Il tallone d’Achille del cancro alla prostata: la scoperta Cina-Australia che potrebbe riscrivere la terapia

RedazioneRedazione
| 21/10/2025
Il tallone d’Achille del cancro alla prostata: la scoperta Cina-Australia che potrebbe riscrivere la terapia

Un team di ricercatori tra Cina e Australia ha individuato due enzimi chiave, PDIA1 e PDIA5, che alimentano la crescita del tumore alla prostata e la sua resistenza ai farmaci. Bloccarli potrebbe aprire una nuova frontiera terapeutica.

La ricerca rivela una vulnerabilità finora nascosta nelle cellule tumorali: inibendo gli enzimi PDIA1 e PDIA5, aumenta l’efficacia del trattamento standard con enzalutamide. Un possibile cambio di paradigma nella lotta contro il carcinoma prostatico.

Una scoperta che cambia le regole del gioco

Nel mondo della ricerca oncologica, le vere rivoluzioni raramente arrivano come un fulmine a ciel sereno. Spesso si nascondono in dettagli microscopici, in meccanismi molecolari che fino a ieri sembravano irrilevanti. È il caso della recente scoperta congiunta di un team cino-australiano, che ha identificato una debolezza cruciale nelle cellule del cancro alla prostata: due enzimi, PDIA1 e PDIA5, che agiscono come guardiani silenziosi della sopravvivenza tumorale.

Secondo i ricercatori, questi enzimi non solo favoriscono la crescita delle cellule maligne, ma le rendono anche più resistenti ai trattamenti farmacologici. Bloccandoli, il tumore perde la sua armatura biologica. Il risultato? Le terapie già esistenti — in particolare quelle basate sul farmaco enzalutamide — diventano molto più efficaci.

Un gigante invisibile: il carcinoma prostatico nel mondo

Ogni anno, secondo l’American Cancer Society, più di 1,5 milioni di uomini ricevono una diagnosi di cancro alla prostata. È una malattia che cresce lentamente, ma che nel tempo può diventare letale. I fattori di rischio più noti sono l’età, la familiarità e alcune predisposizioni genetiche.

Eppure, dietro le statistiche, c’è un impatto umano profondo: la paura di una diagnosi tardiva, la frustrazione delle recidive, il peso psicologico della malattia cronica. Persino figure pubbliche come Joe Biden, Warren Buffett o Ian McKellen hanno raccontato la loro battaglia, aiutando a normalizzare il dialogo su un tema che resta, in molti paesi, ancora tabù.

Dentro il laboratorio: cosa hanno scoperto gli scienziati

Lo studio, pubblicato da un gruppo di biologi guidati da Dannie Peng, ha analizzato il ruolo degli enzimi PDIA1 e PDIA5, due proteine appartenenti alla famiglia delle isomerasi disolfuro (PDI). Queste molecole, normalmente coinvolte nel corretto ripiegamento delle proteine, assumono un ruolo inaspettato nelle cellule tumorali: proteggono il recettore degli androgeni (AR), il principale motore della crescita del carcinoma prostatico.

Quando gli enzimi PDIA1 e PDIA5 vengono inibiti, il recettore AR si degrada rapidamente. Le cellule tumorali perdono così il loro equilibrio interno: aumentano lo stress ossidativo, si blocca la produzione di energia nei mitocondri e l’intera macchina cellulare inizia a collassare.

È come colpire il cuore e il sistema nervoso del tumore contemporaneamente: una combinazione che, secondo i ricercatori, potrebbe rendere più efficaci i trattamenti ormonali oggi utilizzati.

La promessa (e la cautela) di una nuova terapia combinata

La scoperta non riguarda solo la biologia, ma anche la strategia terapeutica. Combinando farmaci inibitori di PDIA1/5 con l’enzalutamide, i ricercatori hanno osservato un effetto sinergico potente, con una drastica riduzione della vitalità delle cellule tumorali nei modelli sperimentali.

È un approccio innovativo: invece di attaccare solo il recettore degli androgeni, si colpisce il suo “sistema di supporto”, rendendo il tumore più vulnerabile. Tuttavia, gli studiosi invitano alla prudenza: la ricerca è ancora in fase preclinica. Gli enzimi PDIA sono presenti anche in cellule sane, per cui l’obiettivo sarà sviluppare farmaci altamente selettivi, capaci di distinguere tra tessuti normali e cancerosi.

Una scoperta che riscrive le mappe della biologia tumorale

Da un punto di vista più ampio, questa scoperta segna un cambio di paradigma. Negli ultimi vent’anni la lotta al carcinoma prostatico si è concentrata quasi esclusivamente sull’asse ormonale. Ora, per la prima volta, gli scienziati mostrano che il tumore non è solo una macchina guidata dagli ormoni, ma anche una rete di protezione molecolare costruita su chaperoni e enzimi che ne mantengono la stabilità.

Colpire queste reti significa minare le fondamenta stesse del tumore. Non più un attacco frontale, ma un’operazione chirurgica di precisione, che disattiva i meccanismi di difesa dall’interno.

Criticità e sfide future

Ogni grande scoperta porta con sé dubbi legittimi. Gli scienziati sanno che molti candidati terapeutici falliscono nel passaggio dal laboratorio alla clinica. Serviranno studi su larga scala, test di sicurezza e identificazione di biomarcatori per capire quali pazienti possano trarre reale beneficio da questa strategia.

C’è poi la questione della disuguaglianza nell’accesso: nuovi farmaci biologici o combinazioni personalizzate rischiano di restare confinati ai paesi più ricchi. La medicina del futuro non può permetterselo: la scienza deve procedere con etica, sostenibilità e cooperazione internazionale.

Una visione per il futuro

Guardando avanti, questa scoperta potrebbe segnare l’inizio di una nuova generazione di terapie integrate. Un futuro in cui i pazienti non ricevono solo trattamenti ormonali, ma anche molecole mirate a smantellare le difese interne del tumore. In cui la parola “resistenza” non sia più sinonimo di sconfitta, ma di sfida superata.

È una visione che unisce rigore scientifico e speranza.
Un futuro in cui la vulnerabilità diventa la chiave della cura e la collaborazione internazionale — come quella tra Cina e Australia — mostra che, davanti al cancro, il progresso non conosce confini.

Video del Giorno

LIVE – United Nations TV: incontri ed eventi sui grandi temi globali

"Il ricordo della felicità non è più felicità, il ricordo del dolore è ancora dolore"

Lord Byron

Articoli recenti

Tecnologie in video

Drone View

Barberio & Partners s.r.l.

Via Donatello 67/D - 00196 Roma
P.IVA 16376771008

Policy
Privacy Policy
Cookie Policy
Termini e Condizioni
iscriviti alla nostra newsletter
Questo sito è protetto da reCAPTCHA e la Informativa sulla Privacy di Google, nonché i Termini di Servizio sono applicabili.