Il futuro delle rinnovabili è digitale: come tecnologia e dati stanno cambiando l’elettricità del mondo

| 15/04/2025
Il futuro delle rinnovabili è digitale: come tecnologia e dati stanno cambiando l’elettricità del mondo

Nel 2024 le rinnovabili hanno superato il 40% dell’elettricità globale. Ma è la digitalizzazione – silenziosa, precisa, invisibile – a renderle davvero efficaci, resilienti e intelligenti. Una trasformazione strutturale che corre sotto traccia, ma guida tutto.

Una soglia simbolica, un mondo che cambia

Quaranta. Un numero tondo, netto, che segna un prima e un dopo. Nel 2024, secondo il Global Electricity Review 2025 di Ember, il 40,9% dell’elettricità prodotta nel mondo è arrivata da fonti pulite – solare, eolico, idroelettrico e nucleare (Ember, 2025). Un traguardo simbolico, certamente; ma anche un dato tecnico, preciso, concreto – che conferma ciò che da tempo si percepiva: la transizione energetica non è più un’opzione futura, è una realtà in corso.

Il solare ha brillato più di tutti – +29% rispetto al 2023 – portando la produzione globale a 2.131 TWh. È il ventesimo anno consecutivo in cui cresce più di qualsiasi altra fonte. L’eolico, a sua volta, ha segnato un nuovo record: 2.494 TWh, l’8,1% del mix globale. Dietro questi numeri ci sono giganti come la Cina – dove l’81% dell’elettricità proviene da fonti pulite – e l’Unione Europea, che ha visto il solare superare per la prima volta il carbone.

E poi ci sono gli Stati Uniti, dove eolico e solare hanno battuto il carbone, e l’India – che ha superato la Germania nella produzione da rinnovabili, pur restando ancora legata al carbone. Un mosaico variegato, contraddittorio, in movimento – nel quale si delinea, silenziosa ma decisiva, una forza nuova: la digitalizzazione dell’energia.

La rivoluzione silenziosa delle reti intelligenti

Cosa rende davvero possibile la crescita esplosiva delle rinnovabili? La produzione da sola non basta – non è sufficiente aggiungere un pannello solare, né installare un’ulteriore turbina. Occorre una rete che sappia assorbire, bilanciare, distribuire; una rete che pensi, che preveda, che agisca. È proprio in questo spazio, silenzioso ma fondamentale, che si inserisce il cuore della transizione: la digitalizzazione.

Secondo Azizi et al. (2025), l’integrazione delle tecnologie digitali nei sistemi energetici locali costituisce il vero acceleratore verso l’obiettivo dello zero netto. Grazie all’impiego di sensori intelligenti, contatori digitali, algoritmi predittivi e modelli avanzati come i digital twin, le reti elettriche si trasformano in sistemi reattivi e intelligenti, capaci di adattarsi in tempo reale a picchi di domanda, fluttuazioni climatiche e guasti imprevisti.

Questa trasformazione poggia su quattro pilastri fondamentali. La prevedibilità, che consente di anticipare con precisione i consumi, la produzione e i possibili malfunzionamenti. La reattività, che permette al sistema di rispondere rapidamente a ogni sollecitazione. L’interoperabilità, cioè la capacità di mettere in dialogo tecnologie diverse – dai pannelli solari ai veicoli elettrici, dalle batterie domestiche alle reti urbane. E infine, l’automazione, che garantisce una gestione dei flussi costante ed efficiente, riducendo al minimo l’intervento umano diretto (Azizi et al., 2025).

Ma tutto ciò non appartiene più al regno della teoria. È già realtà. La piattaforma GE Network Digital Twin è in grado di replicare digitalmente, in tempo reale, il comportamento di un’intera rete elettrica. Siemens coordina microreti che si autoregolano in autonomia, mentre ABB e Hitachi forniscono soluzioni avanzate per la gestione energetica di intere aree urbane e industriali. I dati – se raccolti con intelligenza, interpretati con rigore, usati con visione – diventano potere. E quel potere, distribuito tra operatori, amministrazioni e cittadini, rende la rete un organismo vivo, capace di evolversi, adattarsi e – forse per la prima volta – di imparare.

Anticipare, rispondere, adattarsi: energia per tempi incerti

Ma cosa succede quando il clima si fa estremo, quando la domanda esplode, quando le infrastrutture vengono messe sotto pressione? Nel 2024, le ondate di calore hanno causato un aumento del 1,4% nella produzione da fonti fossili – una risposta d’emergenza a una richiesta fuori scala (Ember, 2025). Senza sistemi digitali di controllo, l’impatto sarebbe stato ben più pesante.

Azizi et al. (2025) sottolineano come la digitalizzazione sia la chiave per anticipare, rispondere e adattarsi in contesti incerti. Progetti come Predict4Resilience, nel Regno Unito, integrano dati climatici e reti elettriche in modelli capaci di prevedere e prevenire blackout; piattaforme come IMBUS modellano l’impatto a lungo termine degli eventi estremi sull’infrastruttura elettrica.

Ma c’è di più. La digitalizzazione rivoluziona anche la manutenzione: non più interventi ogni sei mesi, ma diagnostica predittiva, basata su sensori e algoritmi che segnalano anomalie prima ancora che si manifestino. Il risultato? Meno interruzioni, meno costi, più affidabilità. Un sistema che non solo regge la pressione – ma la prevede e la gestisce.

E infine, il cittadino – che da utente passivo può diventare parte attiva del sistema. Grazie a contatori intelligenti, app di monitoraggio, interfacce accessibili – ciascuno può conoscere i propri consumi, scegliere quando usare energia, contribuire all’equilibrio della rete. È un nuovo patto – tra tecnologia, società e ambiente.

Oltre il 2030: un sistema che impara e decide

Il futuro non sarà solo più verde – sarà più intelligente. Per raggiungere gli obiettivi del 2030 e del 2050, non basterà installare nuovi impianti rinnovabili; sarà necessario costruire un sistema che sappia imparare, adattarsi e prendere decisioni in tempo reale – giorno dopo giorno, minuto dopo minuto.

Azizi et al. (2025) indicano con chiarezza il percorso da seguire: un’integrazione sempre più profonda tra il sapere umano e l’intelligenza artificiale; una standardizzazione dei protocolli di scambio dati, capace di rendere le reti interoperabili e trasparenti; un’evoluzione delle interfacce di visualizzazione, affinché anche i non esperti possano interpretare le dinamiche del sistema; uno sforzo mirato per rendere le soluzioni digitali scalabili e replicabili su vasta scala; e infine, un coinvolgimento attivo dei consumatori, chiamati non solo a consumare, ma anche a partecipare.

A questa roadmap si affiancano iniziative istituzionali di grande ambizione. Nel Regno Unito, ad esempio, il progetto Virtual Energy System mira a creare una copia digitale completa della rete elettrica nazionale – un modello in grado di simulare scenari futuri, prevenire crisi e guidare gli investimenti in modo più efficiente.

Così la rete evolve: diventa mente, diventa memoria. Una rete che conosce la propria storia, che immagina il futuro, che regola il presente. Una rete che non si limita più a trasmettere elettricità – ma trasmette anche conoscenza.

E il punto più sorprendente? Tutto questo accade già. Non domani, non tra vent’anni. Oggi. Accade nei dati che scorrono, nei software che calcolano, nelle microreti di un quartiere, nei grafici sullo schermo di un operatore, nell’app installata sullo smartphone di un cittadino. Il futuro dell’energia è qui. Ed è, senza dubbio, digitale.

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