Energia e geopolitica: l’Asia punta sul gas e petrolio USA per riequilibrare la bilancia commerciale e allentare la pressione dei dazi

RedazioneRedazione
| 18/04/2025
Energia e geopolitica: l’Asia punta sul gas e petrolio USA per riequilibrare la bilancia commerciale e allentare la pressione dei dazi

Indonesia, India, Pakistan, Thailandia e Taiwan intensificano le importazioni energetiche dagli Stati Uniti come leva strategica per evitare nuove misure protezionistiche. L’Alaska LNG Project emerge come hub geoeconomico nel Pacifico.

In un contesto di crescente instabilità commerciale, alimentato dalla nuova ondata di dazi imposti dall’amministrazione Trump, diversi Paesi asiatici stanno attuando una strategia energetica mirata: incrementare le importazioni di petrolio e gas dagli Stati Uniti per ridurre i propri surplus commerciali e, di conseguenza, evitare inasprimenti tariffari.

La mossa rappresenta un ribilanciamento geopolitico ed energetico che, se da un lato mira a contenere le tensioni bilaterali, dall’altro rafforza la posizione dell’energia americana – e in particolare del gas naturale liquefatto (LNG) – come asset strategico nelle relazioni transpacifiche.

Indonesia: 10 miliardi di dollari in più tra greggio e GPL

Secondo il ministro dell’Energia indonesiano Bahlil Lahadalia, Giacarta proporrà un incremento di 10 miliardi di dollari nelle importazioni di petrolio greggio e gas di petrolio liquefatto (GPL) dagli Stati Uniti. Il piano prevede l’aumento delle quote di importazione per entrambe le fonti energetiche, da includere nei negoziati bilaterali sui dazi.

Pakistan: acquisti mirati per 1 miliardo di dollari

Per la prima volta, Islamabad sta valutando l’acquisto diretto di greggio statunitense, in una quantità pari a quella attualmente importata da altri fornitori: circa 1 miliardo di dollari in valore energetico complessivo. L’obiettivo è compensare il deficit commerciale e ridurre l’impatto delle nuove tariffe doganali.

India: eliminazione dei dazi su LNG, etano e GPL USA

Il governo indiano sta considerando l’abolizione dei dazi di importazione sul gas naturale liquefatto, sull’etano e sul GPL provenienti dagli Stati Uniti, nel tentativo di facilitare l’espansione delle importazioni e calmierare la bilancia commerciale con Washington.

La strategia si estende anche al piano industriale: GAIL India Ltd ha emesso una manifestazione d’interesse per acquisire fino al 26% di un progetto LNG negli Stati Uniti, legato a un contratto di fornitura della durata di 15 anni.

Thailandia: +15 milioni di tonnellate di LNG entro il 2040

Bangkok ha confermato l’intenzione di importare oltre 15 milioni di tonnellate di LNG statunitense in un orizzonte di 15 anni, a partire dal 2026. A ciò si aggiunge un nuovo contratto per ulteriori 1 milione di tonnellate nei prossimi cinque anni, nonché 400.000 tonnellate di etano per un valore stimato di 100 milioni di dollari.

Alaska LNG: 44 miliardi di dollari per un corridoio strategico nel Pacifico

Fulcro della strategia energetica statunitense nell’area indo-pacifica è il progetto LNG in Alaska, da 44 miliardi di dollari, che prevede la costruzione di un gasdotto di 1.300 km dal nord dell’Alaska fino alla costa meridionale, con successiva esportazione di gas naturale liquefatto verso Giappone, Corea del Sud e Taiwan.

  • Taiwan ha già firmato un accordo con la Alaska Gasline Development Corp, sia per l’acquisto di LNG che per un investimento diretto nel progetto
  • Il Giappone, attraverso Mitsubishi Corp, sta studiando un possibile ingresso, con delegazioni al lavoro sul dossier
  • La Corea del Sud ha avviato colloqui esplorativi con l’amministrazione statunitense, valutando un ruolo operativo nel progetto.

Una mossa multipolare: energia come leva geopolitica

L’improvvisa accelerazione asiatica sugli acquisti di LNG e greggio USA riflette una più ampia ridefinizione degli equilibri energetici globali. La volontà di alcuni Paesi asiatici di ribilanciare le relazioni commerciali attraverso l’energia dimostra come le materie prime energetiche non siano più solo asset industriali, ma anche strumenti diplomatici e geopolitici.

Allo stesso tempo, per gli Stati Uniti, l’espansione delle esportazioni energetiche rappresenta non solo una valvola di sfogo per l’offerta interna in eccesso, ma anche una leva di pressione strategica nei negoziati commerciali multilaterali.

Energia, da asset industriale a strumento di diplomazia multilaterale

Le iniziative di Indonesia, India, Pakistan, Thailandia e Taiwan configurano una convergenza strutturale verso l’energia USA come strumento di compensazione commerciale, sicurezza energetica e leva diplomatica. L’amministrazione Trump, nel rinnovare il paradigma tariffario globale, ha innescato una risposta orientata non solo alla sopravvivenza economica, ma anche alla riconfigurazione delle supply chain energetiche internazionali.

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