Moltiply cita in giudizio Google per 2,97 miliardi di euro: concorrenza sleale e abuso di posizione dominante al centro della disputa

RedazioneRedazione
| 10/05/2025
Moltiply cita in giudizio Google per 2,97 miliardi di euro: concorrenza sleale e abuso di posizione dominante al centro della disputa

La holding italiana proprietaria di Trovaprezzi.it avvia un’azione legale contro Alphabet presso il Tribunale di Milano, richiamandosi alla storica condanna UE del 2017 per il caso Google Shopping.

Il gruppo italiano Moltiply ha annunciato di aver depositato presso il Tribunale di Milano una causa da 2,97 miliardi di euro contro Google, accusando il colosso californiano di abuso di posizione dominante nel mercato dei servizi di comparazione prezzi online. L’azione giudiziaria si fonda sulla sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che nel 2021 ha confermato la storica multa inflitta dalla Commissione Europea a Google per condotte anticoncorrenziali legate al servizio Google Shopping.

Moltiply è la holding a cui fa capo 7Pixel, società che gestisce il popolare comparatore italiano Trovaprezzi.it. Secondo il gruppo, le pratiche di Google avrebbero ostacolato in modo sistematico la crescita e lo sviluppo commerciale di 7Pixel nel periodo compreso tra il 2010 e il 2017, a vantaggio del proprio servizio proprietario. La causa si inserisce in un contesto giuridico ed economico sempre più rilevante a livello europeo: quello delle azioni risarcitorie private (private enforcement) a seguito di condanne antitrust pubbliche.

“Riteniamo che il comportamento adottato da Google abbia inciso in modo sostanziale sulla concorrenza e sul nostro sviluppo in quegli anni decisivi per il commercio digitale,” ha dichiarato Moltiply in una nota ufficiale.

Una causa fondata su precedenti consolidati

La Commissione Europea aveva sanzionato Google nel 2017 con una multa di 2,42 miliardi di euro, stabilendo che l’azienda aveva sistematicamente favorito Google Shopping nei risultati delle ricerche, relegando al tempo stesso i servizi concorrenti in posizioni meno visibili, con effetti distorsivi sulla concorrenza e sul comportamento dei consumatori.

Nel settembre 2021, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha rigettato il ricorso finale di Google, rendendo definitiva la decisione della Commissione. La causa di Moltiply rappresenta uno dei primi casi significativi in cui un attore privato nazionale si avvale del precedente comunitario per richiedere un risarcimento diretto.

La replica di Google e il contesto industriale europeo

In risposta alla notizia, un portavoce di Google ha dichiarato a Reuters:

“Respingiamo fermamente queste richieste di risarcimento esorbitanti, che ignorano il fatto che l’industria dei comparatori di prezzo è oggi in forte espansione e altamente competitiva.”
Lo stesso portavoce ha aggiunto che “dal 2017 il numero di servizi di comparazione che utilizzano le funzionalità di Google Shopping in Europa è cresciuto da 7 a oltre 1.550.”

Tuttavia, secondo alcuni osservatori, la crescita successiva al 2017 non cancellerebbe i danni economici pregressi subiti dai concorrenti europei nel periodo in cui le pratiche scorrette erano in atto, come anche sottolineato in diverse analisi giuridiche e regolatorie a livello UE.

Implicazioni giuridiche, economiche e politiche

Il caso Moltiply vs. Google pone l’accento su una serie di temi chiave per il futuro della politica della concorrenza digitale in Europa:

  • La crescente rilevanza delle azioni risarcitorie post-sentenza antitrust, previste dal diritto dell’Unione e favorite dalla Direttiva UE 2014/104
  • Il dibattito sull’efficacia reale delle sanzioni pubbliche nel ripristinare un livello di concorrenza equo e nel risarcire i danni economici subiti dagli operatori del mercato
  • La necessità di una governance più strutturata delle piattaforme digitali nell’ambito del Digital Markets Act (DMA), entrato in vigore nel 2023.

Conclusioni

La causa avviata da Moltiply contro Alphabet potrebbe segnare una nuova fase nell’interazione tra potere regolatorio pubblico e azioni private in ambito antitrust, aprendo la strada ad altre aziende danneggiate da pratiche scorrette delle big tech.

In un contesto in cui il potere delle piattaforme online si intreccia sempre più con le dinamiche industriali, finanziarie e giuridiche, il procedimento milanese sarà un banco di prova cruciale non solo per il mercato italiano, ma per l’intero sistema europeo di concorrenza e innovazione.

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