L’UE detta le regole a Redmond: il caso Teams ridefinisce i rapporti tra Big Tech e Bruxelles

RedazioneRedazione
| 12/09/2025
L’UE detta le regole a Redmond: il caso Teams ridefinisce i rapporti tra Big Tech e Bruxelles

Microsoft accetta di scorporare Teams da Office 365 e Microsoft 365 a prezzo ridotto per evitare una maxi-sanzione antitrust. Una decisione che va oltre la concorrenza: segna il consolidamento del modello europeo di regolazione digitale e apre un nuovo fronte nei rapporti con le multinazionali tecnologiche americane.

Quando nel 2020 Slack accusò Microsoft di abuso di posizione dominante, pochi immaginavano che la vicenda sarebbe diventata un caso simbolo delle nuove regole del digitale. Oggi, con la decisione della Commissione Europea, Teams viene ufficialmente separato da Office: non è soltanto una questione di mercato, ma un precedente che cambia i rapporti di forza tra Bruxelles e le Big Tech. L’Europa si conferma laboratorio normativo globale, mentre Microsoft sceglie il compromesso per evitare una lunga guerra legale. La posta in gioco? Il futuro dell’innovazione digitale e del diritto della concorrenza a livello mondiale.

Le origini del caso: Slack, Salesforce e l’Europa come arbitro

Il contenzioso prende le mosse dalla denuncia di Slack Technologies, oggi controllata da Salesforce, che nel 2020 segnalò alla Commissione Europea l’integrazione forzata di Teams nei pacchetti Office. Una pratica che, secondo l’azienda, soffocava la concorrenza nel mercato della collaborazione digitale, limitando la libertà di scelta degli utenti. A rinforzare le accuse arrivò anche la tedesca Alfaview, dando alla vicenda un respiro pienamente europeo. Bruxelles accolse l’argomento: Microsoft stava sfruttando la sua posizione dominante nei software di produttività per consolidare un nuovo monopolio nelle piattaforme di comunicazione.

Bundling: da strategia commerciale a nodo regolatorio

Il cuore della controversia è la storica strategia del bundling. Microsoft ha costruito gran parte della sua fortuna distribuendo Word, Excel e Outlook come pacchetto integrato. L’inclusione gratuita di Teams in Office 365 replicava quella logica, ma in un settore strategico come la collaborazione online, cresciuto esponenzialmente con la pandemia. Teams è passato in pochi anni da soluzione interna a piattaforma globale con centinaia di milioni di utenti. Ma proprio questa crescita fulminea è diventata l’evidenza più forte delle accuse di abuso: più che un successo di mercato, un vantaggio derivante da una posizione dominante preesistente.

L’accordo con Bruxelles: un compromesso dal valore simbolico

Dopo l’apertura dell’indagine, Microsoft ha tentato di anticipare le mosse dei regolatori separando Teams da Office in alcuni mercati europei. Una mossa giudicata insufficiente. La Commissione ha quindi imposto impegni vincolanti: versioni di Office 365 e Microsoft 365 senza Teams a prezzo ridotto, maggiore interoperabilità con piattaforme concorrenti e garanzie di portabilità dei dati. Per Redmond significa evitare una multa che avrebbe potuto raggiungere il 10% del fatturato globale. Ma il messaggio politico è altrettanto rilevante: Bruxelles non si limita a reprimere ex post, ma definisce le regole di comportamento delle piattaforme dominanti.

L’Europa come laboratorio del diritto digitale

Il caso Teams conferma l’attivismo dell’UE nel plasmare il diritto dell’economia digitale. Dopo il Digital Markets Act (DMA) e il Digital Services Act (DSA), la decisione su Microsoft diventa un tassello in un mosaico più ampio. L’Europa si candida a essere il regolatore di riferimento globale, imponendo standard che finiscono per avere effetti extraterritoriali. Per le Big Tech americane, questo significa confrontarsi con un mercato che, pur rappresentando circa un quinto dei loro ricavi, è in grado di fissare regole destinate a influenzare anche altre giurisdizioni.

Il precedente storico e il cambio di approccio

La vicenda richiama alla memoria la lunga disputa degli anni Duemila sul bundling di Internet Explorer con Windows, che costò a Microsoft miliardi in sanzioni. Allora Redmond scelse la via dello scontro. Oggi il clima è diverso: l’azienda ha preferito la cooperazione e il compromesso. Questo cambio di strategia riflette la consapevolezza che lo scontro con Bruxelles non conviene, soprattutto in un momento in cui Microsoft sta cercando di consolidare la sua leadership nel cloud e nell’intelligenza artificiale. In gioco non c’è solo Teams, ma la reputazione e la libertà di manovra dell’intero gruppo.

Effetti economici e impatti sul mercato

Teams, che conta oltre 300 milioni di utenti mensili attivi, ha beneficiato enormemente della distribuzione con Office. La nuova configurazione obbligherà Microsoft a competere su basi più trasparenti, riducendo il vantaggio iniziale. Per i rivali – da Slack a Zoom – l’accordo apre spiragli per riconquistare terreno. Per gli utenti finali, potrebbe tradursi in maggiore libertà di scelta e in un ecosistema più diversificato. Ma per Microsoft il rischio è una riduzione dei ricavi e la necessità di spingere ulteriormente su innovazione e integrazione di nuove funzionalità per restare leader nel settore.

Una partita geopolitica

Il caso non riguarda solo il mercato europeo. Ogni decisione di Bruxelles è osservata attentamente da Washington, dove cresce l’irritazione per la pressione regolatoria sull’industria tecnologica americana. L’attivismo europeo viene spesso interpretato come una forma di extraterritorialità normativa. Ma l’UE rivendica il proprio ruolo: senza regole, sostiene, il mercato digitale rischia di diventare una zona franca dominata da pochi attori globali. In questo senso, il diritto della concorrenza diventa uno strumento di politica industriale e geopolitica, capace di ridefinire i rapporti di forza transatlantici.

Innovazione, concorrenza e diritto dell’innovazione

Il nodo centrale resta il rapporto tra regolazione e innovazione. Limitare il bundling stimola la concorrenza e apre spazio a nuovi attori? O rischia di frenare l’integrazione dei servizi e ridurre l’efficienza per i consumatori? La vicenda Microsoft-Teams diventa un laboratorio in cui testare questo equilibrio. Non è un caso isolato: nei prossimi anni, simili controversie potrebbero coinvolgere altri colossi tecnologici, dall’e-commerce all’intelligenza artificiale. La sfida per il diritto dell’innovazione sarà trovare regole che stimolino pluralismo senza soffocare la creatività industriale.

Un precedente che va oltre Microsoft

L’accordo con Bruxelles non chiude soltanto un’indagine antitrust: apre un nuovo paradigma. L’Europa dimostra di poter imporre regole che cambiano la strategia delle multinazionali più potenti del mondo. Microsoft, evitando la multa, salva la faccia ma accetta vincoli che incidono sul suo modello di business. Per le Big Tech è un avvertimento: l’era del “tutto è concesso” in Europa è finita. Per Bruxelles è una vittoria simbolica, che rafforza il suo ruolo di regolatore globale. La vera sfida sarà dimostrare che queste regole non solo tutelano la concorrenza, ma costruiscono un ecosistema digitale più equo, innovativo e sostenibile.

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