Il software che ferma l’ibrido: Stellantis richiama 91.787 Jeep Grand Cherokee negli Stati Uniti

| 06/09/2025
Il software che ferma l’ibrido: Stellantis richiama 91.787 Jeep Grand Cherokee negli Stati Uniti

Un difetto nel processore di controllo espone i rischi tecnologici della transizione elettrica. Tra costi industriali, impatti sui mercati e riflessi geopolitici, il richiamo mette alla prova Stellantis e l’intero ecosistema dell’automotive globale.

Un bug che spegne la propulsione di un’auto in corsa, senza alcun avviso per il conducente, non è soltanto un problema tecnico. È un segnale di allarme che investe un settore alle prese con la sfida più radicale della sua storia: trasformare l’automobile in un computer su ruote. Con il richiamo di quasi 92mila Jeep Grand Cherokee, Stellantis si trova ora al centro di una tempesta che intreccia sicurezza, regolazione, reputazione industriale e fiducia dei mercati.

Un richiamo che va oltre la cronaca

Il provvedimento annunciato dalla National Highway Traffic Safety Administration (NHTSA) riguarda 91.787 unità di Jeep Grand Cherokee Plug-In Hybrid. La causa: un malfunzionamento del Battery Pack Control Module (BPCM) che può azzerarsi improvvisamente, inviando segnali errati al processore di controllo ibrido e provocando la perdita totale di potenza del veicolo. Non solo: il sistema non fornisce alcun preavviso visivo o acustico al conducente. Un difetto che, in un’epoca dominata dalla digitalizzazione dell’auto, diventa il simbolo di un settore ancora alla ricerca di un equilibrio tra innovazione rapida e robustezza tecnologica.

La cornice normativa e la catena di responsabilità

Il richiamo si colloca all’interno delle maglie normative del Federal Motor Vehicle Safety Standards (FMVSS), che impone obblighi stringenti in materia di sicurezza. Tuttavia, la vicenda evidenzia una vulnerabilità profonda: la capacità delle autorità e dei costruttori di garantire che sistemi sempre più complessi, basati su software critici, rispettino standard affidabili. La mancanza di segnali di avvertimento in caso di guasto non è una semplice anomalia tecnica, ma un potenziale fallimento nel garantire la product liability prevista dal diritto statunitense. Ne deriva un interrogativo cruciale: il sistema di validazione e certificazione è ancora adeguato all’era del veicolo connesso e ibrido?

Costi immediati e reputazione finanziaria

Sul piano industriale, Stellantis dovrà sostenere costi rilevanti per aggiornare il software, notificare i clienti e coordinare la rete delle officine. Gli effetti economici diretti, pur significativi, non rappresentano però la minaccia più grande. La vera posta in gioco è la fiducia dei mercati: il titolo STLAM.MI, già sensibile alle oscillazioni geopolitiche e alle incertezze della transizione elettrica, rischia pressioni al ribasso. Per un gruppo che investe miliardi di euro in elettrificazione e software-defined vehicle, la percezione di vulnerabilità tecnologica potrebbe pesare più delle spese vive di un singolo richiamo.

La fragilità tecnologica: un settore a rischio sistemico

La vicenda Jeep mette a nudo un punto critico: l’affidabilità del software è oggi tanto importante quanto quella dei freni o dell’airbag. I veicoli moderni dipendono da una fitta rete di microprocessori e algoritmi che gestiscono funzioni vitali. Un reset imprevisto non è un dettaglio: può trasformarsi in un rischio sistemico. Il settore automobilistico sta, quindi, affrontando una transizione culturale: passare da logiche meccaniche a logiche digitali, dove l’ingegneria dell’affidabilità deve avvicinarsi agli standard dell’aeronautica e della difesa. Finché ciò non accadrà, i richiami legati a bug e malfunzionamenti software continueranno a erodere la credibilità della mobilità elettrificata.

Politica industriale e catene del valore globali

L’impatto va oltre i confini statunitensi. Stellantis produce e vende su scala mondiale e un richiamo di tale portata mette alla prova la resilienza delle catene di approvvigionamento e la capacità organizzativa del post-vendita. Per governi e istituzioni, questo episodio alimenta un dubbio politico: se la transizione verso l’elettrico deve basarsi sulla fiducia dei consumatori, episodi di insicurezza tecnologica possono rallentare il percorso. Il rischio è che le politiche industriali di supporto — incentivi, infrastrutture, agevolazioni fiscali — si trovino a dover fronteggiare nuove ondate di scetticismo.

Oltre il richiamo: verso una governance tecnologica

Guardando avanti, Stellantis ha un compito urgente: gestire il richiamo con trasparenza, ridurre i danni reputazionali e rassicurare mercati e consumatori. Ma la sfida di lungo periodo è più complessa. L’industria automobilistica dovrà dotarsi di sistemi di governance tecnologica più avanzati, che includano test predittivi, simulazioni di guasto e monitoraggio continuo dei software critici. Solo chi saprà coniugare innovazione e affidabilità potrà mantenere una posizione competitiva in un mercato destinato a essere dominato da veicoli elettrici e ibridi.

Un banco di prova per l’intero settore

Il caso Jeep Grand Cherokee non è un incidente isolato, ma un campanello d’allarme. Segna il passaggio da una fase pionieristica dell’elettrificazione a una fase in cui l’affidabilità del software diventa un asset competitivo tanto quanto il design o le performance. Per Stellantis, è una sfida che tocca finanza, diritto, politica industriale e reputazione. Per l’industria globale è il monito che l’auto del futuro non potrà permettersi di essere fragile quanto un’applicazione digitale.

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