Il Tesoro rilancia il piano di acquisizione per rafforzare la strategia nazionale sul wallet digitale. In gioco 57 miliardi di transazioni annue e il futuro dell’identità digitale pubblica.
Un nuovo impulso all’acquisizione: il ruolo strategico di Poste e Zecca dello Stato
Il governo italiano sta cercando di riavviare le trattative per la cessione parziale di PagoPA, la piattaforma pubblica che gestisce i pagamenti digitali alla Pubblica Amministrazione. Secondo fonti riservate, l’operazione coinvolgerebbe Poste Italiane e la Zecca dello Stato (Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato – IPZS), con l’obiettivo di concludere l’accordo entro settembre. L’interesse dell’esecutivo è duplice: rafforzare il perimetro industriale nazionale sui servizi digitali e consolidare il controllo pubblico su un’infrastruttura critica per la transizione tecnologica del Paese.
Valutazione contestata e impasse sul prezzo
Il progetto di acquisizione è stato redatto già nel 2023, prevedendo una partecipazione di minoranza da parte di Poste Italiane, in linea con la sua strategia di diversificazione verso servizi finanziari, broadband e forniture energetiche. Tuttavia, i negoziati si sono arenati a causa di divergenze sulla valutazione dell’asset: un advisor del Tesoro ha stimato il valore di PagoPA in circa 500 milioni di euro, cifra contestata sia da Poste sia dalla Zecca, che ritengono l’importo non giustificato alla luce della struttura dei ricavi e delle prospettive industriali.
PagoPA e il portafoglio digitale IO: un asset strategico per lo Stato
PagoPA gestisce ogni anno circa 57 miliardi di euro di transazioni verso la pubblica amministrazione e costituisce il fulcro del sistema di digitalizzazione dei pagamenti pubblici. Ma il suo ruolo si estende oltre il solo ambito finanziario: attraverso l’app IO, la piattaforma consente ai cittadini di conservare documenti ufficiali, accedere ai servizi pubblici digitali e, nel prossimo futuro, utilizzare un portafoglio digitale integrato. In questo contesto, l’acquisizione da parte di soggetti pubblici rappresenta un tassello essenziale per garantire l’autonomia tecnologica e la sovranità digitale dell’Italia.
Concorrenza e tensioni nel settore bancario e fintech
L’eventuale ingresso di Poste in PagoPA ha sollevato preoccupazioni nel settore bancario, già sottoposto a una pressione crescente da parte di big tech internazionali come Apple, Google e PayPal. L’espansione della piattaforma pubblica, con funzionalità che integrano pagamenti, documenti digitali e notifiche legali, rischia di alterare l’equilibrio competitivo, soprattutto in un mercato frammentato e caratterizzato da margini in progressiva riduzione per gli operatori privati.
Interessi incrociati e il progetto SEND: possibili sovrapposizioni operative
Uno degli elementi critici in discussione è il progetto SEND, promosso da PagoPA per consentire alle pubbliche amministrazioni l’invio e la ricezione di comunicazioni legali digitali. Poste teme che tale funzione possa sovrapporsi a segmenti del proprio business postale e notificatorio, riducendo il vantaggio competitivo e la marginalità in un settore già in fase di profonda trasformazione. L’armonizzazione tra i due ecosistemi digitali rappresenta dunque un passaggio cruciale per evitare duplicazioni e valorizzare le sinergie.
Una sfida per la politica industriale e l’innovazione pubblica
L’esito delle trattative potrebbe ridefinire l’architettura della cittadinanza digitale in Italia. La gestione unificata e pubblica del wallet digitale è considerata un pilastro per assicurare l’interoperabilità dei servizi pubblici, la sicurezza dei dati sensibili e l’inclusione digitale. Per il governo, si tratta di un banco di prova per dimostrare capacità di regia industriale e visione strategica su asset immateriali critici. La sfida sarà conciliare le logiche di mercato con gli obiettivi di interesse generale, in un contesto di competizione globale sull’infrastruttura dei servizi digitali pubblici.