Intelligenza Artificiale e lavoro femminile: allarme ILO nei paesi ad alto reddito

| 20/05/2025
Intelligenza Artificiale e lavoro femminile: allarme ILO nei paesi ad alto reddito

Secondo un rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, dal titolo “Generative AI and Jobs“, appena publicato, le professioni tradizionalmente svolte da donne sono esposte a un rischio maggiore di trasformazione da parte dell’intelligenza artificiale, soprattutto nei contesti economici più sviluppati. Necessarie strategie istituzionali per governare il cambiamento tecnologico.

IA e lavoro femminile: un divario che si amplia nella transizione digitale

L’intelligenza artificiale sta rimodellando la struttura occupazionale globale, ma il suo impatto non è neutro. Secondo un recente rapporto dell’International Labour Organization (ILO), le occupazioni tradizionalmente femminili nei paesi ad alto reddito sono significativamente più esposte agli effetti trasformativi dell’IA rispetto a quelle svolte prevalentemente da uomini. La ricerca evidenzia come il 9,6% dei posti di lavoro femminili sia destinato a una trasformazione sostanziale, rispetto al 3,5% di quelli maschili, ponendo interrogativi urgenti sulla sostenibilità occupazionale e sulla parità di genere nella nuova economia digitale.

L’automazione dei compiti amministrativi: un nodo critico

Il cuore della vulnerabilità risiede nella natura delle mansioni: le tecnologie basate sull’IA generativa stanno evolvendo rapidamente nella capacità di assolvere funzioni ripetitive e altamente strutturate. In particolare, le professioni d’ufficio, amministrative e segretariali — settori a forte prevalenza femminile — sono tra le più suscettibili all’automazione. L’IA non si limita a sostituire interi ruoli, ma tende a riconfigurare profondamente le attività quotidiane, modificandone contenuti, tempi e competenze richieste.

Una trasformazione più che una sostituzione

Il rapporto ILO sottolinea come l’automazione non implichi necessariamente la scomparsa delle professioni, ma una profonda ristrutturazione dei compiti che le compongono. In molti casi, l’IA sarà affiancata all’elemento umano, modificando le modalità di erogazione del lavoro e richiedendo nuove forme di interazione uomo-macchina. Questo scenario, se non adeguatamente gestito, rischia però di penalizzare ulteriormente i lavoratori meno protetti, amplificando disparità già esistenti.

Tecnologie generative e settori ad alta intensità cognitiva

L’analisi dell’ILO si estende anche ad ambiti ad alta intensità cognitiva, come media, finanza e sviluppo software, dove l’intelligenza artificiale generativa si sta integrando nei processi decisionali, nella produzione di contenuti e nella gestione dei dati. In questi contesti, le implicazioni vanno ben oltre la produttività, toccando temi quali la proprietà intellettuale, la responsabilità legale e l’etica dell’automazione.

Implicazioni giuridiche, finanziarie e politiche industriali

Dal punto di vista normativo, l’espansione dell’IA nel mondo del lavoro solleva importanti questioni di diritto del lavoro e dell’innovazione: dalla ridefinizione delle categorie contrattuali alla tutela della privacy, fino all’adozione di standard trasparenti per la valutazione algoritmica delle performance. Sul fronte finanziario, le aziende dovranno pianificare investimenti non solo in tecnologia, ma anche in upskilling e reskilling del capitale umano, per evitare derive di disoccupazione tecnologica e di esclusione digitale.

In termini di politica industriale, l’ILO richiama governi, imprese e organizzazioni sindacali a elaborare strategie condivise per sfruttare l’IA come leva per migliorare la qualità del lavoro e non come strumento di compressione salariale. La sfida è promuovere un’adozione tecnologica inclusiva, che valorizzi le competenze umane e favorisca una transizione equa.

Una governance dell’IA per una trasformazione equa

La questione centrale posta dal rapporto è di natura sistemica: come garantire che l’intelligenza artificiale non aggravi le disuguaglianze strutturali esistenti? Il documento suggerisce la necessità di un nuovo patto sociale che ponga al centro il lavoratore, la trasparenza algoritmica e l’equità di genere. Solo attraverso una governance multilivello dell’innovazione sarà possibile evitare che la trasformazione digitale produca una segmentazione regressiva del mercato del lavoro.

Un campanello d’allarme per le economie avanzate

Il rapporto ILO rappresenta un campanello d’allarme per le economie avanzate: l’adozione dell’intelligenza artificiale non è soltanto una questione di efficienza produttiva, ma un passaggio cruciale per la tenuta dei sistemi sociali e occupazionali. In un’epoca di accelerazione tecnologica, il futuro del lavoro si gioca sulla capacità di costruire infrastrutture normative, formative e culturali adeguate, capaci di garantire un equilibrio tra innovazione e giustizia sociale.

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