L’economia sommersa cresce più dell’economia ufficiale e 217,5 miliardi di euro sfuggono al fisco tra lavoro irregolare e attività illecite che riscrivono il volto produttivo del Paese.
Dietro la crescita moderata del Pil italiano si muove una ricchezza parallela che sfugge a ogni contabilità ufficiale. L’economia sommersa ha toccato livelli record, trainata dal lavoro irregolare che si espande nei settori più esposti alla flessibilità e alla stagionalità, dai servizi domestici alle costruzioni. L’aumento del valore generato fuori dai canali regolari, in gran parte legale ma non dichiarato, riflette la persistenza di comportamenti strutturali radicati nel tessuto produttivo. Accanto a questo mondo opaco, l’economia illegale continua a rappresentare una quota stabile ma significativa, alimentata da traffici di droga, prostituzione e contrabbando. Il risultato è un Paese che produce più di quanto registri e in cui una parte crescente della ricchezza reale si accumula lontano dalle statistiche e dal fisco.
Lavoro nero in aumento, il valore dei contratti irregolari cresce dell’11,3%
L’economia non osservata in Italia — quella parte di ricchezza che sfugge alle statistiche ufficiali perché generata da lavoro irregolare o attività illegali — raggiunge i 217,5 miliardi di euro, pari al 10,2% del Pil. In termini concreti, più di un euro su dieci prodotto nel Paese non transita attraverso i canali regolari. Secondo l’ultimo aggiornamento diffuso dall’Istat e riferito al 2023, il valore complessivo è in aumento del 7,5% rispetto al 2022, quando ammontava a 202,4 miliardi.
All’interno di questo universo sommerso si distinguono due realtà. La prima, definita sommersa “legale”, comprende attività economiche lecite ma parzialmente nascoste: bar, ristoranti, negozi, artigiani, servizi alla persona e cantieri in cui una parte dei ricavi o delle ore di lavoro non viene dichiarata. È qui che si concentra la quasi totalità del fenomeno, con 197,6 miliardi di euro, in crescita di 14,9 miliardi rispetto all’anno precedente. La seconda componente è quella illegale in senso stretto — traffico di droga, prostituzione, contrabbando di tabacco — che raggiunge 19,9 miliardi di euro, in lieve aumento dell’1% rispetto al 2023.
Il dato complessivo rivela che la spinta alla crescita dell’economia non osservata non proviene dai mercati criminali, ma da comportamenti elusivi radicati all’interno dell’economia ordinaria.
Economia sommersa in crescita: in Italia “sfuggono” 217 miliardi di euro
A trainare l’economia non osservata è il settore degli “altri servizi alle persone”, dove il lavoro irregolare incide per il 32,4% sul valore aggiunto.
Vi rientrano collaboratori domestici come babysitter e badanti, estetisti, parrucchieri, ma anche calzolai, orologiai e riparatori di elettrodomestici, ambiti in cui il sommerso resta particolarmente diffuso.
Al secondo posto figura il macro-settore di commercio, trasporti, alloggio e ristorazione, con un’incidenza del 18,8%, seguito dalle costruzioni, dove il peso dell’irregolare si attesta al 16,5%.
Lavoro irregolare, in testa attività domestiche e agricoltura
L’analisi della composizione del “nero” mostra quanto incidano il lavoro irregolare e la mancata dichiarazione nei diversi comparti. Il valore più alto si registra nel settore degli “altri servizi alle persone”, dove il lavoro in nero rappresenta il 19,7%, seguito dall’agricoltura con il 14,9%, che conferma la storica diffusione dell’irregolarità nelle attività stagionali e a bassa qualificazione, spesso legate al fenomeno del caporalato.
Valori intermedi si rilevano nei comparti di commercio, trasporti e ristorazione (6,4%) e nelle costruzioni (6,2%), settori caratterizzati da elevata mobilità della manodopera e frequente ricorso a forme di lavoro temporaneo. I livelli più contenuti emergono invece nei servizi professionali (3,7%), nell’istruzione e sanità (3,7%) e nella produzione industriale (tra 0,9% e 2,8%), dove strutture più organizzate riducono le possibilità di occupazione irregolare.
Rispetto all’anno precedente, il valore complessivo del lavoro in nero è cresciuto dell’11,3%.
Sottodichiarazione in aumento: servizi, commercio e costruzioni guidano il fenomeno
Il quadro della sottodichiarazione — l’occultamento intenzionale di una parte dei profitti da parte delle imprese — evidenzia i settori più vulnerabili.
I livelli più elevati si registrano negli “altri servizi alle persone” (12,2%) e nel comparto di commercio, trasporti e ristorazione (11,1%), ambiti caratterizzati da piccole realtà imprenditoriali e rapporti di lavoro meno stabili. Valori significativi emergono anche nelle costruzioni (10,3%) e nei servizi professionali (10,0%), seguiti dalla produzione di beni alimentari e di consumo (7,1%).
Nei settori più strutturati — istruzione, sanità, industria e pubblica amministrazione — il fenomeno risulta invece molto più contenuto.
Rispetto all’anno precedente, il valore aggiunto derivante dalla sottodichiarazione è aumentato del 6,6%, un incremento inferiore di 4,7 punti percentuali rispetto a quello legato al lavoro irregolare.
Economia illegale in Italia: 20 miliardi tra droga, prostituzione e contrabbando
Accanto al sommerso “legale”, fatto di redditi non dichiarati e lavoro irregolare, esiste un segmento dell’economia che opera interamente al di fuori della legalità. Nel 2023 le attività illegali hanno generato un valore aggiunto di circa 20 miliardi di euro, pari allo 0,9% del Pil, un dato sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente. Si tratta di una quota significativa ma minoritaria rispetto al totale dell’economia non osservata.
Le principali componenti di questa economia parallela restano il traffico di stupefacenti, la prostituzione e il contrabbando di tabacco. Il traffico di droga continua a rappresentare la fetta più ampia, con 15,3 miliardi di euro(+0,2 miliardi sul 2022) e consumi stimati in 17,2 miliardi. Nello stesso periodo si è registrata una moderata crescita dei servizi di prostituzione, con un valore aggiunto in aumento del 2,8% e consumi in crescita del 2,9%, per un totale rispettivamente di 4,1 e 4,8 miliardi di euro. Il contrabbando di sigarette, ormai fenomeno marginale, pesa invece per soli 0,5 miliardi di euro.
Anche l’illegalità genera un indotto economico, riconducibile in gran parte al settore dei trasporti e del magazzinaggio, stimato in 1,4 miliardi di euro.