E’ disponibile il libro “La dittatura dell’Intelligenza Artificiale – Note per una critica dell’Economia Digitale” di Mauro Munzi. Un manifesto di critica radicale, che, attraverso un viaggio intellettuale, vuole smascherare le illusioni e le contraddizioni del tecno-ottimismo contemporaneo.
In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale e la digitalizzazione permeano ogni aspetto della nostra esistenza, “La dittatura dell’Intelligenza Artificiale” di Mauro Munzi si erge come un manifesto di critica radicale, smascherando le illusioni e le contraddizioni del tecno-ottimismo contemporaneo. Munzi, con una prosa incisiva e un’analisi penetrante, ci guida attraverso un viaggio intellettuale che mette in discussione le narrazioni dominanti sull’innovazione tecnologica, rivelando le strutture di potere e controllo che si celano dietro i codici binari.
Il testo si apre con una disamina critica del “Techno-Optimist Manifesto” di Marc Andreessen, un documento che Munzi smantella con precisione chirurgica, evidenziando come le promesse di progresso e prosperità siano in realtà veli ideologici per nascondere una visione elitaria e antidemocratica del futuro.
L’autore non si limita a una critica superficiale, ma scava in profondità, analizzando il ruolo della tecnologia nella riproduzione dei rapporti sociali di produzione e nella costruzione di un’ideologia digitale che aliena e sottomette l’individuo.
Particolarmente illuminante è l’analisi della “Santa Trinità” del capitalismo digitale: il Padre (il Capitale), il Figlio (il Messia tecnologico) e lo Spirito Santo (la tecnologia stessa). Munzi descrive come queste figure sacralizzate operino in sinergia per perpetuare un sistema di dominio che, sotto la maschera del progresso, nasconde una realtà di sfruttamento e disuguaglianza.
Prosegue poi la sua analisi di quella che chiama “Piena sussunzione della realtà da parte del capitale digitale” attraverso riflessioni puntuali sugli aspetti caratterizzanti l’economia dell’attenzione, la gamificazione e spettacolarizzazione dell’informazione, il rifiuto del lavoro salariato, il ruolo della formazione nell’economia immateriale.
Non mancano poi approfondimenti teorici, dall’analisi degli studi di Turing alla critica del concetto marxiano di “general intellect”, all’attualità del situazionismo nell’epoca dell’alienazione biopolitica dell’attenzione.
Sotto la lente della digitalizzazione della realtà, Munzi delinea i mutamenti profondi che sentimenti come il desiderio, o percezioni vitali come quella del tempo, stanno subendo nel fuoco del velocissimo processo di trasformazione della realtà indotto dalle tecnologie.
L’Intelligenza Artificiale viene analizzata come il definitivo feticcio della presa dell’economia sulla realtà, attraverso le sue caratteristiche di simulazione, affabulazione, mimesi e vigilanza.
Non manca poi uno sguardo sulla attualità immediata, con una prima analisi della “Golden Age” apertasi con l’elezione di Trump, e con la recentissima e sorprendentemente attuale presa di posizione ufficiale del Vaticano sull’intelligenza artificiale.
Il libro non si ferma alla denuncia, ma propone anche una riflessione profonda sull’epistemologia dell’era digitale. Mauro Munzi esplora come la percezione della realtà sia mediata da algoritmi e come la conoscenza sia sempre più frammentata e spettacolarizzata, riducendo l’esperienza umana a un flusso di informazioni controllate e manipolatorie.
“La dittatura dell’Intelligenza Artificiale” è un testo che non lascia indifferenti. La sua lettura è un invito a riflettere criticamente sul ruolo della tecnologia nella nostra società e a immaginare scenari alternativi in cui l’innovazione sia al servizio del bene comune, piuttosto che degli interessi di pochi.
Un’opera indispensabile per chiunque voglia comprendere le sfide e le opportunità del nostro tempo.
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