L’Europa accelera sull’intelligenza artificiale: il piano da un miliardo di euro per la sovranità tecnologica

RedazioneRedazione
| 08/10/2025
L’Europa accelera sull’intelligenza artificiale: il piano da un miliardo di euro per la sovranità tecnologica

La Commissione Europea lancia “Apply AI”: una strategia per portare l’intelligenza artificiale nei settori industriali chiave e ridurre la dipendenza da Stati Uniti e Cina. Una scommessa politica e industriale che definirà il futuro dell’economia europea

Bruxelles alza la posta nella corsa globale all’intelligenza artificiale. Con il programma “Apply AI”, annunciato oggi, la Commissione Europea punta a iniettare 1 miliardo di euro nell’economia reale per accelerare l’adozione dell’IA nei settori produttivi e infrastrutturali più critici.
L’obiettivo è chiaro: consolidare una “autonomia tecnologica europea” che riduca la dipendenza da modelli, piattaforme e infrastrutture statunitensi e cinesi. “Voglio che il futuro dell’IA sia costruito in Europa”, ha dichiarato Ursula von der Leyen, sintetizzando in una frase l’ambizione geopolitica e industriale del piano.

La cifra, proveniente da programmi esistenti come Horizon Europe e Digital Europe, rappresenta solo la prima fase di un progetto più ampio: stimolare cofinanziamenti da parte di Stati membri, istituzioni finanziarie e capitale privato, in modo da generare un effetto leva che potrebbe moltiplicare il valore complessivo fino a cinque volte.

Ma dietro il linguaggio tecnico si nasconde una visione politica profonda: fare dell’IA un’infrastruttura europea, non solo un servizio importato.

Dalla regolamentazione all’attuazione: un cambio di paradigma operativo

Negli ultimi anni, l’Unione Europea è stata riconosciuta come il principale legislatore dell’etica digitale, con l’AI Act entrato in vigore nel 2024, primo al mondo a definire regole vincolanti sull’uso dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, l’approccio regolatorio, pur pionieristico, ha generato un effetto collaterale: le startup europee hanno faticato a tenere il passo, schiacciate da costi di compliance e ritardi nella scalabilità.

“Apply AI” nasce come correttivo industriale e operativo.
Non si tratta più solo di stabilire limiti e norme, ma di creare condizioni abilitanti per l’adozione dell’IA in settori dove l’Europa detiene ancora leadership tecnologiche o manifatturiere: salute, energia, automotive, difesa, agroalimentare, edilizia, manifattura avanzata.

Von der Leyen e la commissaria per l’Innovazione, Iliana Ivanova, intendono promuovere un cambio di mentalità: passare da un approccio “compliance first” a un modello “AI first”, in cui la regolazione accompagna, e non ostacola, l’innovazione.

La sfida geopolitica: autonomia tecnologica in un mondo polarizzato

La corsa globale all’intelligenza artificiale è oggi dominata da due blocchi. Gli Stati Uniti, che controllano l’ecosistema dei modelli linguistici, delle piattaforme cloud e dei semiconduttori avanzati; e la Cina, che ha integrato l’IA nei piani di politica industriale e nel controllo dei dati su larga scala.
L’Europa, invece, ha investito in regolazione, ma non ha ancora prodotto un’architettura industriale coerente.

Con “Apply AI”, Bruxelles cerca di recuperare terreno e costruire un terzo polo tecnologico, fondato su valori europei — trasparenza, privacy, equità algoritmica — ma capace di competere sul piano industriale.
La scommessa è ambiziosa: l’IA come leva di sovranità economica e strumento per difendere l’indipendenza strategica in settori sensibili, dall’energia all’automotive, dalla difesa alla sanità digitale.

Come ha osservato un analista di Politico Europe, “l’Europa non può più limitarsi a regolare le piattaforme, deve costruirne di proprie”.
In questo senso, il piano “Apply AI” è anche una risposta implicita al predominio americano dei colossi cloud e alla crescente assertività tecnologica di Pechino.

I settori chiave: dove si giocherà la partita

Il documento della Commissione individua dieci settori prioritari in cui l’intelligenza artificiale dovrà generare valore industriale e sociale.
Tra questi, la sanità occupa il primo posto: Bruxelles prevede la creazione di reti di centri di screening avanzato basati su IA, per migliorare la diagnosi precoce e ottimizzare la gestione delle risorse ospedaliere.

Nell’industria manifatturiera, il focus sarà sull’agentic AI, ovvero sistemi capaci di prendere decisioni autonome in ambienti produttivi complessi, migliorando efficienza, sicurezza e sostenibilità.
Nel settore energetico, l’obiettivo è sfruttare algoritmi predittivi per bilanciare reti rinnovabili e ottimizzare i consumi industriali, mentre in agri-food si lavorerà su tracciabilità e ottimizzazione dei cicli produttivi.

