Google addio? Sempre più utenti si affidano all’AI per le ricerche online

| 26/02/2025
Google addio? Sempre più utenti si affidano all’AI per le ricerche online

Per anni Google è stato il sovrano indiscusso della ricerca online. Oggi, però, un cambiamento è in atto. Sempre più utenti, soprattutto negli Stati Uniti e nel Regno Unito, stanno abbandonando i motori di ricerca tradizionali per rivolgersi all’intelligenza artificiale conversazionale per le ricerche online.

L’addio ai motori di ricerca tradizionali: un fenomeno in crescita

C’era un tempo in cui la risposta era sempre la stessa: “Cercalo su Google”. Un gesto automatico, quasi istintivo. Ma ora? Ora, qualcosa sta cambiando. Un’indagine recente condotta da Future, editore di TechRadar, ha rivelato un fenomeno che fino a poco tempo fa sarebbe stato impensabile: oltre un quarto degli utenti americani ha iniziato a sostituire Google con strumenti di intelligenza artificiale come ChatGPT. Nel Regno Unito, il dato è inferiore – 13%, ma, comunque, significativo. E la domanda sorge spontanea: perché sempre più persone stanno abbandonando i motori di ricerca tradizionali?

Dalla velocità alla personalizzazione: perché l’AI convince sempre più utenti

Le risposte raccolte dall’indagine convergono su cinque aspetti fondamentali.
Il primo è la velocità. Gli utenti vogliono informazioni immediate, precise, essenziali. Un partecipante statunitense ha spiegato che, con l’AI, può “ottenere informazioni chiave senza dover passare in rassegna decine di link”. Un altro intervistato britannico ha aggiunto che le risposte fornite dai chatbot sono più specifiche, più mirate, rispetto a quelle di una ricerca tradizionale.

Ma non è solo una questione di tempo. L’elemento che davvero segna la differenza è la semplicità d’uso. Cercare informazioni online diventa un’esperienza più diretta, quasi naturale. Un utente americano lo ha riassunto perfettamente: “È più facile che usare Google”. Per molti, infatti, il dialogo con l’intelligenza artificiale è più intuitivo rispetto allo scorrere una lista di risultati e selezionare il link giusto.

Un terzo fattore? L’accuratezza dei risultati. Molti partecipanti al sondaggio ritengono che le risposte offerte dall’intelligenza artificiale siano meno dispersive, più pertinenti e meno influenzate da logiche pubblicitarie. Un utente britannico ha scritto che con ChatGPT “ottengo informazioni più affidabili e con meno bias rispetto alla ricerca tradizionale”.

Il futuro della ricerca: conversare con l’AI sarà la norma?

Un semplice cambiamento di abitudini? No, un’evoluzione. A.J. Ghergich, vicepresidente di Botify, afferma che “non si tratta di un salto nel vuoto, ma di un passaggio naturale”. Il futuro della ricerca online sta mutando e passa da un sistema basato su link e parole chiave a un’interazione diretta con assistenti digitali intelligenti, capaci di imparare, adattarsi e rispondere in modo sempre più raffinato.

Anche Ben Wood, analista di CCS Insight, conferma la tendenza: il 45% degli utenti intervistati nel Regno Unito ha dichiarato di usare l’AI per ottenere risposte senza dover aprire decine di pagine web. Con strumenti come Perplexity AI che si affacciano sul mercato, il dominio di Google potrebbe essere più fragile di quanto sembri.

Stiamo assistendo a un cambiamento irreversibile? Forse. Ma una cosa è certa: gli utenti vogliono risposte, le vogliono subito e le vogliono su misura. E l’AI ha dimostrato di poter soddisfare questa esigenza meglio di qualsiasi motore di ricerca tradizionale.

Ci sono rischi? I limiti di ChatGPT rispetto a Google

Se i vantaggi dell’intelligenza artificiale sembrano evidenti è altrettanto importante considerare i potenziali rischi di questo cambiamento. Google offre un accesso diretto alle fonti, mentre ChatGPT fornisce risposte basate su modelli linguistici, che potrebbero non essere sempre aggiornate, né verificabili.

Ma il vero problema è un altro. L’AI può sbagliare, e lo fa con convinzione. Il fenomeno delle allucinazioni – la tendenza dell’intelligenza artificiale a generare informazioni inesatte o completamente inventate – rappresenta un problema ancora irrisolto. Se Google permette all’utente di confrontare diverse fonti e valutare la credibilità delle informazioni, ChatGPT restituisce una risposta unica, che potrebbe contenere errori, omissioni o distorsioni.

Un altro aspetto cruciale riguarda privacy e sicurezza dei dati. Se Google raccoglie informazioni sulle nostre ricerche per personalizzare i risultati, gli strumenti AI memorizzano e analizzano intere conversazioni. Ma dove finiscono questi dati? Chi vi ha accesso? E come vengono utilizzati? Domande fondamentali, che sollevano preoccupazioni assolutamente legittime.

AI e impatto ambientale. Chi consuma più energia, Google o ChatGPT?

C’è un altro punto di cui si parla ancora troppo poco: l’impatto ambientale. Google, con la sua immensa rete di server sparsi in tutto il mondo, consuma una quantità impressionante di energia. Si stima che una singola ricerca su Google utilizzi circa 0,3 wattora di elettricità – un valore che, moltiplicato per miliardi di ricerche quotidiane, diventa colossale.

Ma l’AI non è da meno. ChatGPT e altri modelli linguistici di ultima generazione necessitano di una potenza di calcolo spropositata, sia per l’addestramento iniziale che per l’elaborazione delle richieste degli utenti. Quanto consuma una singola domanda fatta a ChatGPT? Secondo alcune stime, fino a dieci volte l’energia di una ricerca su Google.

Questa realtà apre un dibattito cruciale: possiamo davvero permetterci di sostituire completamente i motori di ricerca tradizionali con chatbot AI senza considerare il costo ambientale? La tecnologia deve evolversi, sì, ma a quale prezzo?

Rivoluzione o illusione?

La ricerca online sta cambiando e lo sta facendo rapidamente. Velocità, semplicità, personalizzazione: i vantaggi dell’AI sono innegabili. Eppure, dietro questa rivoluzione, emergono dubbi, sfide, incognite.

Le informazioni generate dall’intelligenza artificiale possono essere rapide e utili, ma anche fallaci e manipolabili. Il consumo energetico è elevato, la privacy degli utenti non sempre garantita. E allora, siamo davvero pronti a dire addio ai motori di ricerca tradizionali?

Forse, la verità sta nel mezzo. Più che una sostituzione totale, il futuro della ricerca online sarà una convivenza tra AI e motori di ricerca, in cui ciascuno svolgerà un ruolo specifico. L’utente non dovrà scegliere tra l’uno o l’altro, ma imparare a utilizzare entrambi nel modo più efficace e consapevole.

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