La Bambina, sul palco, ha i capelli biondi e gli occhi verdi. Scuri e profondi, come il cielo nell’atmosfera terrestre.
Il Gigante, appena dietro di lei, aspetta, buono, che arrivi il suo turno per entrare in scena.
Elena Marchitelli, la Bambina, e Paolo Basso (sic!), il Gigante, stanno vivendo il loro momento a DigithON.
Nel mese di settembre 2025, infatti, Bisceglie ha accolto la decima edizione della Maratona Digitale dedicata all’Innovazione, nata da un’idea di Francesco Boccia. È il tempo del pitch, cinque minuti per raccontare la loro startup: IpaziaSpace.
Innovativa già dal nome: dedicato a Ipazia, astronoma di Alessandria d’Egitto, scienziata, matematica e filosofa, discipline che un tempo erano la stessa cosa. Ipazia visse tra il IV e il V secolo DC, in un periodo storico, uno dei tanti, in cui i saperi erano appannaggio del genere maschile.
Una delle prime intellettuali della Storia, uccisa barbaramente dalla fazione cristiana della sua città, divenne espressione della libertà di pensiero, della donna autorevole e sapiente e simbolicamente la vittima del fanatismo contro la Ragione.

Sul palco, Elena, la sua epigona, racconta con l’entusiasmo dei bambini di viaggi suborbitali, di lanci nello spazio, di strumenti capaci di superare i limiti della Terra.
“La nostra startup” mi dirà dopo al tavolino del bar “mira a fare lanci suborbitali per validare materiale di diverso tipo, componentistica per le aziende che hanno bisogno di verificare il prodotto dalla Terra allo spazio. Fornisce, inoltre, test ad alta velocità in modalità supersonica e ipersonica”. La Bambina si trasforma quando parla della sua creatura, diventa la Mente.
Al suo fianco c’è il Gigante, a cui chiedo conforto. Dopotutto è lui il tecnico, nel senso letterale della parola.
Nessuna formazione accademica – rifugge anzi dall’astrattezza delle Università, dedicate alla ricerca di Bandi e raccolta fondi – Paolo Basso nasce come perito meccanico addetto ai lavori subacquei e iperbarici. Una formazione “stravagante” come lui stesso la definisce.
Solo la stravaganza, infatti, può portarlo a immaginare che il suo ingegno funzioni tanto alle profondità degli abissi quanto alle altezze dello spazio suborbitale.
“Avevamo bisogno di dati che i test a terra non potevano fornire perché i valori in volo cambiano o non coincidono. Una nostra necessità che, abbiamo pensato, potesse essere analoga per altre aziende. Ed ecco l’idea: creare un laboratorio volante che offra un servizio completo al cliente. Non solo un sistema di lancio ma anche di raccolta dati. Un’azienda di tecnologie per lo Spazio, ha l’esigenza di testarle in condizioni reali di volo? Noi di Ipazia Space costruiamo il razzo, prepariamo la missione, eseguiamo il lancio, recuperiamo i dati e te li forniamo pronti all’uso” .
Semplice, no? Il Gigante, da perito meccanico diventa il Genio.
Il materiale a terra si comporta diversamente – interviene la Mente – è impossibile replicare tutte le situazioni che si verificano in volo, dall’accelerazione, alle vibrazioni, alla temperatura il rischio è di lavorare mesi, anni a un prodotto che non funzionerà.
Il grande player, con il nostro metodo – continua il Genio – potrà utilizzare un sistema che “ha già volato”, oltre i test di laboratorio.
Il loro TRL è ora intorno a 4/5 (Technology Readiness Level, la scala da 1 a 9 che misura la maturità di un’innovazione per essere immessa sul mercato) e sono nella fase seed, hanno bisogno di un primo supporto finanziario per partire su larga scala.
Il loro obiettivo iniziale è la distanza suborbitale con i motori solidi, ma la Mente e Il Genio sognano in grande: “con 20/30 milioni di euro potremmo raggiungere l’orbita e utilizzare i motori liquidi”.
Per ora Elena Marchitelli, la Mente, e Paolo Basso, il Genio hanno scalato il primo gradino: il podio della competizione, che li ha visti vincitori al terzo posto.
Ci vediamo sulla Luna, allora? Beh, no…ribatte, pronta, Elena, anche su Marte! Pardon.