Le implicazioni economiche, legali e geopolitiche del preinstallamento forzato delle applicazioni AI sugli smartphone Galaxy.
Google, attraverso la controllante Alphabet Inc., ha confermato in aula di versare “somme enormi” a Samsung Electronics Co. per la preinstallazione dell’app di intelligenza artificiale generativa Gemini AI su smartphone e dispositivi Galaxy. L’informazione è emersa nel corso dell’attuale processo antitrust intentato dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti contro il colosso di Mountain View.
A rendere nota la pratica è stato Peter Fitzgerald, vicepresidente di Google per le partnership con i produttori di dispositivi, durante la sua testimonianza presso la corte federale di Washington.
Strategie commerciali e rischi normativi
L’accordo commerciale tra Google e Samsung è entrato in vigore a gennaio 2025 e rientra nella strategia di espansione forzata della presenza AI nativa sui dispositivi Android di fascia alta, a partire dalla linea Galaxy S25. L’operazione rappresenta una prosecuzione delle pratiche che, secondo le autorità, mirano a consolidare la posizione dominante di Google nell’ambito dell’intelligenza artificiale mobile e dei servizi digitali.
Va rilevato che simili pratiche di preinstallazione incentivata sono state già dichiarate illegali in due occasioni dalla giurisprudenza statunitense, rendendo il nuovo accordo particolarmente controverso. Non si tratta quindi solo di un tema commerciale, ma di una potenziale violazione del diritto della concorrenza, con conseguenze che potrebbero estendersi anche a livello internazionale.
Una questione di potere nell’ecosistema digitale
L’azione legale rappresenta un caso emblematico nel più ampio scontro tra regolatori pubblici e Big Tech: un confronto che coinvolge non solo temi di concorrenza, ma anche il controllo sull’accesso ai dati, la sovranità tecnologica e la tutela dei consumatori.
La posizione dominante di Google nella ricerca e nella pubblicità online si estende ora anche all’ambito dell’AI generativa, attraverso Gemini, che compete direttamente con prodotti come ChatGPT (OpenAI/Microsoft) e Claude (Anthropic/Amazon). Samsung, dal canto suo, si conferma un attore chiave nelle dinamiche geopolitiche del mercato tech, mantenendo relazioni strategiche tanto con Google quanto con concorrenti come Microsoft.
Implicazioni per la politica industriale e l’innovazione
Questo caso solleva interrogativi fondamentali per la politica industriale globale, specialmente in un contesto in cui l’intelligenza artificiale è considerata un asset strategico da Stati Uniti, Unione Europea e Asia orientale. La preinstallazione di un’app AI non è più una semplice scelta tecnica, ma un elemento di posizionamento politico, economico e industriale.
Sistemi preinstallati su scala globale possono distorcere il mercato, limitando la competizione e l’emergere di soluzioni innovative. In gioco c’è la libertà di scelta dell’utente, la neutralità delle piattaforme e l’equilibrio tra attori pubblici e privati nella definizione degli standard tecnologici del futuro.
Prospettive giuridiche e regolamentari
La causa in corso negli Stati Uniti potrebbe rappresentare un precedente giurisprudenziale determinante. Se il tribunale dovesse confermare l’illiceità delle pratiche di Google, si aprirebbero scenari di sanzioni finanziarie, imposizione di rimedi strutturali e riforme nell’ambito delle normative su concorrenza e innovazione.
È, inoltre, prevedibile un effetto domino su scala internazionale, in particolare in Unione Europea e Asia, dove si moltiplicano le iniziative legislative (come l’AI Act e il Digital Markets Act) volte a contenere il potere delle piattaforme dominanti.
L’accordo tra Google e Samsung per la distribuzione privilegiata di Gemini AI è ben più di un’intesa commerciale: è un banco di prova per il futuro dell’intelligenza artificiale nel mobile, la regolamentazione antitrust e la definizione di una politica industriale sovrana nell’era dell’AI.