Un nuovo standard europeo per la sicurezza dei minori nel digitale: implicazioni normative, tecnologiche e industriali.
La Commissione Europea ha presentato, come gia’ vi avevamo anticipato qualche giorno fa, un pacchetto strategico per rafforzare la protezione dei minori online, articolato in due strumenti chiave: nuove linee guida vincolanti per le piattaforme digitali e un prototipo interoperabile per la verifica dell’età, destinato a integrarsi con i futuri portafogli europei di identità digitale (eID), previsti entro il 2026. Data l’importanza dell’argomento desideriamo fornire ulteriori dettagli in questo nuovo approfondimento.
Questo doppio intervento della Commissione Europea non è soltanto un aggiornamento delle policy esistenti, ma rappresenta una svolta nella costruzione di una vera età digitale europea, ponendo l’UE all’avanguardia in materia di governance digitale dei minori.
Le linee guida della Commissione: un modello regolatorio proporzionato al rischio
Alla base delle nuove linee guida della Commissione Europea vi è un principio oggi centrale nella governance del digitale: l’approccio regolatorio basato sul rischio. In piena coerenza con il Digital Services Act (DSA) — entrato in vigore nel 2024 e applicabile dal 2025 — il modello prevede che le piattaforme digitali siano soggette a obblighi differenziati, proporzionati alla natura, alla scala e all’impatto sistemico dei servizi offerti.
Questo orientamento evita l’imposizione di regole indistinte, favorendo un sistema di compliance flessibile e tarato sui livelli di esposizione al rischio, soprattutto nei confronti degli utenti più vulnerabili, come i minori. In particolare, si supera l’approccio “one size fits all”, spesso inefficace o eccessivamente oneroso per PMI e startup.
Design responsabile: neutralizzare la manipolazione digitale
Uno degli elementi più innovativi riguarda il tema del design responsabile, sviluppato in linea con il Codice UE sulle pratiche disoneste online e rafforzato attraverso la collaborazione con il Joint Research Centre (JRC) della Commissione.
L’obiettivo è ridurre l’esposizione dei minori a interfacce manipolative, i cosiddetti dark patterns, che favoriscono comportamenti compulsivi o una navigazione inconsapevole. Tra questi, rientrano strumenti come l’autoplay, lo scrolling infinito, le notifiche a ciclo continuo e i reward grafici in stile videogame — meccanismi noti per innescare loop di interazione difficili da interrompere.
Le linee guida suggeriscono di disattivare queste funzionalità per default negli account dei minori, promuovendo un design che sia trasparente, inclusivo e adeguato allo sviluppo cognitivo degli utenti più giovani.
Cyberbullismo e contatti indesiderati: protezione relazionale e ambienti sicuri
Altro punto chiave è la tutela dell’integrità relazionale dei minori nelle piattaforme a componente sociale. Le nuove indicazioni prevedono che le piattaforme implementino strumenti intuitivi e rapidi per:
- bloccare utenti molesti o contenuti inappropriati
- impedire l’aggiunta automatica a gruppi senza consenso esplicito
- limitare la possibilità di fare screenshot o scaricare contenuti postati da minori
- rafforzare le impostazioni predefinite di privacy negli account giovanili.
Queste misure si basano su evidenze emerse da studi condotti da Ofcom (UK), INHOPE e dal eSafety Commissioner australiano, che hanno evidenziato il ruolo critico giocato dalle impostazioni di visibilità e dalle lacune nei sistemi di moderazione nel facilitare forme di abuso o esposizione indesiderata.
Algoritmi sotto controllo: trasparenza e personalizzazione consapevole
Le linee guida affrontano con decisione anche il tema della personalizzazione algoritmica, ponendo l’accento su una maggiore agency dell’utente. Ad oggi, i sistemi di raccomandazione funzionano principalmente attraverso il monitoraggio implicito di comportamenti — come click, cronologia e tempo di visualizzazione — spesso senza che l’utente ne sia consapevole.
La Commissione propone un cambio di paradigma per gli utenti minorenni. In particolare:
- la personalizzazione dovrà avvenire solo se attivata esplicitamente, ad esempio tramite la selezione manuale di interessi, contenuti o creator
- l’utente dovrà avere la possibilità di modificare o disattivare il sistema di raccomandazione in qualsiasi momento
- i contenuti precedentemente rifiutati o segnalati non dovranno più essere riproposti.
