Eurostack, il Progetto UE che non decollerà. Cos’è e perché non è applicabile

| 27/01/2025

I costi insostenibili del progetto europeo, pensato in una logica top-down e la strada obbligata dei governi europei (compreso il nostro), che dovrebbero sostenere le iniziative dal basso, dai territori e dai poli di aggregazione.

Cos’è l’Eurostack?

L’Eurostack è una proposta di politica industriale finalizzata a creare un’infrastruttura tecnologica interamente europea, progettata per ridurre la dipendenza dell’Unione Europea da aziende tecnologiche statunitensi come Alphabet, Amazon, Apple, Microsoft, Meta e Nvidia.
L’idea nasce dall’esigenza di garantire maggiore autonomia digitale e sicurezza, attraverso la costruzione di tecnologie pubbliche, non profit e collettivamente gestite.
Questo ecosistema includerebbe piattaforme digitali, infrastrutture cloud, software e servizi che replicano le funzionalità offerte dai colossi statunitensi, ma sviluppati e controllati interamente in Europa.
L’obiettivo dichiarato è creare una tecnologia conforme ai valori europei, come la protezione dei dati personali, la sovranità digitale e il supporto alle imprese locali, eliminando la dipendenza da tecnologie estere che potrebbero rappresentare rischi economici o geopolitici.

I punti critici dell’Eurostack

E ora vediamo quali sono i punti critici dell’Eurostack e perché non è facilmente applicabile. In particolare:

  • Costi Insostenibili. Creare un ecosistema come l’Eurostack richiederebbe oltre 5 trilioni di euro, una cifra superiore al PIL di molti Stati europei e 25 volte il budget annuale dell’UE. Solo la componente di ricerca e sviluppo (R&D) costerebbe oltre 1,6 trilioni di euro, mentre la spesa per infrastrutture e attrezzature ammonterebbe a 3,44 trilioni di euro. Questa scala di investimento sarebbe insostenibile per i governi europei, comportando un peso fiscale enorme e una possibile riduzione di risorse destinate a settori più strategici.
  • Duplicazione di Tecnologie Esistenti. Investire così massicciamente in un progetto che mira a replicare tecnologie già disponibili sul mercato (come motori di ricerca o social media) rischia di essere uno spreco di risorse. La domanda del mercato europeo per queste tecnologie alternative non è chiara e, nella maggior parte dei casi, i consumatori continuano a preferire i servizi già offerti dalle aziende americane.
    L’Europa dovrebbe far pesare non tanto il principio della sovranità digitale, quanto quello della difesa strategica delle informazioni nazionali (che includono anche le informazioni relative ai cittadini e le informazioni delle pubbliche amministrazioni.
  • Mancanza di Flessibilità e Innovazione. Progetti analoghi guidati da politiche governative, come Gaia-X (cloud europeo) o il progetto Human Brain, hanno mostrato che un approccio centralizzato e burocratico spesso manca di agilità e capacità di competere con attori privati. Inoltre, l’Eurostack rischierebbe di soffrire degli stessi problemi: ritardi, sovra-regolamentazione e mancanza di risultati tangibili a breve-medio termine.
  • Risorse Umane Limitate. Le grandi aziende tecnologiche americane impiegano centinaia di migliaia di ingegneri per sviluppare e mantenere le loro piattaforme. Duplicare un simile ecosistema richiederebbe una forza lavoro qualificata che, in Europa, potrebbe essere più produttiva lavorando su tecnologie emergenti, piuttosto che su sistemi già esistenti.
  • Rischi di Scarsa Adozione. La spinta per tecnologie dedicate a sistemi ed applicazioni già esistenti potrebbe non incontrare un’ampia domanda di mercato. Se i consumatori e le aziende non trovano valore aggiunto in queste soluzioni, l’Eurostack sarebbe insostenibile senza continui sussidi pubblici.
  • Esperienze Passate Fallimentari. La storia europea è costellata di iniziative tecnologiche ambiziose che non hanno raggiunto gli obiettivi prefissati. Progetti come Quero (motore di ricerca alternativo a Google) o Ariane (programma spaziale europeo) hanno dimostrato i limiti di approcci top-down, con costi elevati e risultati non competitivi rispetto ai concorrenti privati extraeuropei.

Conclusione

Sebbene l’idea dell’Eurostack parta da un obiettivo ben condivisibile – garantire autonomia, indipendenza e sovranità digitale europea – il progetto appare poco realistico a causa dei costi enormi, delle difficoltà pratiche e della mancanza di una chiara domanda di mercato. Piuttosto che replicare tecnologie esistenti, l’Europa dovrebbe concentrarsi su aree emergenti come l’intelligenza artificiale, il calcolo quantistico e le tecnologie sostenibili, creando un ecosistema che favorisca l’innovazione e la crescita di nuove imprese.
Infine, sarebbe molto più utile che i singoli governi adottassero scelte di tutela e protezione delle imprese innovative nazionali, facilitando il loro rapporto con le università, perché è lì che si fa ricerca.
E questo è quello che dovrebbe fare anche il governo Meloni, considerando il numero sempre più ristretto di imprese innovative italiane e comunque il livello di buona qualità delle nostre università e centri di ricerca.
Se vogliamo usare le tecnologie in modo che esaltino valori europei come la protezione dei dati personali, la sovranità digitale e il supporto alle imprese locali, per ridurre la dipendenza da tecnologie estere che potrebbero rappresentare rischi economici o geopolitici, allora dovremo fare altro.
La sovranità digitale europea si ottiene investendo nelle tecnologie di domani e guardando al futuro, piuttosto che cercando di duplicare quelle di oggi.

E’ possibile approfondire ulteriormente l’argomento leggendo il report “Creating a european Tech Stack could cost over 5 trillion Euros”

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