Google–TotalEnergies: il maxi-accordo che ridisegna il futuro dell’energia digitale

RedazioneRedazione
| 13/11/2025
Google–TotalEnergies: il maxi-accordo che ridisegna il futuro dell’energia digitale

Un PPA da 15 anni tra Google e TotalEnergies svela la nuova alleanza tra Big Tech e Big Energy per sostenere la corsa dell’intelligenza artificiale.

A volte sono i dettagli a raccontare l’epoca.
Un contratto a lungo termine, un parco solare in Ohio, una rete elettrica che interconnette mezzo Paese. E due giganti, Google e TotalEnergies, che decidono di incrociare i propri destini energetici per i prossimi quindici anni.

Dietro questa scelta apparentemente tecnica, c’è un’intera storia che si muove. E anche una certa, sottile, inquietudine: l’intelligenza artificiale consuma più energia di quanta ne produciamo oggi in forma pulita. Ma andiamo con ordine.

Montpelier Solar: un impianto che sembra piccolo, ma non lo è affatto

Il parco solare di Montpelier, quasi completato, sembra uno dei tanti progetti fotovoltaici che si susseguono negli Stati Uniti. File regolari di pannelli, un perimetro recintato, niente di particolarmente hollywoodiano.

Eppure, quell’impianto è connesso alla rete PJM Interconnection, una specie di “arteria elettrica” che attraversa una porzione enorme del Paese. Non è un dettaglio tecnico: significa che l’energia fluisce dentro un sistema che governa squilibri, consumi, picchi.

E Google, che in Ohio ha data center, non vuole restare ostaggio dei prezzi spot dell’energia, né di un futuro in cui l’AI raddoppierà, forse triplicherà, la domanda di elettricità.

Un PPA (Power Purchase Agreement) da 1,5 terawattora, per 15 anni, è il modo con cui Mountain View prova a mettere ordine in un sistema che rischia di diventare caotico più in fretta del previsto.

TotalEnergies si allontana dal petrolio, ma senza raccontarlo troppo

Da anni TotalEnergies coltiva una seconda identità: rinnovabile, elettrica, meno emotiva delle commodity fossili.
La compagnia francese non lascia il petrolio, non ancora, ma lo sposta ai margini del proprio futuro.

Il CEO, Patrick Pouyanné, lo ripete sempre con una franchezza quasi disarmante: il petrolio è un ciclo, l’elettricità è una curva. Una curva più stabile, più “aziendale”, meno soggetta a scossoni geopolitici.

E allora ecco i 10 gigawatt in sviluppo negli Stati Uniti, un portafoglio di impianti solari, eolici e sistemi di accumulo.

Non è idealismo. È strategia finanziaria. Un modo per legarsi proprio a quei colossi tech che generano una domanda crescente, costante, quasi inarrestabile.

I data center: gli elefanti elettrici della nostra epoca

Chiunque lavori nella tecnologia lo sa: i data center non sono più soltanto “luoghi dove si archivia qualcosa”. Sono fabbriche digitali che devono restare accese, raffreddate, alimentate in modo stabile.

Con l’avvento dell’intelligenza artificiale generativa, la domanda energetica è diventata… diversa. Più verticale, più esigente, più imprevedibile. Un modello di AI di nuova generazione può consumare, da solo, quanto una piccola città. E crescono tutti insieme, uno sull’altro.

In questo scenario, Google non può affidarsi al mercato quotidiano dell’energia. Deve blindare la propria fornitura. Dev’essere certa che, quando un cluster AI si avvia, la rete non abbia un sussulto.

Un PPA così lungo significa proprio questo: protezione operativa prima ancora che ambientale.

Tech + Energy: un matrimonio di necessità (e di potere)

Fino a qualche anno fa nessuno avrebbe immaginato Big Tech e Big Oil come partner naturali. In teoria dovevano essere antagonisti: uno rappresentava il futuro digitale, l’altro un passato a combustibili fossili.

Ma la transizione energetica, nella realtà, è più complessa delle narrazioni romantiche.

La tecnologia ha bisogno di energia: enorme, costante, spesso pulita.
Le compagnie energetiche hanno bisogno di clienti prevedibili e danarosi, capaci di impegnarsi per decenni.

E allora eccoci qui: Google, Amazon, Microsoft che siglano accordi con i grandi dell’energia. E TotalEnergies, BP, Shell che competono per diventare i partner privilegiati dei data center globali.

Non è un matrimonio d’amore. È una convergenza di interessi. Ma le convergenze, spesso, fanno la storia più dei sentimenti.

Oltre l’accordo: sta emergendo un nuovo asse geopolitico

Se allarghiamo l’inquadratura, il PPA tra Google e TotalEnergies diventa parte di qualcosa di più ampio: una geopolitica dell’energia digitale.

Non più solo petrolio, gas, carbone. Ma gigawatt dedicati all’AI, alla cybersicurezza, al cloud nazionale.

Gli Stati, lentamente, iniziano a rendersene conto. Gli Stati Uniti e l’Europa stanno programmando reti elettriche più robuste. La Cina ha già costruito intere città attorno ai data center. Il Medio Oriente sta investendo miliardi per attrarre server farm globali.

Il paradosso, uno dei tanti, è che la transizione green, pur essendo pensata per ridurre la dipendenza energetica, crea una nuova forma di dipendenza: quella dal fabbisogno digitale.

E l’accordo Google–TotalEnergies è uno dei primi segnali che questa dipendenza sta diventando strutturale.

La corsa elettrica del XXI secolo non è tra Paesi, ma tra infrastrutture

Ci sono momenti in cui un singolo contratto mostra l’intero disegno del futuro.
Questo è uno di quei momenti.

La domanda non è più: riusciremo a decarbonizzare? Ma piuttosto: riusciremo a farlo abbastanza in fretta da alimentare il mondo digitale che stiamo costruendo?

L’AI corre.
Le reti faticano a starle dietro.
Le rinnovabili crescono, ma non così rapidamente.
E intanto le grandi aziende scelgono di blindare la propria energia per i prossimi quindici o vent’anni — come se sapessero qualcosa che preferiscono non dire ad alta voce.

La rivoluzione energetica non verrà dai pannelli solari, né dai data center, né dalle compagnie petrolifere.
Verrà da come tutti questi elementi — tecnologia, energia, finanza, infrastrutture — riusciranno (o meno) a fondersi in un unico ecosistema.

Ed è lì, precisamente lì, dove un impianto solare in Ohio alimenta un server a centinaia di chilometri, che si sta scrivendo il futuro dell’economia globale.

Un futuro che, per la prima volta, è elettrico per definizione, prima ancora che digitale.

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