L’accordo con la tech company americana rafforza la posizione di Energy Dome nella corsa globale allo stoccaggio energetico di lunga durata e apre nuovi scenari per la sicurezza energetica e la sovranità tecnologica europea.
Google ha siglato una partnership commerciale con Energy Dome, startup milanese attiva nel settore dello stoccaggio energetico di lunga durata tramite tecnologia a CO₂ compressa. L’intesa include un investimento strategico da parte della Big Tech statunitense, volto a supportare la transizione verso un approvvigionamento energetico interamente privo di emissioni entro il 2030. Secondo quanto dichiarato dalle due aziende in una nota congiunta, l’obiettivo è fornire energia carbon-free alla rete che alimenta i data center e le infrastrutture operative di Google.
La tecnologia a CO₂ di Energy Dome: un’alternativa ai metalli rari
Il cuore dell’innovazione di Energy Dome risiede in un sistema che utilizza anidride carbonica come fluido di lavoro per immagazzinare energia. Durante le fasi di carica, la CO₂ viene compressa e liquefatta; nella fase di scarica, viene espansa per generare elettricità. Questo sistema, già validato su scala commerciale, evita l’uso di materie prime critiche come litio e rame, sempre più al centro di tensioni geopolitiche e vulnerabilità nelle catene di approvvigionamento globali.
Finanza e geopolitica dell’energia: un asset europeo strategico
La scelta di Google si inserisce in un contesto globale dove lo stoccaggio di energia è diventato un asset cruciale sia dal punto di vista economico che geopolitico. In questo scenario, Energy Dome rappresenta un raro esempio di tecnologia europea potenzialmente disruptive. Oltre a Google, la società ha già attratto investimenti da fondi sovrani, come quello dell’Oman, e da operatori industriali come Vopak, attivo nel settore dello stoccaggio globale. Tali soggetti riconoscono nella CO₂ battery una leva per la sicurezza energetica, in linea con le strategie dell’Unione Europea per l’autonomia tecnologica e la decarbonizzazione.
Diritto dell’innovazione e impatto industriale
Dal punto di vista normativo, il modello di Energy Dome si presta a beneficiare di strumenti di incentivazione europea legati al Green Deal, alla tassonomia per la finanza sostenibile e al Net-Zero Industry Act. L’assenza di materiali critici rafforza la compatibilità con i criteri ESG e può facilitare l’accesso a finanziamenti agevolati da parte di investitori istituzionali, banche multilaterali e fondi pubblici. Inoltre, la scalabilità modulare della tecnologia CO₂ la rende integrabile nei piani industriali per la decarbonizzazione di distretti produttivi, raffinerie e reti isolate.
La Sardegna come hub dell’innovazione energetica
Il primo impianto commerciale di Energy Dome è in fase di completamento a Ottana, in Sardegna, dove è stato installato un modulo da 20 MW con capacità di ciclo completo di 24 ore. Una volta operativo, potrà alimentare tra 13.000 e 15.000 abitazioni. L’isola, tradizionalmente penalizzata da alti costi energetici e isolamento infrastrutturale, si candida così a diventare un laboratorio di innovazione energetica replicabile in altri contesti insulari o remoti, sia in Europa che nel Sud globale.
La visione di Google: 24/7 carbon-free energy entro il 2030
L’operazione con Energy Dome rappresenta il primo accordo commerciale di Google su tecnologie di stoccaggio a lunga durata. Rientra in un portafoglio più ampio di investimenti in tecnologie avanzate per l’energia pulita, tra cui eolico di nuova generazione, solare termico e idrogeno verde. La sfida del 24/7 carbon-free richiede soluzioni capaci di fornire energia rinnovabile in modo costante e prevedibile: una sfida tecnologica, ma anche regolatoria, che impone nuove forme di collaborazione tra pubblico e privato.
Un modello per l’industria dell’energia del futuro
La partnership tra Google ed Energy Dome segna un momento chiave per l’industria dell’accumulo energetico. Essa dimostra che è possibile coniugare innovazione tecnologica, sostenibilità finanziaria, compliance regolatoria e impatto geopolitico. La CO₂ battery non è soltanto un’alternativa tecnica: rappresenta una visione di politica industriale europea centrata su sovranità energetica, resilienza delle filiere e leadership nella green economy. In un mondo sempre più frammentato, soluzioni come quella di Energy Dome possono diventare strumenti di stabilità e progresso.