Gli Usa e i rifiuti nucleari: trasformare il fango radioattivo in risorsa

| 14/07/2025
Gli Usa e i rifiuti nucleari: trasformare il fango radioattivo in risorsa

Gli Stati Uniti affrontano la sfida delle scorie nucleari, trasformandole in una potenziale risorsa. Con un accumulo di 90mila tonnellate, i ricercatori stanno esplorando nuovi metodi come la transmutazione per ridurre la radioattività e riciclare i rifiuti. Il governo sta fornendo finanziamenti per alimentare tecniche innovative e mira a ripristinare i rifiuti nucleari su scala commerciale.

Gli Stati Uniti hanno a lungo lottato con il loro accumulo di rifiuti nucleari, pari a 90mila tonnellate. Tradizionalmente visti come una responsabilità, i rifiuti nucleari sono recentemente diventati un potenziale valore. Alimentati da nuove tecniche di trasformazione del combustibile esausto, da direttive dell’amministrazione Trump e da un programma di ricerca da 40 milioni di dollari dell’amministrazione Biden, scienziati e aziende stanno ora esplorando modi per ripristinare i rifiuti nucleari su scala commerciale. L’obiettivo è rendere il riciclaggio dei rifiuti nucleari non solo tecnicamente fattibile, ma anche economicamente vantaggioso entro il 2050.

Gli sforzi governativi e gli investimenti nel riciclo dei rifiuti nucleari

Nel maggio 2025, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha emesso una serie di ordini esecutivi che hanno diretto il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti (DOE) a esplorare il riciclo domestico dei rifiuti nucleari e a collaborare con i partner del settore privato. Queste misure includevano anche finanziamenti dall’amministrazione Biden, con l’U.S. Advanced Research Projects Agency-Energy (ARPA-E) che ha assegnato 40 milioni di dollari a 11 gruppi di ricerca che lavorano su tecniche di transmutazione. Questo finanziamento fa parte del programma Nuclear Energy Waste Transmutation Optimized Now (NEWTON), che mira a rendere il riciclaggio dell’intero stock di combustibile nucleare degli Stati Uniti commercialmente vantaggioso.

Greg Piefer, CEO della startup Shine Technologies è tra i leader di questa iniziativa. La sua azienda, che ha ricevuto una sovvenzione di 4 milioni di dollari da ARPA-E, sta cercando di applicare l’esperienza nella fusione ai rifiuti nucleari. “È tecnicamente possibile, ma richiederà un investimento significativo e un grande impegno da parte del Paese per realizzarlo entro 30 anni”, afferma Piefer.

Come vengono rielaborati i rifiuti nucleari?

Il primo passo nella rielaborazione dei rifiuti nucleari implica la separazione dell’uranio e del plutonio che costituiscono oltre il 95% dei rifiuti nucleari. Questi materiali possono essere quindi riciclati per diventare nuovo combustibile per i reattori. Sebbene la tecnologia per questo passo sia ben consolidata, non è ancora commercialmente praticabile su larga scala a causa degli elevati costi.

Secondo Brett Rampal, direttore senior della strategia nucleare e energetica presso Veriten, sebbene la tecnologia per riciclare uranio e plutonio esista, non ci sono metodi attuali in grado di ottenere un’estrazione completa. Di conseguenza, una parte del materiale rimane dopo questo primo passo. Questo lascia il restante 5% dei rifiuti nucleari, composto da isotopi radioattivi a lunga durata, che non possono essere riutilizzati come combustibile.

Transmutazione: una possibile soluzione per i rifiuti a lunga durata

Un approccio promettente per affrontare questo restante rifiuto radioattivo è la transmutazione. Questo processo implica la trasformazione di isotopi a lunga durata in isotopi a durata più breve, riducendo drasticamente il pericolo e la longevità dei rifiuti nucleari. Diversi gruppi, tra cui i ricercatori finanziati da ARPA-E, stanno lavorando su modi economici per raggiungere questo obiettivo.

Curtis Roberts, vicepresidente della comunicazione di Orano, una compagnia nucleare con sede a Parigi, spiega il valore di questi rifiuti. “C’è chi sta guardando a quella che era una grande pila di rifiuti e sta dicendo: se estraggo questo pezzo e quell’altro, tutti questi pezzi hanno un valore.”

