I BRICS continuano ad allargarsi (ultimo ingresso l’Indonesia) e rilanciano la loro sfida ai Paesi del G7. Ecco, però, come si classificano le varie economie in base al loro PIL.
In un pianeta polarizzato, i BRICS intendono allargarsi sempre di più ed aumentare il loro potere negoziale e di soft (e anche meno soft) power nei confronti del G7. A partire dal gruppo fondatore nel 2009 ovvero Brasile, Russia, India e Cina, l’alleanza ha successivamente acquisito partner a cominciare dal Sudafrica nel 2010, per poi acquisire altri Paesi africani ed anche del Medio Oriente come Egitto, Etiopia, Emirati Arabi Uniti e Iran nel 2024.
L’Indonesia è il nuovo ingresso nei BRICS
L’ultimo ingresso, per ora, è quello dell’Indonesia, che è parte del gruppo ufficialmente a partire da quest’anno. In questo modo i BRICS aumentano la loro potenza economica con Paesi che provano a sottrarsi dall’influenza occidentale e in particolare degli Stati Uniti, come è il caso dell’Indonesia, che dall’iniziale prudenza ha poi rotto gli indugi, a rischio di compromettere le buone relazioni con Washington e i suoi alleati.
Chi entra nei BRICS punta a godere delle iniziative economiche del gruppo, come ad esempio la Belt and Road Initiative della Cina. Ma anche per ottenere accordi vantaggiosi sul piano infrastrutturale e, ed è quello che più si teme dalle nostre parti, dal punto di vista della sicurezza comune.
L’iniziativa degli Stati Partner (ma c’è chi fa marcia indietro)
E mentre l’Indonesia prova a tenere il piede in due staffe, l’ombra dei BRICS (o meglio, BRICS+ visto il suo espandersi) si allunga proiettandosi sull’Occidente, con non poche inquietudini. Dal primo gennaio di quest’anno l’alleanza ha al suo fianco anche la categoria dei cosiddetti Stati Partner, iniziativa sorta nel vertice di Kazan dello scorso anno.
Pur non facendo parte dei BRICS, questi Paesi (tra essi si annoverano realtà come Bolivia, Cuba, Malesia, Thailandia, Uganda, Nigeria, Kazakistan e Bielorussia) possono dare il loro contributo nei comunicati finali e nelle decisioni intraprese nei vertici, a cui possono partecipare nelle sessioni straordinarie.
Altri Paesi invece preferiscono continuare a mantenere ottimi rapporti con gli USA anche e soprattutto in termini di commercio internazionale, come il Vietnam pur partecipante al vertice BRICS di Kazan 2024 (dove lo Stato asiatico ha ottenuto lo status di membro associato). Per il momento nicchia l’Arabia Saudita, mentre l’Argentina ha fatto marcia indietro sull’adesione con l’arrivo alla Casa Rosada di Javier Milei.
Il confronto tra le economie dei BRICS e del G7
Secondo il ministero dello Sviluppo Economico russo i BRICS contribuiscono al 36% del PIL del pianeta e il 37% del commercio globale. Di contro, il G7 rappresenta una quota del 29%. Vista la fonte, sono dati da prendere con le pinze visto il rischio propaganda anti-occidentale.
Altri dati, provenienti dal Fondo Monetario Internazionale, parlano invece di una rappresentanza del 29% all’economia globale nel 2025 da parte degli attuali 10 membri del BRICS. In questo modo il G7 conserva ancora la sua quota relativa preponderante.
