Germania approva riforme per accelerare infrastrutture di cattura e stoccaggio della CO₂ con obiettivo neutralità climatica 2045

| 06/08/2025
Germania approva riforme per accelerare infrastrutture di cattura e stoccaggio della CO₂ con obiettivo neutralità climatica 2045

Il governo tedesco dichiara “interesse pubblico primario” per progetti CCS, semplifica iter autorizzativo e apre all’uso di gasdotti convertiti, puntando a stoccare fino a 20 milioni t/anno di CO₂ nel Mare del Nord.

La Germania, quarta economia mondiale e cuore manifatturiero d’Europa, si è impegnata formalmente a raggiungere la neutralità climatica entro il 2045, cinque anni prima dell’obiettivo fissato a livello UE. Per farlo, la riduzione delle emissioni nei settori “hard-to-abate” – cemento, calce, acciaio, chimica di base, raffinazione e generazione elettrica a gas – è cruciale. Qui il Carbon Capture and Storage (CCS) gioca un ruolo strategico: non si tratta di una tecnologia sostitutiva delle energie rinnovabili, ma di un “ponte” per decarbonizzare comparti in cui le alternative sono ancora troppo costose o tecnicamente immature. Con la riforma approvata dal gabinetto, il CCS entra ufficialmente nel ventaglio delle politiche industriali verdi tedesche, passando da iniziative sperimentali a una pianificazione su scala nazionale, integrata nel piano di transizione energetica (Energiewende).

Nuove disposizioni legislative e semplificazione normativa

Il provvedimento approvato dal governo Scholz classifica la costruzione e l’esercizio di impianti di cattura, trasporto e stoccaggio della CO₂ come “di interesse pubblico prevalente” (overriding public interest). Questa formulazione non è puramente simbolica: ha conseguenze giuridiche dirette, perché permette di applicare iter autorizzativi accelerati, ridurre tempi di valutazione ambientale e, se necessario, ricorrere all’esproprio per pubblica utilità con compensazione economica. È un cambio di passo radicale rispetto alla frammentazione normativa precedente, che vedeva ogni Land adottare approcci differenti, spesso restrittivi. La legge prevede un coordinamento centrale con i ministeri federali competenti per assicurare uniformità di criteri e standard di sicurezza.

Uso e conversione dei gasdotti esistenti

Uno degli elementi più innovativi del disegno di legge è la possibilità di riconvertire gasdotti naturali esistenti per il trasporto di CO₂ in forma compressa. Questa scelta consente di risparmiare miliardi di euro in nuovi investimenti infrastrutturali, riducendo tempi e impatti ambientali delle costruzioni. Dal punto di vista tecnico, la conversione richiede l’adeguamento delle tubazioni a pressioni e caratteristiche chimico-fisiche diverse, nonché sistemi di monitoraggio per prevenire fughe. La Germania dispone di una rete estesa di gasdotti interconnessi con Paesi limitrofi: la loro riconversione può quindi aprire anche alla cooperazione transfrontaliera per il trasporto verso siti di stoccaggio offshore in acque danesi, norvegesi o olandesi.

Opzioni di stoccaggio geologico

La legge autorizza sia lo stoccaggio offshore sotto il fondale del Mare del Nord, sia lo stoccaggio onshore, subordinato all’approvazione dei singoli Länder. Le stime geologiche parlano di una capacità di accumulo compresa tra 1,5 e 8,3 miliardi di tonnellate di CO₂ solo nelle formazioni tedesche del Mare del Nord, con un potenziale di iniezione iniziale fino a 20 milioni di tonnellate l’anno. Gli stoccaggi sfrutteranno formazioni saline profonde e giacimenti di gas esauriti, dove la CO₂ viene iniettata in stato supercritico. Ogni sito sarà sottoposto a monitoraggio sismico e chimico per prevenire perdite e garantire la stabilità geomeccanica delle strutture di contenimento.

Sfondo politico e confronto con l’amministrazione precedente

Già il precedente esecutivo aveva introdotto misure per favorire il CCS, ma non era riuscito a completare l’iter legislativo prima della crisi di governo del novembre 2021. L’attuale disegno di legge si distingue per ambizione e chiarezza operativa, integrando le raccomandazioni dell’industria e della comunità scientifica. Il ministro dell’Economia e del Clima Robert Habeck (Verdi) ha sottolineato come la legge risponda sia a esigenze ambientali sia a necessità di politica industriale: il CCS non è visto come una “licenza a inquinare”, ma come una misura necessaria per salvaguardare competitività e occupazione durante la transizione.

Confronto europeo e cooperazione nel Mare del Nord

Sul piano europeo, la Germania si inserisce in una rete crescente di iniziative CCS. La Norvegia è pioniera con il progetto “Northern Lights”, già operativo, mentre Paesi Bassi e Danimarca stanno sviluppando hub di stoccaggio con capacità su scala continentale. La cooperazione nel Mare del Nord è strategica: i bacini geologici non conoscono confini politici e la condivisione delle infrastrutture riduce i costi complessivi. La Germania punta a posizionarsi come hub di raccolta e trasporto della CO₂ dall’Europa centrale verso i siti offshore, sfruttando anche porti e terminal come quello di Wilhelmshaven.

Impatti industriali ed economici

L’introduzione di un quadro normativo certo sul CCS offre alle aziende un incentivo concreto a investire in tecnologie di cattura. Per i settori industriali ad alta intensità di emissioni, la possibilità di catturare e stoccare CO₂ rappresenta un’alternativa alla delocalizzazione verso Paesi con regolamentazioni più permissive. Il provvedimento mira quindi a proteggere catene del valore strategiche – dall’edilizia alla chimica, passando per il manifatturiero pesante – salvaguardando al contempo decine di migliaia di posti di lavoro qualificati.

Controversie ambientali e costi a lungo termine

Non mancano le critiche. Organizzazioni ambientaliste come Greenpeace e BUND avvertono che il CCS potrebbe ritardare lo sviluppo di soluzioni realmente sostenibili, come l’elettrificazione completa o l’idrogeno verde, e comporta rischi legati a possibili perdite di CO₂. Inoltre, la gestione e il monitoraggio a lungo termine dei siti comportano costi che potrebbero ricadere sulle generazioni future. La legge tedesca prevede un regime di responsabilità estesa per i gestori degli impianti, con obbligo di fondi di garanzia per coprire eventuali danni ambientali.

Prospettive finanziarie e roadmap implementativa

La strategia CCS tedesca prevede una roadmap in tre fasi: progetti pilota e riconversione dei primi gasdotti entro il 2026, avvio delle operazioni di stoccaggio commerciale tra 2027 e 2030, e successiva espansione fino a coprire il target di 20 milioni di tonnellate annue. Sul piano finanziario, il governo mira a combinare fondi pubblici (NextGenerationEU, IPCEI) e investimenti privati, con possibili incentivi fiscali per le imprese che adottano CCS su larga scala. È prevista inoltre la ratifica del Protocollo di Londra per consentire il trasporto transfrontaliero di CO₂ via nave o pipeline.

Drastico cambio di paradigma energetico

Con questa riforma, la Germania invia un segnale forte al mercato e agli altri Stati membri dell’UE: il CCS non è più un’opzione sperimentale, ma uno strumento integrato nella politica climatica e industriale. Il successo dipenderà dalla capacità di bilanciare urgenza ambientale, sostenibilità economica e consenso sociale. Se implementata con trasparenza e rigore tecnico, la strategia tedesca può diventare un benchmark europeo per la decarbonizzazione delle industrie più difficili da elettrificare.

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