Idrogeno e nucleare: l’UE rinvia al 2028 la classificazione “low carbon”. L’industria teme uno stallo competitivo

RedazioneRedazione
| 14/05/2025
Idrogeno e nucleare: l’UE rinvia al 2028 la classificazione “low carbon”. L’industria teme uno stallo competitivo

La Commissione Europea posticipa la decisione sulla neutralità climatica dell’idrogeno nucleare. Il settore denuncia uno squilibrio normativo a vantaggio delle rinnovabili. Le divisioni politiche tra Stati membri rallentano la corsa all’autonomia energetica europea.

Mentre l’Unione Europea punta a diventare leader globale nella produzione di idrogeno a basse emissioni, una nuova frattura si apre sulla classificazione dell’idrogeno nucleare. Secondo una bozza dei piani regolatori visionata da Reuters, la Commissione Europea intende rinviare al 2028 la decisione ufficiale su come considerare l’idrogeno prodotto con elettricità da fonte nucleare. Una scelta che potrebbe congelare, se non disincentivare, gli investimenti in una filiera strategica per la decarbonizzazione industriale.

La Commissione sta elaborando gli standard comuni per la certificazione dell’idrogeno low-carbon, uno strumento normativo fondamentale per la costruzione di un mercato unico europeo dell’idrogeno. Nella versione attuale del testo, Bruxelles prevede di lanciare una consultazione pubblica sul tema solo nel giugno 2026, con una valutazione finale prevista per luglio 2028.

Un ritardo regolatorio che penalizza l’idrogeno nucleare

Secondo Nuclear Europe, l’associazione che rappresenta l’industria nucleare continentale, tale posticipo rischia di compromettere la competitività dell’idrogeno generato da centrali nucleari rispetto a quello prodotto tramite fonti rinnovabili, già riconosciuto dalla normativa UE del 2023.

“Questo ritardo di tre anni non è giustificato e crea un vantaggio competitivo sleale per l’idrogeno da rinnovabili”, ha dichiarato Emmanuel Brutin, Direttore Generale di Nuclear Europe.

La questione è tutt’altro che tecnica. Al centro c’è una frattura politica strutturale sull’uso del nucleare nella transizione energetica europea. Paesi come Francia, Polonia e Svezia chiedono un riconoscimento pieno dell’atomo come fonte strategica. Al contrario, Germania e Danimarca si oppongono a qualsiasi equiparazione normativa con le fonti rinnovabili, sostenendo che ciò possa distrarre risorse dalla necessaria espansione di eolico e solare.

Nucleare: tra neutralità climatica e tensioni politiche

Il dibattito sull’idrogeno nucleare è il riflesso di una discussione più ampia sull’identità energetica dell’Unione. Pur non essendo una fonte rinnovabile, il nucleare non emette CO₂ e può garantire una produzione stabile e continua, indipendente dalle condizioni meteorologiche. Un elemento cruciale per settori energivori come acciaio, chimica e trasporti pesanti, dove l’idrogeno è considerato vettore chiave per la decarbonizzazione.

Tuttavia, le questioni legate alla gestione delle scorie radioattive, alla percezione pubblica e ai rischi geopolitici legati al combustibile rendono ancora divisiva questa opzione all’interno dell’UE. Non è un caso che molti negoziati ambientali comunitari siano stati rallentati — o bloccati — proprio su questi temi.

Il nodo normativo e la sfida del mercato unico dell’idrogeno

L’assenza di una classificazione univoca dell’idrogeno nucleare pone ostacoli concreti allo sviluppo del settore. In mancanza di riconoscimento formale, gli operatori non possono accedere ai finanziamenti europei, ai certificati di sostenibilità e ai meccanismi di compliance climatica previsti dal pacchetto Fit for 55 e dalla normativa sulla tassonomia verde.

Nel frattempo, la quasi totalità dell’idrogeno industriale utilizzato oggi in Europa è ancora prodotto da fonti fossili. La Commissione intende sostituirlo progressivamente con idrogeno “pulito”, ma senza un quadro normativo chiaro, il rischio è che gli investimenti si blocchino o che si verifichino asimmetrie regolatorie tra Stati membri, alimentando la frammentazione del mercato europeo.

Verso una soluzione di compromesso?

Un portavoce della Commissione, interpellato da Reuters, ha dichiarato che l’obiettivo è trovare una soluzione equilibrata che funzioni per tutti gli Stati membri e che dia chiarezza alle diverse filiere produttive dell’idrogeno.

Il testo verrà discusso da esperti nazionali nei prossimi giorni, ma la sensazione è che la politica, ancora una volta, possa ritardare il passo dell’innovazione. In gioco non c’è solo la definizione tecnica di un combustibile: c’è il futuro di un’intera strategia industriale europea per l’energia pulita e la competitività globale.

Video del Giorno

Il razzo Atlas V di ULA lancia il Project Kuiper di Amazon

"Rispondigli di sì, anche se stai morendo di paura, anche se poi te ne pentirai, perché comunque te ne pentirai per tutta la vita se gli rispondi di no"

Gabriel Garcìa Marquez

Articoli recenti

Tecnologie in video

Drone View

Barberio & Partners s.r.l.

Via Donatello 67/D - 00196 Roma
P.IVA 16376771008

Policy
Privacy Policy
Cookie Policy
Termini e Condizioni
iscriviti alla nostra newsletter
Questo sito è protetto da reCAPTCHA e la Informativa sulla Privacy di Google, nonché i Termini di Servizio sono applicabili.