La FCC approva nuove norme per escludere tecnologie cinesi, accelerare l’infrastruttura sottomarina e proteggere i flussi dati globali fondamentali.
Quando si parla di “internet globale”, spesso si pensa a server, data center e reti 5G terrestri. Ma in realtà, circa il 99% del traffico dati mondiale viaggia sotto gli oceani, attraverso una fitta rete di oltre 550 cavi sottomarini che coprono più di 1,4 milioni di chilometri. Ogni giorno, questi cavi trasportano un valore stimato superiore a 10 trilioni di dollari in transazioni finanziarie, rendendoli un’infrastruttura critica non solo per le telecomunicazioni, ma anche per il funzionamento stesso dell’economia globale.
Di conseguenza, rafforzare la loro sicurezza è diventato cruciale non solo per la connettività, ma anche per il futuro dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie di nuova generazione.
Normativa FCC: verso il “rip-and-replace 2.0” e licenze blindate
La Federal Communications Commission (FCC) ha approvato un pacchetto di regole tese a:
- vietare l’uso di tecnologie cinesi (fi rme come Huawei, ZTE, China Telecom, China Mobile) nelle future connessioni via cavo sottomarino verso gli Stati Uniti
- introdurre una “presunzione di rifiuto” per licenze o accordi gestiti da soggetti considerati avversari stranieri
- imporre requisiti stringenti per sicurezza informatica e fisica dei sistemi
- semplificare le procedure per i fornitori “trusted”, con esenzioni rapide dai controlli del Team Telecom.
L’iniziativa rientra nell’ambito della America First Investment Policy e risponde all’esigenza di proteggere la rete globale dai rischi di cyber-spionaggio, manipolazione dei dati e sabotaggio fisico, come già emerso in casi noti (es. danneggiamento cavi nel Baltico, incidenti vicino Taiwan o attacchi nel Mar Rosso).
Verso la modernizzazione del licensing: trasparenza e sicurezza continua
Con l’obiettivo di rafforzare il controllo strategico sulle infrastrutture digitali critiche, la Federal Communications Commission (FCC) ha avviato nel novembre 2024 il primo aggiornamento completo delle regole di licensing per i cavi sottomarini dagli anni Duemila, in risposta a un panorama geopolitico e tecnologico radicalmente mutato.
Il precedente sistema, basato su autorizzazioni con una durata standard di 25 anni, era ormai considerato obsoleto e poco adatto a rispondere alle nuove minacce ibride, che includono: accessi illeciti ai nodi di commutazione, inserimento di dispositivi di intercettazione, o sabotaggi fisici condotti sotto la copertura di operazioni di manutenzione.
Le nuove regole, oggi in fase di attuazione, prevedono:
- requisiti di disclosure estesi e dettagliati: tutti gli operatori di sistemi di cavi sottomarini che toccano il territorio statunitense devono fornire informazioni complete non solo su proprietà e gestione legale del cavo, ma anche su catene di subappalto, fornitori tecnologici, Network Operations Centers (NOC) e Managed Service Providers, comprese le entità estere coinvolte nella gestione, nella manutenzione o nella protezione dei sistemi
- riduzione del ciclo di licenza da 25 a 3 anni, con la possibilità di revisioni intermedie in caso di cambiamenti societari, geopolitici o tecnologici. Questo nuovo modello introduce un principio di monitoraggio continuo, più simile a quello applicato nei settori della finanza e della difesa
- meccanismi di collaborazione inter-agenzia rafforzati, in particolare tra FCC, Dipartimento del Commercio, Homeland Security, FBI, NSA e DoD. Il nuovo framework prevede la condivisione obbligatoria e tempestiva di dati sensibili, quali cambiamenti nei pattern di traffico, anomalie nei log di accesso, rilevazioni termiche subacquee sospette o interferenze elettromagnetiche.
Una delle innovazioni più significative è l’introduzione del Submarine Cable Risk Evaluation Protocol (SCREP), un sistema di valutazione dinamica del rischio, basato su algoritmi predittivi e feed da threat intelligence, che consente di classificare ogni cavo o segmento in base a rischio geopolitico, vulnerabilità tecnica e valore economico associato.
Inoltre, è previsto l’obbligo per tutti gli operatori di notificare entro 72 ore ogni evento potenzialmente critico (guasto, perdita di segnale, sospetta interferenza), pena la sospensione temporanea della licenza o sanzioni pecuniarie significative.
Un modello replicabile?
Il nuovo approccio della FCC è già oggetto di analisi da parte di altre autorità regolatorie: la Commissione Europea, attraverso l’European Data Gateway Platform, e l’Ofcom britannico, stanno valutando l’introduzione di strumenti analoghi per aumentare la sorveglianza sui cavi che attraversano l’Atlantico o il Mar del Nord.
In un contesto in cui la sovranità digitale è sempre più interconnessa alla protezione fisica e legale delle infrastrutture, il modello statunitense si propone come standard emergente per il licensing sicuro, adattabile ad altri settori infrastrutturali ad alto rischio come energia, cloud e satelliti.
Pressione politica e sfida globale: ai vertici delle big tech
La questione della sicurezza dei cavi sottomarini è entrata con forza nell’agenda politica statunitense. A luglio 2025, tre membri della Camera dei Rappresentanti USA, tutti appartenenti al Partito Repubblicano e parte del House Select Committee on the Strategic Competition Between the United States and the Chinese Communist Party, hanno inviato lettere formali ai CEO di Alphabet (Google), Meta, Amazon Web Services e Microsoft.
