Dalla dismissione alla rinascita digitale: Microsoft, Amazon e altri colossi investono in ex siti industriali per soddisfare la crescente domanda di energia e infrastrutture per l’AI, accelerando connessioni e sviluppo di rinnovabili.
Molti impianti europei a carbone e gas, destinati alla chiusura entro il 2038 per gli obiettivi climatici UE, stanno trovando nuova vita come data centre. Questo approccio, guidato da big tech come Microsoft e Amazon, consente di sfruttare infrastrutture esistenti – connessioni di rete ad alta capacità e impianti di raffreddamento ad acqua – che rappresentano colli di bottiglia per il settore AI.
Il vantaggio per le utility: riduzione costi e nuove entrate
Per aziende come Engie (Francia), RWE (Germania) ed Enel (Italia), la conversione di vecchi siti non è solo una strategia per ridurre i costi di smantellamento, ma anche un’opportunità per generare entrate stabili e di lungo periodo. I contratti di fornitura energetica a lungo termine con operatori di data centre possono garantire margini elevati e ridurre il rischio sugli investimenti infrastrutturali futuri.
Il valore strategico delle infrastrutture esistenti
La disponibilità di connessioni di rete immediate e infrastrutture idriche già operative permette di bypassare i lunghi tempi di attesa – fino a dieci anni – per ottenere nuove connessioni in Europa. Per le big tech, questo “speed to power” è un fattore competitivo cruciale in un mercato globale dove USA e Asia hanno già capacità di data centre molto superiori.
Economia dei contratti energetici: il green premium
Le aziende tecnologiche sono disposte a pagare premi fino a 20 €/MWh per energia a basse emissioni di carbonio. Considerando che un singolo data centre può richiedere da 200 MW a oltre 1 GW, il sovrapprezzo “verde” può tradursi in contratti pluriennali del valore di centinaia di milioni o miliardi di euro. Questo surplus finanziario può finanziare nuovi progetti rinnovabili, creando un circolo virtuoso tra transizione energetica e crescita digitale.
Modelli di business: dal leasing alla gestione diretta
Le utility possono optare per il semplice affitto del terreno o per la gestione diretta dei data centre, includendo servizi energetici integrati. Alcune stanno esplorando il modello degli “energy park”, collegando i data centre a nuovi impianti rinnovabili con il supporto della rete solo in caso di emergenza. Sebbene ancora emergente, questo modello rafforza la resilienza e la sostenibilità operativa.
Casi internazionali e pipeline di progetti
Engie punta a raddoppiare la propria capacità rinnovabile a 92 GW entro il 2030 e ha già individuato 40 siti globali convertibili, inclusa la centrale a carbone Hazelwood in Australia. In Europa, operatori come EDP (Portogallo), EDF (Francia) ed Enel stanno seguendo strategie simili, spesso mantenendo riservate le location per ragioni di sicurezza. In Germania, JLL lavora alla trasformazione di un ex sito a carbone in un data centre da 2,5 GW.
Implicazioni geopolitiche e industriali
Questo fenomeno ridefinisce il concetto di sicurezza energetica europea. Integrare la crescita dell’AI con la transizione verde significa anche competere per attrarre investimenti globali. In un contesto di tensioni geopolitiche, garantire infrastrutture critiche controllate localmente è un obiettivo strategico, soprattutto considerando la crescente importanza dei dati come asset nazionale.
Sfide normative e diritto dell’innovazione
Il riutilizzo di siti industriali riduce i tempi di permitting, ma pone nuove questioni regolatorie legate alla coesistenza di impianti energetici e centri di elaborazione dati. Serve un quadro normativo che bilanci velocità autorizzativa, sicurezza informatica e sostenibilità ambientale. Alcuni Paesi stanno già studiando procedure fast-track per progetti in ex siti industriali, con potenziali effetti positivi sul mercato unico digitale.
Verso una convergenza tra energia e digitale
La riconversione delle centrali segna l’inizio di una convergenza strutturale tra settore energetico e digitale. La creazione di poli ibridi energia-dati offre un doppio vantaggio: accelerare la decarbonizzazione e consolidare l’Europa come hub tecnologico competitivo a livello globale. Per le utility, significa diversificazione; per le big tech, accesso rapido e scalabile alle risorse critiche per l’AI.