Shine Technologies è in prima linea in questa ricerca. L’azienda di Piefer utilizza i neutroni – un sottoprodotto del processo di fusione – per distruggere gli isotopi a lunga durata nei rifiuti nucleari, trasformandoli in forme con vita più breve. L’azienda prevede di separare isotopi di valore come lo stronzio-90, che può essere utilizzato nei combustibili aerospaziali e marini, mentre trasmuta il resto in isotopi con durate molto più brevi. Questo processo potrebbe ridurre i rifiuti nucleari a meno di una frazione di percento del volume originale.

La generazione di neutroni e l’innovazione nel ciclo del combustibile nucleare

Poiché i neutroni sono essenziali per la transmutazione, ARPA-E sta investendo pesantemente nello sviluppo di metodi per generarli. Recentemente, ARPA-E ha assegnato 2,6 milioni di dollari all’Oak Ridge National Laboratory e 10,2 milioni di dollari al Argonne National Laboratory per sviluppare acceleratori di particelle progettati per produrre neutroni.

Omega-P R&D, spin-off dell’Università di Yale, ha creato un nuovo tipo di acceleratore chiamato deuteron Cyclotron Auto-Resonance Accelerator (dCARA), che può generare neutroni in modo più efficiente e con una forma più piccola rispetto agli acceleratori di particelle tradizionali. Questo approccio innovativo potrebbe rendere la generazione di neutroni più accessibile e scalabile a livello regionale. Jay Hirshfield e Yong Jiang, scienziati presso Omega-P, sottolineano che acceleratori più piccoli potrebbero essere distribuiti vicino ai reattori nucleari esistenti, riducendo i rischi associati a macchine più grandi.

Un cambiamento nel dibattito sui rifiuti nucleari

Il riciclo dei rifiuti nucleari negli Stati Uniti ha avuto una storia complicata. Negli anni ’40, durante il Progetto Manhattan, è stata sviluppata la capacità di separare uranio e plutonio. Tuttavia, gli sforzi per il riciclo commerciale si sono fermati a causa di preoccupazioni politiche e di sicurezza, in particolare durante la Guerra Fredda.

Nel 1977, il presidente Jimmy Carter ha chiuso il riciclo del combustibile come misura contro la proliferazione nucleare. Sebbene l’idea sia stata rilanciata sotto il presidente Ronald Reagan, la tecnologia era ancora troppo costosa per essere commercialmente vantaggiosa. Oggi, il panorama finanziario e tecnologico è cambiato drasticamente.

L’ordine esecutivo di Trump di maggio ha suscitato un rinnovato interesse per il riciclo dei rifiuti nucleari. Il DOE è ora incaricato di valutare le pratiche di reprocessing negli Stati Uniti e di fornire raccomandazioni per lo sviluppo di processi di riciclo sostenibili a lungo termine. Le nuove iniziative hanno già generato ottimismo tra i portatori di interesse del settore, segnando un futuro più luminoso per la gestione dei rifiuti nucleari.

Prospettive globali sul riciclo dei rifiuti nucleari

Mentre gli Stati Uniti compiono passi significativi per sviluppare soluzioni per il riciclo dei rifiuti nucleari, solo pochi paesi dispongono dell’infrastruttura per processare il combustibile nucleare. Francia, Russia, Cina, Giappone e Regno Unito sono attualmente i paesi leader nel reprocessing del combustibile nucleare, mirando a separare gli isotopi di uranio e plutonio per il riutilizzo. Altri sforzi, in paesi come Francia, Giappone e Russia, mirano a recuperare ulteriori isotopi dai rifiuti nucleari, sebbene questi siano ancora nelle fasi iniziali.

A livello globale, il riciclo del combustibile nucleare rimane un’industria di nicchia. Nella maggior parte dei casi, i rifiuti residui dal riciclo del combustibile vengono vetrificati (trasformati in vetro) e conservati in contenitori in acciaio inox o altri materiali durevoli per migliaia di anni, come metodo per contenere la loro radioattività. Tuttavia, le tecnologie emergenti potrebbero offrire un’alternativa per gestire questi rifiuti e trasformarli in una risorsa preziosa.

Conclusioni

In conclusione, mentre gli Stati Uniti affrontano una sfida significativa nel gestire il loro accumulo di rifiuti nucleari, una nuova ondata di ricerca e innovazione tecnologica sta trasformando il problema in un’opportunità. Con il continuo supporto governativo e la collaborazione del settore privato, la trasformazione dei rifiuti nucleari in una risorsa potrebbe rivoluzionare la produzione di energia e la gestione dei rifiuti entro la metà del secolo.

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