Jaguar Land Rover colpita al cuore: il cyber attacco che scuote l’automotive UK

| 23/09/2025
Jaguar Land Rover colpita al cuore: il cyber attacco che scuote l’automotive UK

Il più grande costruttore d’auto britannico è costretto a fermare la produzione fino a ottobre dopo un attacco informatico che ha paralizzato le sue fabbriche, bruciato milioni di sterline e messo in allarme l’intera filiera da cui dipendono oltre 100.000 posti di lavoro.

Un clic nel buio digitale ha mandato in tilt il cuore pulsante dell’automotive britannico. Jaguar Land Rover, simbolo di lusso e innovazione su quattro ruote, si è ritrovata improvvisamente paralizzata: linee di produzione ferme, migliaia di operai a casa, fornitori allo stremo. L’attacco informatico che ha colpito il gruppo non è solo una crisi aziendale: è la fotografia di un settore vulnerabile, esposto a nuove minacce e a un futuro in cui la sicurezza informatica pesa quanto la meccanica.

Una paralisi da milioni di sterline

Jaguar Land Rover (JLR), controllata dal colosso indiano Tata Motors, ha esteso lo stop produttivo fino al 1° ottobre. Un mese perso equivale a migliaia di veicoli mancati e decine di milioni di sterline bruciate. I tre stabilimenti britannici, capaci di assemblare circa 1.000 auto al giorno, sono fermi. Per molti dei 33.000 dipendenti, l’ordine è stato chiaro: restare a casa.

Il gruppo, in un comunicato, ha spiegato la decisione come necessaria per “dare chiarezza alla settimana a venire” mentre si lavora a un piano di riavvio graduale. Dietro la formula prudente, però, si cela la realtà di una vulnerabilità scoperta: anche un marchio storico e tecnologicamente avanzato può essere messo in ginocchio da un attacco informatico.

Il rischio a catena sulla filiera

L’impatto non si misura solo in auto non prodotte. JLR è al centro di una rete che coinvolge centinaia di fornitori britannici, spesso piccole e medie imprese specializzate, che dipendono in larga parte dai suoi ordinativi. Nel complesso, questa supply chain sostiene circa 104.000 posti di lavoro.

Ogni giorno di stop per JLR significa fatture mancate per officine, terzisti, aziende di logistica. Per molti fornitori minori, abituati a margini sottili, settimane senza ordini possono diventare una condanna. Il timore è che un blocco prolungato lasci cicatrici permanenti sull’ecosistema produttivo.

L’allarme dei sindacati e il ruolo del governo

Il sindacato Unite ha lanciato l’allarme: se lo stop dovesse protrarsi, il rischio di licenziamenti diventerebbe concreto. La richiesta è di un intervento governativo che sostenga i lavoratori e protegga la filiera. Downing Street, dal canto suo, ha dichiarato di essere in stretto contatto con l’azienda per “valutare gli effetti sul comparto produttivo”.

Ma al di là delle dichiarazioni ufficiali, resta il nodo delle risorse: quanto è disposta la Gran Bretagna a investire per difendere il suo settore automotive in un momento in cui la transizione all’elettrico, la concorrenza globale e la fragilità post-Brexit hanno già reso il comparto più vulnerabile?

Un colpo d’immagine per il lusso britannico

Per Jaguar Land Rover, il cyber attacco è anche un problema reputazionale. Il marchio è simbolo di eccellenza britannica, venduto in tutto il mondo come sinonimo di lusso, sicurezza e affidabilità. Vedere l’azienda bloccata da un attacco informatico mina non solo la capacità produttiva, ma anche la percezione di solidità di un brand che deve vendere fiducia prima ancora che automobili.

Il lusso vive di immagine e in un settore competitivo come quello automobilistico, anche pochi giorni di incertezza possono tradursi in mesi di difficoltà sul mercato.

Cybersecurity: la nuova frontiera dell’industria

L’episodio JLR dimostra che oggi la cybersecurity è parte integrante della manifattura, tanto quanto le catene di montaggio e le forniture di acciaio. Un virus, un ransomware, un’intrusione informatica possono fermare più macchine di uno sciopero.

Le fabbriche moderne, interconnesse e basate su software, non sono più solo spazi fisici: sono reti digitali vulnerabili. Questo porta a una domanda cruciale: le aziende automobilistiche europee sono davvero pronte a difendere la loro spina dorsale tecnologica? L’impressione è che, come nel caso della transizione energetica, l’industria stia rincorrendo i problemi invece di anticiparli.

L’automotive britannico a un bivio

Il blocco di JLR arriva in un momento delicato. L’industria automobilistica del Regno Unito è già sotto pressione: deve competere con i giganti asiatici, reggere le conseguenze della Brexit, affrontare i costi della transizione elettrica. Il cyber attacco non è solo un imprevisto: è un colpo che mette a nudo la fragilità di un settore strategico.

Se la produzione non riprenderà nei tempi previsti, la crisi rischia di trasformarsi da incidente a spartiacque. Non si tratterà più soltanto di riparare un danno, ma di ripensare l’intero modello industriale britannico.

Il futuro si gioca anche nel cyberspazio

La vicenda di Jaguar Land Rover è più di un caso aziendale: è un monito per l’intera Europa industriale. La competizione globale non si gioca solo sull’elettrico o sull’intelligenza artificiale, ma sulla capacità di proteggere le infrastrutture digitali che sostengono la produzione.

Il Regno Unito, un tempo patria dell’innovazione industriale, scopre ora di avere un tallone d’Achille invisibile ma letale. Nel futuro dell’automotive, vincerà non chi costruirà le auto più veloci o più sostenibili, ma chi saprà difendere le proprie fabbriche da minacce che non si vedono in strada, ma nei server. E in questa corsa contro il tempo, l’Europa non può permettersi di restare indietro.

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