Macron propone un divieto UE dei social media sotto i 15 anni

RedazioneRedazione
| 11/06/2025
Macron propone un divieto UE dei social media sotto i 15 anni

Dopo l’ennesimo atto di violenza scolastica, la Francia accelera sul fronte normativo: il Presidente Macron annuncia l’intenzione di vietare l’accesso ai social ai minori di 15 anni, spingendo per una regolamentazione europea che mette in discussione la responsabilità delle piattaforme e apre un nuovo fronte nel dibattito sulla protezione dei minori online.

In un contesto segnato da crescente preoccupazione per la sicurezza dei minori e l’impatto dei social media sui comportamenti giovanili, il Presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato l’intenzione di promuovere un’iniziativa legislativa a livello dell’Unione Europea per vietare l’uso delle piattaforme digitali ai minori di 15 anni. La dichiarazione segue un tragico accoltellamento avvenuto in una scuola media a Nogent, nell’Haute-Marne, che ha riacceso il dibattito sul ruolo delle tecnologie digitali nell’escalation di comportamenti violenti tra i giovanissimi.

La misura, che Macron definisce “non più rimandabile”, mira a colmare un vuoto normativo sempre più evidente: sebbene la maggior parte delle piattaforme fissi a 13 anni l’età minima per la registrazione, numerosi report – incluso quello della Online Safety Authority australiana – dimostrano l’inefficacia sistemica dei meccanismi di verifica attualmente adottati. “Le piattaforme possono verificare l’età degli utenti. Devono farlo”, ha scritto Macron sul social X, a margine di un’intervista a France 2.

Un cambio di paradigma normativo

L’intenzione dichiarata è di agire in tempi rapidi. Se non ci saranno progressi a livello comunitario, la Francia procederà unilateralmente. La proposta, che si colloca nella scia delle recenti iniziative normative globali, richiama alla memoria l’intervento legislativo adottato in Australia nel 2023, che ha fissato a 16 anni l’età minima per accedere legalmente ai social network. Un benchmark internazionale che ha alzato l’asticella del dibattito politico e regolatorio, ridefinendo la nozione di responsabilità delle piattaforme nei confronti dei minori.

Le implicazioni giuridiche e geopolitiche

Dal punto di vista giuridico, l’adozione di un divieto generalizzato nell’UE rappresenterebbe una novità dirompente, con effetti su vari livelli: dal trattamento dei dati personali dei minori (già disciplinato dal GDPR) alla responsabilità civile e penale delle piattaforme in caso di elusione delle norme. In termini geopolitici, la proposta francese potrebbe rafforzare la leadership europea nel campo della regolazione digitale, allineandosi alla strategia del Digital Services Act (DSA) e anticipando i futuri sviluppi del Digital Decade Policy Programme.

Un’opportunità per l’industria e la ricerca

L’iniziativa apre anche una nuova finestra di opportunità per il settore tecnologico e per l’industria della sicurezza digitale. Start-up e aziende specializzate in strumenti di age verification, parental control e identità digitale potrebbero beneficiare di una domanda crescente. Allo stesso tempo, l’adozione di standard comuni a livello europeo favorirebbe lo sviluppo di un mercato unico della protezione dei minori online, con benefici in termini di interoperabilità e innovazione.

Il ruolo della governance multilivello

Tuttavia, l’efficacia di una simile misura dipenderà in larga parte dalla capacità di implementazione e monitoraggio da parte degli Stati membri, in un contesto di governance multilivello che richiede coordinamento istituzionale, coinvolgimento delle autorità garanti per la protezione dei dati e cooperazione con il settore privato. Il successo normativo, in altre parole, sarà legato alla capacità dell’UE di agire in modo coeso, superando le resistenze di mercato e le differenze culturali in tema di educazione digitale.

La proposta di Macron segna una svolta nel modo in cui l’Europa intende affrontare il rapporto tra minori e social media. Più che una risposta emergenziale, si tratta di una strategia che unisce tutela dei diritti fondamentali, sovranità tecnologica e responsabilità sociale delle piattaforme. La sfida sarà ora trasformare l’intento politico in una regolazione efficace, equilibrata e sostenibile, capace di tutelare i più giovani senza compromettere la libertà digitale.

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