondi Sovrani: dall’Europa alla Cina passando per l’Arabia, i più grandi nel mondo

| 07/03/2025

I Fondi Sovrani stanno crescendo sempre di più, ma il più grande è in Europa (con investimenti anche in Italia). Ecco qual è e la classifica di queste realtà nel 2024.

Quando parliamo di Fondi Sovrani ci viene subito da pensare a quelli arabi, ad esempio quelli noti al grande pubblico negli ultimi anni per i loro acquisti nel settore calcistico. Ma che cosa sono esattamente? Si tratta di fondi di investimento che sono di proprietà di Stati sovrani e che operano in tutto il mondo. Al loro interno un capitale costituito da beni patrimoniali, ma anche azioni e obbligazioni.

Il fenomeno dei Fondi Sovrani ha conosciuto un certo impulso alla fine degli anni Novanta, anche se essi sono nati formalmente nel 1953 con il primo della storia, il Kuwait Investment Authority. Lo scopo di questi fondi è gestire il surplus economico e le risorse al loro interno, con portafogli di asset molto ampi e anche riserve notevoli di valute estere.

Cosa distingue i Fondi Sovrani

Sono tipici di quei Paesi con risorse energetiche ingenti, come gli Stati facenti parte dell’OPEC e che, quindi, sono grandi esportatori di petrolio. Pensiamo al fondo PIF dell’Arabia Saudita, fondato nel 1971 per gestire gli investimenti per conto dello Stato e che per tornare all’esempio in apertura fece parlare di sé, nel 2021, per l’acquisizione della quasi totalità delle quote del Newcastle (ma il portafoglio del Public Investment Fund è estremamente ampio, variegato e articolato, in vari settori finanziari, industriali, infrastrutturali e merceologici).

I Fondi Sovrani, quindi, riguardano anche Paesi con una notevole disponibilità di materie prime da esportare o che hanno registrato degli avanzi nella loro bilancia commerciale e hanno anche avuto un ruolo importante nella crisi dei mutui subprime nel 2008, ricapitalizzando diversi istituti finanziari in crisi.

Il più grande Fondo Sovrano è in Europa

Il fondo più grande al mondo è in Europa. È quello norvegese, Paese che può contare su risorse naturali di una certa quantità, ovvero il petrolio. Il Fondo in questione gestisce le entrate statali che scaturiscono dalla produzione petrolifera e del gas. Il suo valore è una cifra quasi impossibile da immaginare, ovvero 1,7 trilioni di dollari.

Come riporta Visual Capitalist, lo scorso anno i profitti hanno toccato la cifra record di 222 miliardi di dollari grazie al settore tecnologico, con realtà di primo piano anche nell’intelligenza artificiale come Nvidia o Microsoft che rientrano nelle partecipazioni del Fondo.

Nel Fondo norvegese anche partecipazioni in Italia

Al suo interno c’è pure spazio per 8,1 miliardi di BTP italiani, in crescita rispetto ai 6 miliardi acquistati nel 2023. Oltre a partecipazioni azionarie in diverse società del nostro Paese, come la quota del 7% sul capitale di Iveco, quella del 2,8% su Unicredit, dell’1,44 in Enel e dell’1,3 in Intesa Sanpaolo, nonche’, nota di colore, una partecipazione in Juventus di 3 dollari (il costo al momento di una sola azione).

Nella classifica che vi riportiamo qui sotto troviamo anche fondi cinesi impegnati negli investimenti, tra le altre cose, nella Belt and Road Initiative, e che hanno investito in infrastrutture, sfruttamento delle risorse minerarie e transizione ecologica in Africa.

Trump vuole costituire un Fondo sovrano statunitense

Il saudita PIF che abbiamo citato è il quinto fondo al mondo e si prepara quest’anno ad investire un miliardo di dollari in DAZN. In futuro potrebbe nascere anche un Fondo sovrano statunitense, stando ad uno dei tanti ordini esecutivi firmati da Donald Trump all’inizio della sua seconda presidenza. Futuro che però, al momento, non sembra imminente.

L’articolo qui pubblicato rientra in una collaborazione tra IF-Italia nel Futuro e Visual Capitalist, che ci consente di attingere alle sue banche dati.
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