Italia e spyware: il governo rescinde il contratto con Paragon Technologies dopo lo scandalo intercettazioni

RedazioneRedazione
| 09/06/2025
Italia e spyware: il governo rescinde il contratto con Paragon Technologies dopo lo scandalo intercettazioni

Un’inchiesta parlamentare conferma l’uso limitato, ma autorizzato del software israeliano da parte dell’intelligence italiana. Sotto accusa i criteri d’impiego e le implicazioni per diritti fondamentali, sicurezza nazionale e relazioni internazionali.

L’Italia ha ufficialmente interrotto il contratto con Paragon, azienda israeliana produttrice di software di sorveglianza, secondo quanto emerge da un documento parlamentare pubblicato oggi. La decisione arriva dopo settimane di polemiche relative all’uso del software spia su soggetti critici verso il governo e attivisti della società civile.

Spyware e democrazia sotto pressione

Paragon è una delle principali aziende israeliane nel settore della sorveglianza digitale, attiva nello sviluppo di strumenti di intercettazione avanzati. Secondo una precedente denuncia di WhatsApp, la sua tecnologia era stata utilizzata per colpire decine di utenti italiani, tra cui un giornalista investigativo e membri dell’organizzazione umanitaria Mediterranea Saving Humans, nota per le attività di soccorso nel Mediterraneo e le critiche al governo guidato da Giorgia Meloni.

La portata dell’interferenza ha suscitato preoccupazioni circa il rispetto delle libertà civili, la trasparenza dell’intelligence e l’allineamento dell’Italia agli standard europei sul trattamento dei dati personali e sulla sorveglianza.

Le rivelazioni del COPASIR: uso autorizzato, ma controverso

Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (COPASIR) ha confermato che nel 2023 e nel 2024 sia i servizi segreti interni (AISI) sia quelli esterni (AISE) hanno attivato contratti con Paragon, successivamente congelati e infine rescissi a seguito del clamore mediatico.

L’utilizzo sarebbe stato “molto limitato” e subordinato a permessi giudiziari, con finalità legate alla lotta contro criminalità organizzata, terrorismo, immigrazione irregolare e spionaggio. Tuttavia, il caso più discusso riguarda l’autorizzazione concessa dal sottosegretario Alfredo Mantovano, autorità delegata per l’intelligence, per l’intercettazione di due esponenti di Mediterranea, Luca Casarini e Beppe Caccia, il 5 settembre 2024.

Il governo ha sostenuto che non si trattasse di sorveglianza contro attivisti umanitari in quanto tali, ma in relazione a possibili collusioni con reti di traffico migratorio. La tesi ufficiale si collega direttamente al procedimento giudiziario in corso in Sicilia, dove sei membri dell’equipaggio di Mediterranea, tra cui Casarini e Caccia, sono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Tutti gli imputati negano le accuse.

Trasparenza, privacy e responsabilità istituzionale

La vicenda ha sollevato interrogativi cruciali sulla governance delle tecnologie di sorveglianza: se da un lato l’uso mirato e autorizzato può rientrare nel perimetro legale, dall’altro l’assenza di un dibattito pubblico preventivo e di criteri condivisi può minare la fiducia nell’operato delle istituzioni. In particolare:

  • Quali sono i confini giuridici per l’uso di strumenti così intrusivi da parte dello Stato?
  • Come si garantisce un equilibrio tra sicurezza nazionale e tutela dei diritti fondamentali?
  • Quali sono le responsabilità politiche e amministrative nel caso di uso improprio?

Non è emersa, al momento, evidenza concreta dell’uso del software contro il giornalista Francesco Cancellato, direttore di Fanpage, che aveva denunciato pubblicamente di essere stato intercettato. Tuttavia, il solo sospetto che mezzi di sorveglianza statale possano essere impiegati contro la stampa indipendente pone l’Italia sotto una lente d’ingrandimento a livello europeo e internazionale.

Impatti geopolitici e prospettive normative

Il caso Paragon si inserisce in un contesto più ampio di crescente attenzione internazionale verso la regolamentazione dell’intelligenza artificiale applicata alla sorveglianza, in un momento in cui l’Unione Europea è impegnata nell’attuazione dell’AI Act e nell’aggiornamento delle direttive in materia di cybersecurity e diritti digitali.

Parallelamente, la scelta di rescindere il contratto potrebbe avere ripercussioni diplomatiche con Israele, partner strategico, ma anche leader mondiale in tecnologie dual-use spesso sotto osservazione per la loro applicazione nei contesti extra-giudiziari.

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