Google sta testando un nuovo motore di ricerca interamente basato sull’intelligenza artificiale, un cambiamento che potrebbe rivoluzionare il nostro modo di accedere alle informazioni. Secondo quanto riportato da Reuters il 5 marzo 2025, l’azienda sta sperimentando un modello in cui l’AI sostituisce il classico elenco di link con risposte dirette e conversazionali, rendendo la ricerca online più simile a un’interazione con un chatbot avanzato.
Questa nuova esperienza si spinge ben oltre l’attuale Search Generative Experience (SGE), che già integra risposte generate dall’AI nei risultati di ricerca. La differenza principale è che, con questa versione sperimentale, i link ai siti web potrebbero scomparire del tutto. Al posto di una lista di risultati, gli utenti riceverebbero una sintesi elaborata direttamente dall’intelligenza artificiale, senza la necessità di visitare più pagine per trovare la risposta.
Se da un lato questa innovazione potrebbe semplificare l’accesso alle informazioni, dall’altro solleva molte domande e preoccupazioni.
La prima riguarda l’affidabilità delle risposte: gli algoritmi di intelligenza artificiale, per quanto avanzati, possono ancora generare errori o informazioni inesatte. Senza fonti dirette a cui fare riferimento, come possiamo essere certi dell’attendibilità di ciò che leggiamo?
L’impatto di un motore di ricerca AI-only sull’informazione e sul business
Un’altra questione fondamentale è l’impatto che un motore di ricerca AI-only potrebbe avere sul mondo dell’informazione e del business online. I siti web, i media e gli editori digitali dipendono dal traffico generato da Google per sostenersi economicamente. Se gli utenti smettono di visitare le fonti originali perché trovano già la risposta nell’AI, quale sarà il futuro di giornali, blog e portali di notizie? Il rischio è che un numero sempre più ridotto di attori – in questo caso Google e il suo algoritmo – diventi il principale controllore dell’informazione, con conseguenze anche sul pluralismo delle opinioni.
Trasparenza e bias
C’è poi il tema della trasparenza e dei bias. I modelli di intelligenza artificiale si basano su dati preesistenti e, se non gestiti con attenzione, possono riflettere pregiudizi culturali o ideologici. Senza un chiaro accesso alle fonti, gli utenti potrebbero trovarsi a fidarsi ciecamente di una macchina, senza sapere esattamente come e da dove abbia tratto le informazioni.
Non bisogna dimenticare neanche le possibili implicazioni a livello normativo. Un sistema in cui Google diventa il principale fornitore di risposte, senza più reindirizzare il traffico verso altre fonti, potrebbe attirare l’attenzione delle autorità antitrust. Il dibattito sulla regolamentazione delle Big Tech è più acceso che mai, e un cambiamento così drastico nel modo in cui il motore di ricerca più usato al mondo distribuisce l’informazione potrebbe scatenare nuove indagini da parte dei regolatori.
La competizione e’ sempre piu’ accesa
L’esperimento arriva in un momento in cui la competizione sull’intelligenza artificiale è sempre più accesa. Microsoft, con Bing AI, e OpenAI, con il suo ChatGPT potenziato dalla navigazione web, stanno già cercando di conquistare il mercato della ricerca basata su AI. Google, con questa mossa, dimostra di voler mantenere la leadership, anticipando una possibile transizione dai classici motori di ricerca a sistemi di risposta completamente automatizzati.
Non è ancora chiaro quando – e se – questo nuovo modello diventerà la norma. Per ora, si tratta di un test, ma il fatto stesso che Google stia esplorando questa strada suggerisce che il cambiamento potrebbe essere più vicino di quanto immaginiamo. La vera domanda è se gli utenti saranno pronti ad abbandonare la tradizionale esperienza di ricerca basata sui link, oppure se preferiranno ancora un approccio in cui possono verificare direttamente le fonti delle informazioni.
Quello che è certo è che l’intelligenza artificiale sta trasformando radicalmente il web e il nostro rapporto con la conoscenza. Se questa innovazione sarà un passo avanti o un rischio per la libertà dell’informazione, lo scopriremo solo nei prossimi mesi.