Questo approccio è pienamente coerente con il Regolamento sull’Intelligenza Artificiale (AI Act), che classifica gli algoritmi destinati ai minori tra le tecnologie ad alto rischio, per le quali sono richieste garanzie particolarmente elevate.
Privacy by default: protezione dei dati come norma, non eccezione
Le nuove linee guida rafforzano l’applicazione del principio di “privacy by design and by default”, già previsto dall’articolo 25 del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR).
Ogni piattaforma che consenta l’accesso a utenti minorenni dovrà configurare:
- account privati di default, visibili solo a utenti approvati
- geolocalizzazione disattivata al primo accesso
- contenuti non indicizzabili né scaricabili, per proteggere la diffusione non autorizzata
- divieto di raccolta di dati biometrici, sensibili o comportamentali, salvo adozione di un meccanismo di verifica dell’età robusto e conforme.
Infine, viene stabilito che qualsiasi forma di pubblicità comportamentale rivolta a minori, fondata sulla profilazione algoritmica, sia da considerarsi illegittima, salvo esplicito consenso del titolare della responsabilità genitoriale, da raccogliere in modo trasparente e non intrusivo.
L’identità digitale dei minori: il prototipo europeo per la verifica dell’età
Nel quadro della trasformazione digitale dell’Unione Europea, la Commissione ha presentato nel 2025 un prototipo avanzato di applicazione per la verifica dell’età, con l’obiettivo di rafforzare la protezione dei minori online, assicurando al contempo la massima tutela della privacy e l’interoperabilità tra Stati membri.
Il progetto si inserisce all’interno del Regolamento eIDAS 2.0 (Electronic Identification and Trust Services), che definisce gli standard per l’identità digitale transfrontaliera e prepara l’introduzione dei portafogli europei di identità digitale (eID Wallet), attesi entro la fine del 2026.
A differenza delle soluzioni tradizionali — basate su caricamento di documenti o dichiarazioni generiche del tipo “ho più di 18 anni” — il nuovo prototipo propone un approccio decentralizzato, crittograficamente sicuro e conforme al GDPR. Il sistema consente di dimostrare l’appartenenza a una determinata fascia d’età senza dover condividere informazioni personali sensibili, come nome, data di nascita o cronologia online. Il controllo sui dati resta completamente nelle mani dell’utente o, in caso di minori, del genitore o tutore legale. Nessuna attività viene tracciata o profilata.
Tecnologie alla base: interoperabilità, crittografia e tutela della privacy
Il funzionamento dell’app si fonda su standard internazionali riconosciuti, come ISO/IEC 18013-5 per l’identità digitale mobile, W3C Verifiable Credentials e Decentralized Identifiers (DIDs).
In pratica, il portafoglio eID può contenere “attestazioni di età” rilasciate da soggetti qualificati, come le autorità pubbliche, che le piattaforme online possono consultare senza accedere all’identità completa dell’utente.
Elemento chiave è l’adozione della zero-knowledge proof (ZKP): una tecnologia crittografica che permette di confermare una condizione (ad esempio, “utente maggiorenne”) senza rivelare alcun dettaglio aggiuntivo. Questo approccio si rivela essenziale per quei settori in cui l’esposizione ai minori rappresenta un rischio elevato, tra cui:
- piattaforme di streaming con contenuti soggetti a restrizioni d’età
- servizi di gaming online con chat, acquisti in-app o dinamiche interattive
- siti di contenuti per adulti, soggetti a obblighi rafforzati ai sensi del DSA.
Una sperimentazione multilivello: cinque Stati membri coinvolti
La fase pilota del progetto, avviata nella seconda metà del 2025, coinvolge Italia, Francia, Spagna, Grecia e Danimarca, selezionate per rappresentare diversi sistemi giuridici, livelli di maturità digitale e contesti operativi.
La sperimentazione avverrà in collaborazione con:
- autorità pubbliche (tra cui ministeri competenti, garanti per l’infanzia e autorità per la protezione dei dati)
- piattaforme digitali ad alto traffico (social network, marketplace, portali video)
- utenti finali, attraverso focus group e test di usabilità condotti con famiglie, educatori e adolescenti.
L’obiettivo non è solo tecnico, ma anche culturale e regolatorio: verificare l’aderenza del sistema ai bisogni reali, valutare l’esperienza d’uso, individuare eventuali barriere all’adozione e garantire non discriminazione né esclusione digitale.
