I dati cerebrali sono ormai la fase più avanzata nella ricerca dei dati. Queste informazioni estratte dal cervello umano stanno diventando una merce molto richiesta nell’enorme mercato multimiliardario dei dati digitali.
Mentre siamo nel turbinio della battaglia tra USA e Cina per il predominio sull’intelligenza artificiale, può essere utile comprendere quanto siano ormai estesi l’impatto e la pervasività dei dispositivi digitali nella vita intima delle persone.
In questi giorni il Garante per la protezione dei dati personali si sta occupando della piattaforma di IA generativa cinese DeepSeek per limitare il trattamento che fa dei dati dei cittadini italiani.
Ma vale la pena anche porre attenzione ad alcune iniziative che in tema di dati molto personali arrivano dagli Stati Uniti.
La protezione dei dati cerebrali negli USA
Nella primavera dello scorso anno, il Colorado è stato il primo Stato degli USA a modificare la sua legge sulla privacy per includere la protezione dei dati celebrali, quelli provenienti dal cervello umano.
In questi ultimi mesi il Parlamento del Minnesota sta lavorando a un disegno di legge per proteggere i dati del cervello dei suoi cittadini, mentre la California il 28 settembre scorso ha approvato un emendamento al suo Consumer Privacy Act per includere la protezione dei dati del cervello umano tra le “informazioni personali sensibili”.
I cittadini della California potranno negare alle aziende che producono dispositivi e sistemi nel settore delle neurotecnologie di condividere o di vendere le informazioni che questi dispositivi raccolgono dal loro cervello.
Potranno richiedere, inoltre, di conoscere quali dati un’azienda detiene e quindi chiedere la loro correzione o cancellazione.
Dispositivi per leggere i dati cerebrali
Queste iniziative legislative si stanno realizzando perché molte aziende nel settore delle neurotecnologie digitali hanno creato dispositivi e prodotti hardware e software per leggere, raccogliere, interpretare ed elaborare dati provenienti dal cervello degli utenti che usano quei sistemi.
E’ necessario che oltre ai chip che vengono impiantati nel cervello di persone con disabilità come Telepathy, prodotto da Neuralink, l’azienda di proprietà di Elon Musk, i dispositivi di livello consumer che ‘leggono’ i segnali celebrali della nostra mente sono molti e facilmente disponibili.
Ad esempio, la fascia Muse viene realizzata e venduta per migliorare la pratica della meditazione. Utilizzando quattro sensori che leggono i segnali dell’attività cerebrale, Muse converte il segnale dell’elettroencefalogramma in segnale audio che viene inviato all’utente tramite le cuffie.
Telepathy e Muse
Prodotti come Telepathy e Muse sono sistemi realizzati per aiutare le persone a far interagire il loro cervello con un computer e, quindi, sono in grado di interpretare i segnali celebrali e tradurli in comandi comprensibili per la macchina.
Questi dispositivi non possono accedere a tutti i pensieri di una persona, ma sono in grado di comprenderne alcuni attraverso l’analisi delle attività cerebrali associate a determinate intenzioni.
Gli algoritmi di intelligenza artificiale applicati ai dati celebrali fanno il resto.
Oggi si può affermare che questi sistemi offrono un accesso parziale a una parte dei pensieri di una persona.
Questi pensieri diventano dati che vengono memorizzati, elaborati ed usati per comprendere diverse cose sui singoli e su gruppi di persone.
Alcune aziende sono anche interessate a venderli, mentre altre potrebbero farne un uso molto pericoloso.
I sistemi neuro-digitali
I sistemi neuro-digitali vengono venduti per aiutare la meditazione, migliorare la concentrazione, l’umore e le capacità di apprendimento.
Per farlo, anche tramite le loro app, raccolgono dati cerebrali che sono molto preziosi perché possono essere usati per capire su cosa riflettiamo, che capacità cognitive e che intenzioni abbiamo, quali emozioni proviamo durante un’attività, un dialogo o semplicemente mentre dormiamo.
Queste informazioni estratte dal cervello umano stanno diventando una merce molto richiesta nell’enorme mercato multimiliardario dei dati digitali.
Sono, infatti, in tanti quelli interessati a trasformare i segnali dei nostri pensieri in una ricca fonte di guadagno.
Il lavoro della Neurorights Foundation
La rivista Focus qualche mese fa ha segnalato che la Neurorights Foundation, un gruppo promotore di azioni legislative per proteggere i dati cerebrali delle persone nel mondo, ha analizzato i documenti di trenta aziende produttrici concludendo che quasi tutte risultano avere pieno accesso ai dati celebrali delle persone raccolti tramite i loro dispositivi senza limitazioni particolari.
Più della metà di esse chiede e ottiene il consenso dei clienti per condividere i loro dati con terze parti.
Purtroppo, questo accade anche perché la gran parte di questi dispositivi neuro-tecnologici non vengono venduti come dispositivi medici e, quindi, il loro uso non è ben regolamentato, così le aziende possono raccogliere e vendere dati molto intimi dei loro clienti.
Queste nuove leggi che si stanno approvando in diversi Stati americani servono proprio per proteggere questi dati molto personali e reconditi dei cittadini, evitando di farli diventare merce preziosa e limitando i loro potenziali usi impropri e gli enormi rischi che ne discendono per i diritti e le libertà dei singoli e della società.
Il GDPR e i dati cerebrali
Nell’Unione Europea la protezione dei dati è affidata al Regolamento generale sulla protezione dei dati (il cosiddetto GDPR), che, pur essendo un regolamento estremamente dettagliato, non menziona esplicitamente i dati “neurali” o “celebrali”, perché al momento della sua approvazione, nel 2016, queste tecnologie erano ancora agli albori e non erano così diffuse come lo stanno diventando adesso.
Tuttavia, il GDPR si applica anche ai dati celebrali perché questi certamente ricadono tra i dati personali da proteggere.
Non si può escludere che futuri emendamenti al GDPR non debbano essere introdotti per definire meglio come proteggere i dati che le macchine possono ottenere dal cervello dei cittadini dell’UE.
Tutto questo potrà servire per evitare che si apra un nuovo grande mercato in cui si venderanno gli stati mentali, i sentimenti e i pensieri delle persone.
Potrà servire per scongiurare la possibilità di trovarsi a vivere in un distopico futuro, non molto lontano, nel quale si potrebbe realizzare una inedita e agghiacciante “neurosorveglianza di massa”.