Microsoft spinge verso uno standard aperto per l’interoperabilità degli agenti AI: nasce l’“agentic web”

| 19/05/2025
Microsoft spinge verso uno standard aperto per l’interoperabilità degli agenti AI: nasce l’“agentic web”

Alla vigilia della Build Conference, il CTO Kevin Scott annuncia il sostegno al Model Context Protocol per promuovere agenti intelligenti interoperabili e dotati di memoria strutturata, segnando una svolta per lo sviluppo di ecosistemi AI aperti, scalabili e multi-attore.

Alla vigilia della Build Conference 2025, l’annuale appuntamento di riferimento per sviluppatori e professionisti del software, Microsoft ha delineato una visione dirompente del futuro dell’intelligenza artificiale: agenti autonomi sviluppati da aziende diverse, capaci di cooperare, interagire e memorizzare con efficacia i contesti delle conversazioni e delle attività svolte. Una vera e propria “rete agentica” – agentic web – destinata a ridefinire le dinamiche dell’ecosistema digitale.

Il Chief Technology Officer di Microsoft, Kevin Scott, intervenendo da Redmond, ha annunciato che l’azienda sta sostenendo attivamente l’adozione del Model Context Protocol (MCP), un protocollo open-source promosso da Anthropic, società sostenuta da Google, con l’obiettivo di creare una base tecnica condivisa per l’interoperabilità tra agenti AI sviluppati da soggetti diversi.

“Immaginate un mondo in cui gli agenti AI di diverse aziende possano collaborare come i browser fanno oggi con le pagine web. MCP può diventare per l’AI ciò che l’HTTP è stato per Internet”, ha dichiarato Scott.

Dal web ipertestuale al web agentico

L’analogia proposta da Scott è eloquente: così come il protocollo HTTP ha standardizzato l’accesso ai contenuti online e ha permesso la crescita esponenziale del World Wide Web negli anni ’90, MCP potrebbe rappresentare la chiave di volta per una nuova infrastruttura digitale, composta non da documenti, ma da agenti autonomi intelligenti capaci di eseguire task complessi, come correggere errori software, negoziare prezzi o ottimizzare processi aziendali.

La proposta ha un peso strategico significativo in un momento storico in cui la frammentazione proprietaria dell’AI rischia di consolidare oligopoli tecnologici. Lo sviluppo e l’adozione di standard aperti diventa, quindi, anche un tema di governance dell’innovazione, con importanti ricadute su regolamentazione, competitività internazionale, diritti digitali e sovranità tecnologica.

Memoria conversazionale: un salto di qualità cognitiva

Un altro pilastro della strategia Microsoft riguarda il miglioramento della memoria conversazionale degli agenti AI. Ad oggi, la maggior parte delle interazioni è ancora percepita come “transazionale” – ovvero limitata al singolo scambio – senza reale continuità cognitiva. Microsoft propone un’evoluzione strutturale attraverso un approccio denominato structured retrieval augmentation: un metodo in cui l’agente estrae e archivia frammenti significativi di ogni interazione, costruendo una sorta di mappa semantica della conversazione.

“Non serve riprocessare ogni cosa da zero ogni volta. È lo stesso principio con cui funziona il cervello biologico”, ha osservato Scott.

Questo paradigma, tuttavia, comporta costi computazionali rilevanti, aprendo nuovi scenari di discussione sul rapporto tra efficienza tecnologica, sostenibilità energetica e modelli di business basati sull’AI.

Prospettive economiche, legali e geopolitiche

L’apertura all’interoperabilità tramite MCP e lo sviluppo di memorie contestuali avanzate prefigurano una trasformazione profonda per il mercato AI:

  • Economicamente, si apre la strada a nuovi modelli di collaborazione inter-aziendale, dove gli agenti AI operano come entità autonome ma coordinate, integrabili nei processi di imprese globali
  • Dal punto di vista giuridico, emergono nuove sfide sul fronte della responsabilità algoritmica, della proprietà intellettuale delle interazioni e della gestione della privacy nei contesti multi-agente
  • A livello finanziario, gli attori che sapranno adottare per primi standard aperti e scalabili potrebbero beneficiare di significative rendite di posizione infrastrutturale, in analogia con quanto accaduto ai pionieri di Internet
  • Geopoliticamente, la promozione di un ecosistema AI interoperabile rappresenta una mossa di soft power tecnologico da parte degli Stati Uniti, con implicazioni dirette per la competizione normativa e industriale con Cina ed Europa.

La direzione intrapresa da Microsoft non è un semplice aggiornamento tecnico, ma un atto di visione industriale e strategica. La “rete degli agenti intelligenti” non sarà solo una novità per sviluppatori e imprese digitali: diventerà un infrastruttura chiave dell’economia globale del XXI secolo, con effetti profondi e sistemici su innovazione, governance e geopolitica tecnologica.

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