Un modello europeo con ambizione globale
Questo strumento ha le carte in regola per diventare un benchmark a livello internazionale. Paesi come Australia (che ha già introdotto nel 2023 la verifica d’età obbligatoria per contenuti sensibili) e il Regno Unito (con l’Online Safety Act) stanno seguendo direzioni simili.
Tuttavia, il modello europeo si distingue per un approccio più strutturato, fondato su privacy by design, standard comuni e integrazione sistemica con l’infrastruttura digitale pubblica. Secondo stime del Digital Europe Programme, entro il 2027 più di 150 milioni di cittadini europei avranno accesso a un portafoglio digitale eID. Di questi, circa 30 milioni saranno minorenni: motivo per cui l’architettura deve essere progettata fin dall’origine per garantire inclusione, flessibilità e scalabilità.
Impatti attesi per imprese e decisori pubblici
Per le aziende che operano in settori regolati — come contenuti digitali, e-commerce, gaming, pubblicità — l’introduzione di un sistema di verifica basato su credenziali verificabili rappresenta un cambio di paradigma. Si passa da un regime di autodichiarazione debole a un sistema certificato, obbligatorio ai fini della conformità al DSA.
Per i policy maker, invece, questa infrastruttura offre l’opportunità di sviluppare forme avanzate di governance algoritmica: associando i profili digitali a classi dinamiche (età, status di vulnerabilità, contesto educativo), senza violare la riservatezza individuale.
L’identità digitale dei minori, se ben implementata, potrà diventare una leva strategica per rafforzare la protezione dei diritti fondamentali online, con benefici concreti anche in termini di competitività, inclusione e fiducia nei servizi digitali europei.
Il mercato digitale e gli operatori economici
L’introduzione di un ecosistema regolato e interoperabile per la verifica dell’età rappresenta una delle trasformazioni più rilevanti degli ultimi anni nell’ambito della compliance digitale, con effetti diretti sull’intero mercato dei servizi online. La misura non si limita a garantire protezione dei minori: agisce da catalizzatore per una ridefinizione dei modelli di business, in particolare per le imprese operanti in ambienti ad alta intensità di dati e interazione utente.
Adattamento strutturale per imprese digitali e piattaforme online
Per le big tech, le midcap del digitale, così come per le startup regtech, edtech e adtech, le nuove linee guida UE e il sistema di e-verifica dell’età implicano:
- modifiche architetturali nei sistemi di login e autenticazione
- revisione dei flussi di onboarding e accesso ai contenuti
- implementazione di tecnologie di identificazione compatibili con lo standard eIDAS 2.0
- valutazioni d’impatto privacy (DPIA) obbligatorie ai sensi del GDPR per ogni servizio rivolto a minori.
Secondo uno studio di McKinsey Digital (2024), il costo di adattamento per piattaforme di media interattivi con oltre 10 milioni di utenti può arrivare fino a 4,5 milioni di euro, considerando sviluppo tecnico, audit legali e aggiornamento delle policy.
Un nuovo segmento di mercato: Digital ID-as-a-Service e regtech per l’identità
La compliance tecnica richiesta dalle nuove misure sta generando un nuovo spazio economico e industriale: quello delle soluzioni di verifica dell’identità digitale interoperabile, spesso fornite in modalità as-a-service (IDaaS). Si tratta di piattaforme in grado di offrire servizi certificati per il controllo dell’età, integrabili via API, conformi a GDPR, eIDAS e DSA.
Secondo Allied Market Research, il mercato europeo dell’identità digitale supererà i 35 miliardi di euro entro il 2030, con una crescita annua media del 17%. Una porzione rilevante di questa crescita sarà trainata proprio da soluzioni rivolte ai minori e alle piattaforme soggette a obblighi specifici di verifica.
Start-up e scale-up specializzate in regulatory technology stanno già sviluppando tool che combinano zero-knowledge proof, crittografia avanzata e interoperabilità con eID Wallet. Le prime sperimentazioni sono in corso anche nei settori bancario, assicurativo, sanità digitale e mobilità urbana, dove l’identità verificata diventa un asset multifunzionale per l’accesso a servizi sensibili o regolati.
Ridefinizione del rapporto tra UX, compliance e marketing
Dal punto di vista operativo, uno degli impatti più delicati sarà il riequilibrio tra user experience, efficacia commerciale e rispetto della normativa. Le imprese digitali dovranno evitare che l’introduzione di verifiche d’età comprometta la fruizione fluida del servizio o riduca drasticamente il tasso di conversione.