In queste comunicazioni, i legislatori chiedevano chiarimenti urgenti su:
- la mappatura dei cavi di proprietà o co-finanziati dalle aziende (come il Blue-Raman di Google o il MAREA di Microsoft)
- le misure di sicurezza fisica, crittografica e di accesso attuate in collaborazione con partner stranieri
- eventuali connessioni indirette con consorzi o fornitori cinesi o russi coinvolti nella costruzione, manutenzione o controllo delle landing station.
Le preoccupazioni si concentrano soprattutto su infrastrutture in zone critiche del Pacifico, del Mar Cinese Meridionale e dell’Africa Orientale. È stato inoltre richiesto alle aziende di condividere report interni relativi a:
- tentativi di accesso non autorizzato alle fibre
- guasti ripetuti sospetti o manutenzioni operate da subappaltatori internazionali non certificati
- protocolli di coordinamento con l’Intelligence Community statunitense in caso di attacchi o interferenze.
Il tono delle richieste segnala una crescente pressione istituzionale per trasformare le big tech non solo in attori economici, ma anche in corresponsabili della sicurezza digitale nazionale.
Analisi geopolitica e il ruolo della Cina
Il controllo dei cavi sottomarini si è trasformato in un campo di competizione strategica tra Stati Uniti, Cina e — in misura minore — Russia e Unione Europea. In questo scenario, la Cina ha adottato una strategia esplicita, la cosiddetta Digital Silk Road (DSR), parte integrante della più ampia Belt and Road Initiative (BRI).
Attraverso la DSR, Pechino ha investito massicciamente in progetti di posa di cavi, centri dati e infrastrutture digitali in oltre 70 Paesi. Aziende come HMN Tech (ex Huawei Marine), China Unicom e China Telecom sono oggi coinvolte in progetti come:
- Peace Cable, che collega Asia, Africa e Europa attraverso il Medio Oriente;
- SJC2 e BtoBE, in collaborazione con partner in Indonesia, Malesia e Pakistan;
- nuove rotte arctic tra Cina e Nord Europa, via Russia, che eludono le rotte tradizionali.
Secondo dati pubblici raccolti da Telegeography, nel 2024 le imprese cinesi controllavano o gestivano almeno il 25–28% della capacità globale di cavi sottomarini in consorzi internazionali. Una quota che, seppur inferiore a quella delle big tech USA, sta crescendo più rapidamente, specie nei mercati emergenti.
Le autorità statunitensi temono che la proprietà o gestione di nodi strategici da parte cinese possa consentire:
- accesso privilegiato a flussi sensibili di dati commerciali e governativi;
- installazione di sistemi di monitoraggio passivo o attivo a fini di intelligence;
- azioni di disruption localizzata, in caso di tensioni geopolitiche, come già avvenuto in alcune zone del Pacifico.
La reazione americana, con la stretta della FCC, si inserisce dunque in una guerra asimmetrica delle infrastrutture digitali, in cui i cavi sottomarini non sono più solo un mezzo tecnico, ma strumenti di influenza e potere.
Sicurezza digitale, autonomia industriale e leadership globale
Le nuove regole adottate dalla FCC rappresentano molto più di un semplice aggiornamento normativo: si configurano come una svolta strategica di lungo periodo, destinata a ridefinire gli equilibri tra sicurezza nazionale, governance tecnologica e competitività economica.
In un contesto globale in cui l’infrastruttura digitale sottomarina è diventata una delle leve principali della geopolitica dei dati, la normativa statunitense ambisce a tutelare la sovranità digitale non solo attraverso l’esclusione di attori considerati avversari, ma anche mediante l’imposizione di standard operativi elevati e continuamente monitorati.In questo senso, il provvedimento rappresenta un passo concreto verso una forma di autonomia strategica digitale, in cui il controllo diretto delle connessioni transfrontaliere diventa un requisito per la resilienza economica e la sicurezza interna.
Parallelamente, l’impianto regolatorio promosso dalla FCC contribuisce ad accelerare lo sviluppo infrastrutturale nazionale, semplificando i percorsi autorizzativi per operatori considerati affidabili e incentivando investimenti privati in nuove rotte sottomarine, in sinergia con l’espansione dei data center, delle dorsali cloud e delle architetture AI-native.
In prospettiva, questo quadro normativo rafforza la posizione statunitense nella competizione globale per il dominio tecnologico. Chi controlla il flusso dei dati — fisicamente, giuridicamente e strategicamente — detiene il potere di condizionare le applicazioni dell’intelligenza artificiale, della finanza algoritmica, della difesa autonoma e della comunicazione in tempo reale. In altre parole, controllare i cavi significa governare le fondamenta stesse dell’economia digitale.
Infine, la normativa disegna un modello di governance industriale avanzato, che coniuga protezione degli interessi nazionali, trasparenza regolatoria e adattabilità alle minacce emergenti. Un framework che potrebbe fare scuola anche in Europa e in Asia, dove cresce la consapevolezza che la resilienza tecnologica non può prescindere dalla capacità di presidiare fisicamente e normativamente le proprie infrastrutture critiche.In un’epoca di competizione multipolare, la sicurezza dei cavi sottomarini non è più una questione tecnica, ma una dimensione centrale della politica industriale globale.