Così come le automobili stanno diventando autonome, anche le reti devono evolvere nella stessa direzione. In un contesto digitale sempre più dinamico, la velocità non basta più. La vera trasformazione consiste nel modo in cui le reti si gestiscono da sole. Le reti autonome (Autonomous Networks, ANs) rappresentano oggi la risposta tecnologica più avanzata: infrastrutture capaci di auto-configurarsi, auto-ripararsi e prendere decisioni in tempo reale con un minimo intervento umano.
Concettualizzate per la prima volta dal TM Forum nel 2019, le ANs sono suddivise in cinque livelli di maturità. Si parte da un’autonomia assistita (Livello 1), per arrivare a un’autonomia completa (Livello 5), dove la rete è in grado di operare in modo indipendente in scenari complessi e dinamici. Secondo la TM Forum Autonomous Networks Survey 2024, un numero crescente di operatori globali punta a raggiungere i livelli 3 e 4 entro il 2030. In Europa, la maggior parte degli operatori si trova ancora in transizione tra i livelli 2 e 4—un momento cruciale che richiede visione strategica, investimenti mirati e una leadership coordinata.
Operatori europei come Deutsche Telekom, Vodafone, Orange e Telefónica hanno già avviato progetti strutturati per abilitare le ANs. Deutsche Telekom sta integrando digital twin e AI predittiva per ottimizzare la gestione della rete. Vodafone, in collaborazione con Nokia e TM Forum, sta sperimentando agenti intelligenti capaci di disattivare dinamicamente le porzioni di rete inutilizzate durante le ore a basso traffico. Orange punta su un’architettura cloud-native, mentre Telefónica testa lo slicing 5G per applicazioni industriali e PMI.
Tuttavia, questi sforzi restano frammentati. Le reti autonome non figurano ancora tra le priorità esplicite dei principali programmi europei, come Digital Europe o CEF Digital. Ciò che serve è una visione europea condivisa per l’autonomia infrastrutturale. Un passo concreto sarebbe includere le ANs nel prossimo aggiornamento della strategia “Decennio Digitale 2030”, fissando obiettivi chiari e risorse dedicate per la sperimentazione, la standardizzazione e la diffusione su scala industriale.
In Cina, l’adozione delle reti autonome è già in fase avanzata. China Mobile ha attivato otto scenari di rete autonoma di livello 4, tra cui il provisioning on-demand di reti private e la gestione predittiva del traffico urbano. China Unicom e China Telecom hanno implementato strumenti di orchestrazione AI-based per reti gigabit e servizi verticali, dalle smart city alla sanità. Lì, l’autonomia non è più un obiettivo futuro, ma uno standard operativo emergente.
Anche gli operatori americani stanno facendo passi importanti. AT&T ha sviluppato “Network AI”, un sistema di analisi in tempo reale dei dati di rete per allocare risorse e prevenire congestioni, specialmente durante eventi ad alta intensità. Verizon impiega tecnologie SON (Self-Organizing Networks) e AI edge per orchestrare servizi critici come mobilità autonoma e robotica industriale. T-Mobile US, in collaborazione con Google Cloud e AWS, ha ridotto drasticamente i tempi di provisioning grazie a un’infrastruttura orchestrata in cloud e potenziata da machine learning. Negli Stati Uniti, l’approccio è meno centralizzato rispetto alla Cina, ma fortemente orientato alla scalabilità, modularità e integrazione cloud-AI.
Nel cuore delle ANs troviamo l’intelligenza artificiale. Il TM Forum distingue tre categorie di agenti AI: Assistant, Monitor e Agent. Mentre i primi due assistono e ottimizzano, l’AI Agent è in grado di agire in autonomia. Entro il 2031, questi agenti dovrebbero raggiungere un livello di maturità pari a 4,46 su 5, diventando così elementi centrali dell’operatività delle reti. Questa evoluzione non è solo tecnica: è anche culturale e organizzativa. Gli operatori stanno passando da modelli verticali, ingegneristici, a strutture guidate dai dati e dall’intelligenza, capaci di prendere decisioni in tempo reale.
Le ANs abilitano modelli Network-as-a-Service, pensati per settori verticali come sanità, logistica, manifattura e amministrazione pubblica. Telefónica e Orange stanno sperimentando piattaforme autonome per l’assistenza sanitaria nelle aree rurali e per la digitalizzazione delle PMI. Deutsche Telekom sviluppa moduli AI predittivi per applicazioni industriali in 5G. Negli Stati Uniti, AT&T e Verizon offrono già API programmabili e orchestrazione dinamica alle imprese e alle città. In Europa, questo approccio potrebbe diventare un moltiplicatore di digitalizzazione competitiva, a condizione che venga adottato su scala.
Per competere, l’Europa deve affrontare sfide fondamentali: interoperabilità, protezione dei dati, trasparenza algoritmica e auditabilità. Ma ha anche un vantaggio distintivo: può costruire reti autonome affidabili, spiegabili e conformi a un modello etico. L’AI Act, il Digital Services Act e la tradizione europea in materia di sicurezza e diritti digitali offrono un quadro regolatorio solido per farlo.
L’Europa dispone dell’infrastruttura, del talento e degli attori industriali per guidare questa trasformazione. Ma mentre la Cina accelera e gli Stati Uniti scalano, l’indecisione potrebbe costarci molto cara.
Le reti autonome sono il prossimo capitolo della sovranità digitale europea. Se non lo scriviamo noi, lo scriveranno altri.