Google Cloud, la macchina da miliardi: così l’AI diventa business

RedazioneRedazione
| 10/09/2025
Google Cloud, la macchina da miliardi: così l’AI diventa business

Thomas Kurian rivela come la divisione cloud di Alphabet abbia trasformato l’intelligenza artificiale in un flusso di ricavi miliardario. Una strategia che intreccia tecnologia, finanza e geopolitica, e che mette pressione a Microsoft e Amazon nella battaglia globale del cloud.

San Francisco, Goldman Sachs Communacopia and Technology Conference. Davanti a un pubblico di investitori e analisti, Thomas Kurian, CEO di Google Cloud, non ha parlato di visioni futuristiche o promesse a lungo termine. Ha citato numeri concreti: “Abbiamo già guadagnato miliardi con l’AI.” Una frase che sancisce una svolta narrativa: l’intelligenza artificiale non è più ricerca sperimentale o ambizione visionaria, ma un’infrastruttura industriale che genera profitti e ridisegna i rapporti di forza nel mercato globale del digitale.

L’AI come infrastruttura economica

Da tecnologia di frontiera, l’AI è diventata un pilastro dell’economia digitale. Google la utilizza come leva per rafforzare la propria posizione nel cloud, il settore in cui si giocano oggi le partite decisive della trasformazione industriale. L’AI non è più un add-on, ma una componente centrale della catena del valore, capace di alimentare non solo i ricavi, ma anche la fiducia degli investitori e le strategie geopolitiche.

I numeri di una crescita accelerata

I dati confermano la narrativa. Nel secondo trimestre del 2025, Alphabet ha registrato 13,62 miliardi di dollari di ricavi dal cloud, con un incremento del 32% rispetto all’anno precedente. L’utile netto complessivo è salito a 28,2 miliardi (+20%). Ma il dato forse più significativo è il backlog di ordini: 106 miliardi di dollari, in crescita più rapida dei ricavi stessi, con oltre il 50% che si trasformerà in entrate nei prossimi due anni. Google Cloud resta dietro ad Amazon Web Services e Microsoft Azure, ma il ritmo di espansione è più rapido.

Meta e il contratto da dieci miliardi

Uno dei segnali più forti è arrivato con la conquista di un contratto da 10 miliardi di dollari con Meta, cliente storicamente legato ad AWS. L’accordo non è solo una vittoria commerciale: è una dimostrazione della capacità di Google di sottrarre clienti strategici ai rivali, offrendo non solo infrastruttura, ma anche competenze integrate in AI e cybersecurity. Meta, impegnata nello sviluppo del metaverso e nelle tecnologie immersive, rappresenta un partner cruciale per testare la scalabilità e la solidità dei servizi AI-driven di Google.

Il modello a tre pilastri: consumo, abbonamenti, upselling

Kurian ha spiegato con chiarezza come Google Cloud stia monetizzando l’AI.

  • Consumo: i clienti pagano per ciò che usano, dalle GPU ai modelli linguistici, con logiche a token. Anche i sistemi di customer service sono fatturati in base al valore generato, come uptime e scalabilità.
  • Abbonamenti: dai piani di Google Workspace a Google AI Ultra (249,99 dollari al mese per accesso privilegiato ai modelli più avanzati), fino alle soluzioni di cybersecurity, gli abbonamenti rafforzano i ricavi ricorrenti e prevedibili.
  • Upselling: chi entra nell’ecosistema tende a salire di livello. Contratti iniziali diventano commit più consistenti, alimentando ricavi incrementali. “Chi usa AI in modo significativo finisce per utilizzare più prodotti e spendere oltre quanto inizialmente previsto,” ha spiegato Kurian.

L’effetto rete dell’ecosistema Google

Oggi quasi due terzi dei clienti cloud di Google utilizzano già strumenti AI in modo “significativo”. Questo genera un ciclo virtuoso: fidelizzazione crescente, riduzione dei costi di acquisizione e aumento della redditività. Nel primo semestre del 2025, Google ha registrato una crescita del 28% trimestre su trimestre nei nuovi clienti, segno che la forza attrattiva dell’ecosistema integrato funziona e si autoalimenta.

Geopolitica del cloud: oltre la competizione industriale

La crescita di Google Cloud deve essere letta anche in chiave geopolitica. La competizione per l’AI si gioca tra Stati Uniti e Cina, con l’Europa in cerca di un proprio modello regolatorio. Microsoft ha consolidato il suo primato con l’alleanza con OpenAI, Amazon continua a puntare sulla fidelizzazione corporate con AWS, mentre Google cerca di posizionarsi come attore ibrido: infrastruttura potente, ma con la capacità di integrare l’AI in prodotti consumer e business. È un posizionamento che, se consolidato, può ridisegnare gli equilibri non solo di mercato, ma anche di governance globale della tecnologia.

Oltre il cloud: l’AI come piattaforma industriale

L’integrazione dei modelli AI nei prodotti consumer e enterprise di Google — da YouTube a Search, fino alla suite Workspace — rafforza l’idea di un ecosistema in cui l’AI diventa piattaforma trasversale. Non è solo un servizio venduto alle imprese, ma un’infrastruttura cognitiva che alimenta interi settori. È qui che Google potrebbe costruire un vantaggio competitivo difficilmente replicabile.

Il futuro di Google Cloud

Con la strategia delineata da Kurian, Google Cloud si propone non solo di ridurre il gap con AWS e Azure, ma di ridefinire gli standard di monetizzazione dell’AI. Il modello a tre pilastri è scalabile e replicabile, ma la sua resilienza dipenderà dalla capacità di affrontare tre sfide: concorrenza crescente, vincoli normativi e sostenibilità ambientale. Se riuscirà a superarle, Alphabet potrà non solo consolidare la sua posizione nel mercato cloud, ma anche riaffermare il ruolo di Google come architetto del futuro digitale globale.

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