In questi tempi di “guerra mondiale a pezzi”, come l’ha definita con acume Papa Francesco, i campi di battaglia non sono soltanto quelli in cui i soldati e i civili purtroppo muoiono, come accade in Ucraina, a Gaza o in Siria, ma anche quelli nei quali avvengono le guerre economiche e le guerre tecnologiche. E questi ultimi ambiti di conflitto mondiale non sono meno importanti e dirompenti dei primi.
L’enorme guerra mondiale dei dazi che il presidente Trump ha scatenato sta rimodellando le economie del mondo. Il recentissimo accordo con l’UE potrebbe non veder finire questo conflitto commerciale tra le due sponde dell’Atlantico che nei precedenti settanta anni non avevano mai vissuto tensioni così forti. Allo stesso tempo, la guerra tecnologica non è di secondaria importanza e sta impegnando le grandi potenze mondiali che combattono tra loro quotidianamente per stabilire chi guiderà il futuro del mondo per mezzo dell’intelligenza artificiale.
Infatti, in questo conflitto tecnologico globale nel quale l’IA è diventata un primario fattore strategico, insieme allo sviluppo dei chip avanzati e all’accaparramento delle terre rare, il presidente USA è in prima fila con il coltello tra i denti contro la Cina e l’Europa con l’obiettivo di mantenere il predominio americano sullo sviluppo e sull’uso delle tecnologie digitali. Per esempio, gli Stati Uniti da tempo impongono restrizioni all’esportazione di componenti hardware ad alte prestazioni, come le GPU (graphical processing unit) più avanzate, con lo scopo di limitare la possibilità della Cina, dell’Iran e di altre nazioni, di accedere a queste tecnologie critiche.
L’ultimo atto di questa guerra è stato annunciato nei giorni scorsi, senza che abbia avuto la giusta attenzione della grande stampa che soltanto con il tempo comprenderà i suoi effetti strategici. Si tratta del piano strategico con un titolo molto chiaro: “Vincere la corsa, Piano d’Azione Americano per l’IA”; un documento di 28 pagine che la Casa Bianca ha reso pubblico nei giorni scorsi. Il messaggio del presidente sulla prima pagina del piano non lascia dubbi sugli obiettivi: «Mentre i nostri concorrenti globali gareggiano per sfruttare queste tecnologie, è un imperativo di sicurezza nazionale per gli Stati Uniti raggiungere e mantenere un dominio tecnologico globale indiscusso e incontrastato. Per garantire il nostro futuro, dobbiamo sfruttare appieno il potenziale dell’innovazione americana.»
Il Piano chiarisce che gli Stati Uniti sono impegnati in una corsa per raggiungere il dominio globale nell’intelligenza artificiale: «Chiunque dispone del più ampio ecosistema di IA definirà gli standard globali dell’IA e ne trarrà ampi benefici economici e militari.» Il riferimento agli impatti militari dell’intelligenza artificiale non è affatto marginale e in diversi scenari di guerra – vedi i droni e i robot sul terreno in Ucraina e l’IA usata dall’esercito israeliano a Gaza – queste tecnologie sono sperimentate e usate sempre più intensamente.
Il Piano d’Azione americano per l’IA si basa su tre elementi principali: innovazione, infrastrutture, diplomazia e sicurezza internazionale. Trump chiarisce che gli Stati Uniti devono innovare più rapidamente e in modo più completo rispetto ai concorrenti nello sviluppo e nella distribuzione di nuove tecnologie di IA in ogni settore e “smantellare le barriere normative inutili” che ostacolano il settore privato. Questa ultima parte sembra scritta dai grandi capitalisti digitali della Silicon Valley con i quali Trump ha stabilito una forte alleanza che gli scontri con Elon Musk non hanno scalfito.
Per favorire le Big Tech USA, fin dal primo giorno Trump ha revocato gli ordini dell’amministrazione Biden e in questo piano chiarisce che bisogno rimuovere controlli e vincoli burocratici sullo sviluppo e la commercializzazione dei sistemi di IA. Questo si unisce alla battaglia sotterranea ma strategica in atto una con l’Unione Europea che vuole far rispettare le leggi europee alle grandi piattaforme online USA e spesso impone loro pagamenti di alte multe che Trump ha sempre avversato.
In questa guerra tecnologica l’amministrazione USA ci mette anche l’ideologia trumpiana: «Dobbiamo far affermare l’intelligenza artificiale americana – dai nostri semiconduttori avanzati ai nostri modelli fino alle nostre applicazioni – come lo standard aureo per l’IA a livello mondiale e garantire che i nostri alleati si basino sulla tecnologia americana.»
Secondo il piano di Trump, i sistemi di IA devono essere liberi da “pregiudizi ideologici ed essere progettati per perseguire la verità oggettiva” quando gli utenti cercano informazioni o analisi concrete. Questo è detto da un presidente che nella campagna elettorale della sua prima candidatura fu la causa dello scandalo di Cambridge Analytica per la manipolazione a scopi elettorali di milioni di utenti americani su Facebook.
Ad ulteriore chiarimento degli obiettivi strategici e di supremazia del piano nel settore delle tecnologie dell’IA, l’introduzione al documento firmata anche da Marco Rubio, in qualità di assistente del presidente per la sicurezza nazionale, usa il tipico stile enfatico trumpiano per annunciare una quasi dichiarazione di guerra: «L’obiettivo del Piano d’Azione è … realizzare la visione del Presidente di un dominio globale dell’intelligenza artificiale. La corsa all’IA è un compito dell’America, e questo Piano d’Azione è la nostra tabella di marcia per la vittoria.»
Sicuramente a Bruxelles e a Pechino, e in qualche altra capitale mondiale, hanno ricevuto il messaggio forte e chiaro e staranno studiando attentamente questo Piano d’Azione. I prossimi mesi ci diranno quale piega prenderà questa la guerra tecnologica globale annunciata senza alcuna ambiguità diplomatica da parte del presidente USA.