Le banche centrali riducono l’esposizione al dollaro e aumentano le riserve d’oro: impatti su finanza globale, geopolitica e mercati emergenti

RedazioneRedazione
| 26/06/2025
Le banche centrali riducono l’esposizione al dollaro e aumentano le riserve d’oro: impatti su finanza globale, geopolitica e mercati emergenti

Spinte dall’incertezza sulle politiche commerciali statunitensi e dalla crescente volatilità economica globale, le banche centrali stanno diversificando le riserve strategiche. Oro, euro e yuan guadagnano terreno, mentre il dollaro perde centralità. Il nuovo paradigma monetario segna un passaggio chiave nella trasformazione dell’ordine finanziario globale.

Il sistema monetario internazionale sta vivendo un profondo ribilanciamento. Secondo il World Gold Council, nel 2025 il 95% delle banche centrali a livello globale prevede un aumento delle riserve auree, mentre il 73% stima una riduzione dell’esposizione in dollari USA nei prossimi cinque anni.

Questi dati, emersi da un sondaggio condotto su 73 istituzioni, riflettono un crescente senso di urgenza dettato dall’evoluzione delle politiche commerciali statunitensi, in particolare dai dazi imposti dal presidente Donald Trump nell’aprile 2025 e dal deterioramento del clima politico-economico globale.

Il risultato è una storica inversione di tendenza: mentre l’oro torna a essere un asset strategico primario, il dollaro – un tempo asse centrale delle riserve globali – scivola al settimo posto tra le valute più attrattive, secondo i dati dell’OMFIF (Official Monetary and Financial Institutions Forum).

Ritorno all’oro: un asset rifugio con valenza geopolitica

Le banche centrali hanno acquistato più di 1.000 tonnellate d’oro all’anno per tre anni consecutivi, il doppio rispetto alla media del decennio precedente. Le riserve auree globali si attestano ora a 36.000 tonnellate, avvicinandosi al massimo storico di 38.000 tonnellate registrato durante il regime di Bretton Woods negli anni ’60.

L’oro rappresenta oggi circa il 20% delle riserve ufficiali mondiali, superando anche l’euro (16%) come seconda riserva più rilevante dopo il dollaro. Secondo la BCE, questa dinamica riflette sia un’esigenza di protezione contro l’inflazione, sia una volontà di ridurre il rischio sistemico legato alla dipendenza da una singola valuta nazionale.

Il contesto politico-economico: tra rischio sovrano USA e de-dollarizzazione

L’incertezza riguardo alla politica economica statunitense si è intensificata con il ritorno delle politiche protezionistiche dell’amministrazione Trump, che ha rilanciato i dazi su una vasta gamma di importazioni. Secondo il sondaggio OMFIF, il 70% delle banche centrali indica il rischio geopolitico USA come motivo principale per ridurre l’esposizione al dollaro, più del doppio rispetto al 2024.

Questa situazione ha accelerato un fenomeno di de-dollarizzazione strutturale, con le banche centrali orientate verso una diversificazione multi-valutaria che include non solo l’oro, ma anche l’euro e lo yuan cinese. Quest’ultimo è sostenuto dalla crescente rilevanza del sistema di pagamenti alternativi (CIPS) e dalla progressiva apertura del mercato finanziario cinese.

Differenziali tra economie avanzate ed emergenti

Il trend è guidato in particolare dalle banche centrali dei mercati emergenti. Il 48% degli istituti nei Paesi in via di sviluppo prevede di aumentare le riserve auree nel breve termine, rispetto al 21% delle economie avanzate. La necessità di proteggere le riserve da fluttuazioni valutarie, sanzioni finanziarie e shock esterni risulta decisiva.

Questa asimmetria strategica indica un cambio di paradigma monetario globale: i Paesi emergenti non vogliono più legare la propria stabilità macroeconomica al destino politico-finanziario degli Stati Uniti.

Implicazioni finanziarie e industriali: cosa cambia per i mercati

Il graduale disimpegno dal dollaro come riserva primaria implica conseguenze profonde su:

  • Mercati dei capitali: potenziale aumento del costo del debito statunitense e maggiore volatilità nei Treasury
  • Commercio globale: crescita degli accordi bilaterali in valute alternative, aumento dell’uso dell’euro e del renminbi
  • Finanza internazionale: ridefinizione del ruolo del FMI, possibile rivalutazione degli SDR (diritti speciali di prelievo)
  • Politica industriale: rafforzamento delle economie dotate di risorse aurifere e delle giurisdizioni capaci di emettere moneta forte alternativa.

Un sistema multipolare in ascesa

La corsa delle banche centrali all’oro segna più di una semplice scelta prudenziale. Rappresenta un tentativo consapevole di ridisegnare l’architettura del sistema monetario internazionale, in un mondo multipolare dove l’unipolarismo del dollaro non è più percepito come garanzia di stabilità, ma come un rischio geopolitico in sé.

Se questa tendenza proseguirà, potremmo assistere, nei prossimi anni, a un’erosione strutturale del dominio del dollaro come valuta di riserva globale. Un passaggio epocale per la finanza mondiale, con impatti duraturi su economia, geopolitica e governance monetaria.

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