«Perché il futuro dell’euro si compia, l’Europa deve rafforzare tre pilastri fondamentali: credibilità geopolitica, resilienza economica e integrità giuridica e istituzionale» Christine Lagarde, Presidente della BCE
Non può esservi né piena credibilità internazionale, né effettiva resilienza economica, né autentica integrità istituzionale, senza una profonda armonizzazione normativa e istituzionale tra gli Stati membri. L’Europa continua a presentarsi al mondo come un gigante regolamentare ma politicamente frammentato, una potenza economica senza proiezione strategica, un mercato comune privo di un vero diritto comune. E questo la espone a ogni crisi, la rende vulnerabile alle pressioni esterne, e le impedisce di esercitare appieno quella “sovranità europea” di cui tanto si parla ma che, nei fatti, resta incompiuta. Tra le proposte più rilevanti che è possibile leggere e che trovano pieno riscontro anche nelle analisi della Commissione e della BCE – vi è l’urgenza di dare finalmente corpo al Mercato Unico dei Capitali (CMU) e al Mercato Unico degli Strumenti Finanziari (MUSF). Questi due pilastri non sono semplici ambizioni tecnocratiche, ma condizioni fondamentali per alimentare la crescita economica, attrarre investimenti, sostenere le imprese e garantire stabilità al sistema finanziario europeo.
Eppure, il completamento di questi mercati è oggi ostacolato da una frammentazione giuridica che appare ormai insostenibile. In assenza di un Codice Civile e Commerciale europeo e di un Testo Unico Finanziario armonizzato, i capitali non circolano liberamente, le transazioni sono gravate da costi e incertezze, e le imprese europee sono meno competitive rispetto alle controparti statunitensi o cinesi. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: l’UE continua a dipendere da capitali extraeuropei, nonostante il suo potenziale economico aggregato. La semplificazione invocata non deve spaventare i giuristi più attenti all’equilibrio dei sistemi: non significa deregolamentare o svuotare le tutele, ma eliminare contraddizioni, ridondanze, ambiguità, rafforzando la certezza del diritto e la coerenza delle norme. È ciò che ogni investitore richiede, è ciò che ogni cittadino merita: sapere con chiarezza quali sono i suoi diritti, i suoi doveri, le sue tutele, a prescindere dal Paese in cui si trova.
In questo scenario, l’avvento della GenAI (Intelligenza Artificiale Generativa) potrebbe rappresentare un’opportunità formidabile. Oggi è tecnicamente possibile sviluppare modelli in grado di comparare, razionalizzare e armonizzare corpora normativi su scala continentale, evidenziando affinità, divergenze e incompatibilità. Ma l’innovazione tecnologica, da sola, non basta: serve una volontà politica, un’architettura decisionale che superi i veti nazionali e le inerzie burocratiche. E questo ci porta al cuore della questione.
Se davvero si vuole rafforzare la posizione del euro come valuta globale, come richiesto da Lagarde, e garantire all’Unione una voce univoca nelle crisi geopolitiche, non si potrà evitare il tema della revisione dei Trattati e dell’avvio di un processo costituente per una Carta fondamentale europea. Una Costituzione che non neghi le identità nazionali, ma le superi in una sintesi più alta, rispettosa del principio di sussidiarietà e capace di istituire una governance multilivello stabile, efficiente e democratica. Il vecchio metodo funzionalista, fatto di piccoli aggiustamenti incrementali, non è più sufficiente. In un mondo che si decarbonizza, si arma, si digitalizza e si polarizza, l’Europa deve scegliere se restare una confederazione incompiuta o diventare un soggetto politico vero. Le riforme richieste per il post-2027 – in materia di coesione, agricoltura, energia, difesa, ricerca, politiche sociali e ambientali – devono essere affrontate con uno spirito costituente, non con l’ennesima “riforma tecnica”.
Costruire un’Europa forte e coesa non è solo un problema di architettura istituzionale, ma di identità condivisa. La fiducia – come dimostra la teoria monetaria – non è un concetto astratto, ma un bene comune che si fonda su regole chiare, istituzioni credibili e una visione collettiva del futuro. Se vogliamo che i cittadini europei, le imprese, i partner globali e gli investitori credano nel progetto europeo, dobbiamo prima di tutto dimostrare di crederci noi. E questo significa, oggi più che mai, avere il coraggio della chiarezza, della semplificazione, dell’unificazione giuridica e della riforma federale. Non per ideologia, ma per necessità storica. Non per sogno, ma per sopravvivenza.