Le dieci regine dei biocarburanti: chi guida la transizione energetica

| 23/08/2025
Le dieci regine dei biocarburanti: chi guida la transizione energetica

Dal colosso ADM negli Stati Uniti fino alla britannica Drax, dieci aziende stanno trasformando il settore dell’energia con biocarburanti capaci di ridurre emissioni e dipendenza dal petrolio. Tra joint venture miliardarie, impianti innovativi e nuove strategie industriali, la bioenergia si conferma un pilastro della transizione verso la neutralità climatica.

La decarbonizzazione dell’economia globale è entrata in una fase cruciale. Se solare ed eolico dominano lo sviluppo elettrico, i biocarburanti rappresentano l’anello mancante per settori difficili da elettrificare: aviazione, trasporto marittimo, logistica pesante e industria.

Ottenuti da materie prime come mais, canna da zucchero, oli vegetali e biomassa legnosa, i biocarburanti riducono le emissioni lungo l’intero ciclo di vita e rafforzano la sicurezza energetica. Non è un caso che governi, multinazionali dell’energia e colossi agricoli stiano accelerando su questa tecnologia.

Top 10: le aziende che guidano la bioenergia

Di seguito la classifica delle dieci realtà più influenti nel settore, presentate dalla numero 1 alla 10, con focus su modelli di business, capacità produttiva e strategie future.

1. ADM (USA) – Il gigante agro-energetico

  • Fondata: 1902
  • CEO: Juan Ricardo Luciano
  • Headquarters: Chicago, Illinois

ADM integra le attività agricole con la produzione di bioetanolo e biodiesel. La divisione ADM BioEnergy trasforma mais e oli vegetali in carburanti, generando co-prodotti come mangimi per animali. La società è ben posizionata per beneficiare delle nuove politiche USA sui biocarburanti, che potrebbero ampliare i margini già entro il 2025.

2. Petrobras (Brasile) – Il ritorno del colosso statale

  • Fondata: 1953
  • CEO: Magda Chambriard
  • Headquarters: Rio de Janeiro

Petrobras, dopo una pausa, torna protagonista con un piano da 2,2 miliardi di dollari per nuove distillerie di etanolo e ampliamento della produzione di biodiesel. Storicamente pioniera con il processo H Bio del 2006, oggi stringe alleanze con Raízen, BP e Inpasa, consolidando la leadership brasiliana nelle rinnovabili liquide.

3. Valero Energy (USA) – Il colosso del bioetanolo

  • Fondata: 1980
  • CEO: R. Lane Riggs
  • Headquarters: San Antonio, Texas

Con 12 impianti attivi, Valero è tra i più grandi produttori di bioetanolo nordamericano. La joint venture Diamond Green Diesel ha avviato nel 2025 la produzione di SAF (carburante sostenibile per aviazione), riconvertendo metà della capacità produttiva dello stabilimento di Port Arthur.

4. Chevron (USA) – Diversificazione a basse emissioni

La controllata Chevron Renewable Energy Group guida la strategia sulle rinnovabili liquide: biodiesel, biometano, idrogeno e diesel rinnovabile. L’espansione della raffineria di Geismar triplicherà la capacità a 340 milioni di galloni annui. Inoltre, collabora con Neste e Terviva su carburanti da biomassa e colture alternative.

5. Bunge North America (USA) – L’anello tra agricoltura ed energia

  • Fondata: 1884
  • CEO: Greg Heckman
  • Headquarters: St. Louis, Missouri

Bunge, attraverso la joint venture con Chevron, sta trasformando le proprie capacità di frantumazione della soia in asset strategici per il biodiesel e il SAF. Entro fine 2024 la lavorazione giornaliera salirà a 7mila tonnellate, rafforzando la catena che unisce cibo ed energia.

6. Shell (UK) – L’incognita del maxi-impianto di Rotterdam

  • Fondata: 1907 (fusione Royal Dutch Shell)
  • CEO: Wael Sawan
  • Headquarters: Londra

Shell punta ai biocarburanti per raggiungere il net zero entro il 2050. Produce biodiesel, bioetanolo e SAF, ma la sospensione del progetto di Rotterdam (820mila tonnellate annue) nel 2024 ha sollevato dubbi sulla redditività. Resta attiva in partnership tecnologiche, come quella con SBI Bioenergy in Canada.

7. Cosan (Brasile) – Il potere della canna da zucchero

  • Fondata: 1936
  • CEO: Marcelo Eduardo Martins
  • Headquarters: San Paolo

Attraverso la joint venture Raízen con Shell, Cosan è leader nella produzione di etanolo da canna da zucchero: oltre 2,2 miliardi di litri annui e 3.000 MW di energia elettrica dalla bagassa della canna da zucchero (ciò che ne rimane dopo averne estratto il succo). L’azienda sviluppa anche progetti in biogas e biocarburanti di seconda generazione.

8. Green Plains (USA) – Innovazione nel bioetanolo

  • Fondata: 2004
  • CEO: In attesa di nomina (Todd Becker dimessosi nel 2025)
  • Headquarters: Omaha, Nebraska

Green Plains gestisce 10 raffinerie bioenergetiche in sei Stati USA, trasformando 300 milioni di bushel di mais in un miliardo di galloni di etanolo annui. L’azienda investe in cattura del carbonio e nuove tecnologie per migliorare la sostenibilità dei carburanti a basse emissioni.

9. Poet (USA) – Il leader mondiale del bioetanolo

  • Fondata: 1987
  • CEO: Jeff Broin
  • Headquarters: Sioux Falls, South Dakota

Poet è il maggiore produttore mondiale di bioetanolo, con 34 impianti che generano quasi tre miliardi di galloni l’anno, il 19% del totale statunitense. Produce anche ghiaccio secco, bio CO₂ e oli di mais, e partecipa a progetti di cattura della CO₂.

10. Drax Group (UK) – Dal carbone al legno compresso

  • Fondata: 1974
  • CEO: Will Gardiner
  • Headquarters: North Yorkshire

Drax ha convertito la storica centrale a carbone in un impianto alimentato a pellet di legno, che oggi copre il 5-6% del fabbisogno elettrico britannico. Con i progetti di bioenergia con cattura del carbonio (BECCS), punta a diventare carbon negative entro il 2030, fornendo anche biomassa per i futuri impianti di SAF negli USA.

Trend emergenti nel settore bioenergetico

  1. Sustainable Aviation Fuel (SAF): già realtà in Valero e Drax, sarà il carburante chiave per l’aviazione decarbonizzata.
  2. Carbon Capture: investimenti in cattura e stoccaggio della CO₂ (POET, Green Plains, Drax) accelerano la corsa verso la neutralità.
  3. Agricoltura + energia: joint venture come quella tra Bunge e Chevron dimostrano come l’agroindustria diventi un attore primario della transizione.
  4. Diversificazione geografica: Brasile e Stati Uniti restano i leader, ma Regno Unito e UE giocano un ruolo crescente.

Il futuro: bioenergia come pilastro della transizione

Dalla leadership agricola degli Stati Uniti alla forza produttiva del Brasile, passando per le innovazioni europee, la bioenergia si conferma protagonista per la transizione energetica globale. Non solo riduce le emissioni, ma rafforza la sicurezza degli approvvigionamenti in un mondo sempre più esposto a crisi geopolitiche ed energetiche.

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