Ogni settore sarà oggetto di policy mirate e partenariati pubblico-privati. Bruxelles prevede un meccanismo di governance condivisa con gli Stati membri, per evitare la frammentazione tipica dei programmi UE.

La dimensione industriale e il rischio competitivo

Nonostante l’entusiasmo politico, la vera sfida è trasformare il piano in capacità industriale concreta.
L’Europa soffre un gap strutturale rispetto a Stati Uniti e Cina nella disponibilità di potenza computazionale, chip e capitali di rischio. La produzione di semiconduttori avanzati è ancora concentrata tra TSMC e Nvidia, mentre il capitale europeo tende a essere più prudente rispetto ai venture fund americani.

Secondo i dati di Atomico e Dealroom, nel 2024 le startup AI europee hanno attratto appena l’11% degli investimenti globali nel settore, contro il 59% degli Stati Uniti e il 24% della Cina.
“Apply AI” può fungere da catalizzatore, ma senza un ecosistema di scale-up, il rischio è quello di finanziare ricerca che non si trasforma in valore industriale.

In parallelo, il tema della formazione e delle competenze è cruciale: secondo McKinsey Europe Tech Index, il continente registra un deficit stimato di 1,3 milioni di professionisti AI entro il 2030. Senza capitale umano qualificato, anche gli investimenti più consistenti rischiano di rimanere inerti.

Governance dei dati e modelli aperti: la via europea all’AI

Uno degli elementi più distintivi del piano europeo è la volontà di promuovere un modello open source e comunitario di sviluppo dell’IA.
A differenza del paradigma statunitense, dominato da pochi grandi attori privati, la Commissione punta su un approccio federato: piattaforme interoperabili, modelli trasparenti e dati condivisi in ecosistemi regolati.

In quest’ottica, “Apply AI” si innesta nella più ampia infrastruttura di European Data Spaces, dove l’IA potrà operare su dataset comuni in settori come sanità, mobilità e agricoltura, mantenendo il controllo sovrano sui dati.
È una visione “umanocentrica” — non solo tecnologica — in cui la trasparenza diventa un vantaggio competitivo e la fiducia un asset geopolitico.

L’impatto finanziario e la leva pubblico-privata

Il miliardo stanziato rappresenta un punto di partenza, non un punto di arrivo.
Bruxelles prevede che l’effetto moltiplicatore dei fondi — grazie a cofinanziamenti nazionali e privati — possa mobilitare fino a 5-6 miliardi di euro entro il 2027.
In parallelo, il fondo europeo per le scale-up tecnologiche, annunciato a maggio e gestito dalla BEI, mira a colmare il “valley of death” finanziario che blocca molte startup europee nella fase di crescita.

L’obiettivo strategico è creare un circuito virtuoso: ricerca → applicazione → impresa → export tecnologico.
In questa visione, l’IA non è un fine, ma una leva per la reindustrializzazione europea e la crescita sostenibile.

Il rischio sistemico: etica, potere e governance

Ogni accelerazione tecnologica porta con sé tensioni.
L’IA europea dovrà bilanciare innovazione e diritti fondamentali, evitando gli errori dei modelli “black box” americani o del controllo centralizzato cinese.
Ciò implica una riflessione non solo tecnica, ma giuridica: come distribuire la responsabilità in caso di errore algoritmico? Chi è il titolare dei dati? E come si garantisce l’equità dei modelli in sistemi socio-economici diversi?

Il successo di “Apply AI” dipenderà anche dalla capacità dell’Europa di creare un diritto dell’intelligenza artificiale capace di reggere l’urto del cambiamento.

Il Rinascimento tecnologico europeo

“Apply AI” è più di un piano industriale. È il manifesto di una nuova ambizione: trasformare l’Europa da regolatore a produttore di futuro.
Se la sfida sarà vinta, l’Unione potrà definire un modello di innovazione sostenibile, etico e competitivo, capace di coniugare progresso e diritti.

La vera sovranità, oggi, non si misura in confini o in potenza militare, ma nella capacità di costruire tecnologie proprie, plasmare standard globali e mantenere il controllo delle proprie infrastrutture cognitive.
L’intelligenza artificiale è il terreno su cui si gioca questa partita e “Apply AI” rappresenta il primo passo per riportare il baricentro dell’innovazione nel cuore dell’Europa.

Se l’Unione saprà tradurre questa visione in realtà, allora sì — come ha detto von der Leyen — il futuro dell’IA potrà davvero essere made in Europe.

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