Nasce così la sfida di progettare interfacce “compliant by design”, capaci di:
- rendere la verifica dell’età trasparente, istantanea e non invasiva
- integrare dashboard per genitori o tutori
- conservare coerenza visiva e funzionale con i modelli di business, specialmente per piattaforme freemium o ad-supported.
Alcuni operatori del settore streaming (come Netflix e YouTube) e gaming (tra cui Epic Games) stanno testando verifiche granulari per fascia d’età, non solo per l’accesso ai contenuti, ma anche per modulare la pubblicità e le opzioni di monetizzazione, evitando sanzioni per profilazione illecita.
Finanza e investimenti: nuove opportunità e rischi da mitigare
Sul fronte finanziario, le misure introdotte dalla Commissione stanno influenzando i criteri di due diligence e ESG screening adottati da fondi di investimento e venture capital. Le startup attive in ambiti ad alto rischio normativo (es. social app, contenuti generati dagli utenti, gaming interattivo) vengono ora valutate anche in base alla loro capacità di integrare sistemi di verifica dell’età etica e sostenibile.
Nel report “Digital Sovereignty & Investment 2025” pubblicato da European Investment Fund, si prevede che l’adozione di sistemi ID verificabili sarà un fattore di differenziazione competitiva nelle call di finanziamento pubblico e nei fondi green-tech a impatto sociale.
D’altro canto, le imprese che non implementeranno meccanismi solidi di verifica dell’età rischiano di incorrere in sanzioni pesanti: fino al 6% del fatturato annuo globale, secondo quanto previsto dal Regolamento DSA per le Very Large Online Platforms (VLOPs) inadempienti.
La geopolitica dei dati e la sovranità digitale: il posizionamento strategico dell’Unione Europea
La digitalizzazione dell’identità non è soltanto una questione tecnica o di protezione individuale: è diventata un asse strategico della sovranità digitale europea. Attraverso l’adozione di standard comuni per l’identificazione online e la verifica dell’età, l’Unione Europea punta a consolidare un modello di governance dei dati che si contrappone a paradigmi basati sulla profilazione commerciale e sull’estrazione incontrollata di informazioni personali.
In un panorama globale sempre più competitivo — dove attori come Stati Uniti, Cina e India stanno consolidando infrastrutture digitali proprietarie — l’UE si propone come modello alternativo: un equilibrio tra innovazione tecnologica, tutela dei diritti fondamentali e autonomia industriale, capace di generare fiducia sia nei cittadini che nei mercati.
Verso un ecosistema normativo integrato, trasparente e interoperabile
Il pacchetto di misure presentato nel 2025 si inserisce in una cornice regolatoria più ampia, che riflette una visione organica dello sviluppo digitale in Europa. Tra i principali riferimenti normativi e strategici si evidenziano:
- la Strategia “Internet migliore per i ragazzi”, focalizzata sulla protezione e sull’empowerment dei minori online
- la Direttiva sui Servizi di Media Audiovisivi (AVMSD), che impone standard comuni su contenuti e pubblicità
- la futura Legge sull’equità digitale, in fase di consultazione, orientata a garantire accesso inclusivo e non discriminatorio ai servizi digitali
- i portafogli europei di identità digitale, la cui implementazione è prevista entro la fine del 2026.
L’obiettivo comune è costruire un ecosistema armonizzato e interoperabile, in cui gli operatori digitali possano agire con certezza giuridica e gli utenti, soprattutto i più vulnerabili, possano accedere in modo sicuro e trasparente ai servizi online.
Identità digitale e cittadinanza: sicurezza, inclusione e fiducia nel digitale
L’identità digitale non è più soltanto un mezzo tecnico per accedere a contenuti o effettuare transazioni: si configura come uno strumento chiave di cittadinanza digitale, soprattutto per le nuove generazioni. La Commissione Europea, attraverso queste misure, mira a garantire che bambini e adolescenti possano usufruire del mondo online in modo sicuro, equo e consapevole, tutelando al contempo i loro diritti fondamentali.
L’identità verificata, protetta da meccanismi di privacy by design, diventa il nuovo standard per una partecipazione digitale responsabile. Il successo di questa trasformazione dipenderà dalla collaborazione strutturata tra istituzioni pubbliche, operatori tecnologici, famiglie e società civile. Solo con un impegno multilivello sarà possibile affermare un modello europeo capace di coniugare etica, innovazione e competitività nel lungo periodo.