Auto elettriche e robot umanoidi: il futuro è già iniziato (ma l’Europa rischia di restare a guardare)

| 28/05/2025

L’auto elettrica è solo il primo passo di una rivoluzione industriale che porterà a veicoli intelligenti, connessi e autonomi — la base tecnologica da cui nasceranno i robot umanoidi del futuro. Anche se l’Europa decidesse oggi, per assurdo, di vietare le auto elettriche, questo non salverebbe affatto i produttori europei. Non illudiamoci: non si tratta di una moda passeggera o di una tendenza ideologica. L’auto elettrica rappresenta il primo passo, inevitabile e irreversibile, verso una rivoluzione ben più profonda che riguarda la mobilità e l’intera industria tecnologica.

Basti pensare all’evoluzione dei telefoni cellulari: da semplici strumenti per telefonare sono diventati piattaforme intelligenti che hanno trasformato comunicazione, lavoro e vita quotidiana. Lo stesso sta accadendo con l’auto. Tra pochi anni vedremo veicoli con batterie da oltre 1.200 chilometri di autonomia e tempi di ricarica di pochi minuti. Non si parlerà più di compromessi, ma di un netto superamento delle prestazioni delle auto tradizionali, sia in termini di efficienza che di sostenibilità, comfort e sicurezza.

La corsa globale non si ferma: Europa in ritardo

Anche se l’Europa volesse rallentare questa transizione, il resto del mondo andrebbe avanti. I grandi produttori cinesi, americani e asiatici stanno investendo miliardi per affermare la propria leadership nella nuova mobilità. Secondo il Global EV Outlook 2024 dell’International Energy Agency, entro il 2035 le vendite globali di auto elettriche leggere supereranno i 60 milioni di unità, rappresentando oltre la metà del mercato automobilistico globale. La Cina, da sola, già oggi rappresenta oltre il 60% delle vendite mondiali di veicoli elettrici. Ignorare questa tendenza significherebbe autoescludersi da un mercato in piena espansione.

Neutralità tecnologica: mito o realtà?

C’è chi invoca la “neutralità tecnologica”, auspicando che alternative come l’idrogeno, i carburanti sintetici o i biocarburanti avanzati possano avere pari dignità rispetto all’elettrico. In teoria, è un’idea affascinante. In pratica, oggi queste soluzioni non sono in grado di competere su larga scala con l’auto elettrica per ragioni ben precise: l’efficienza energetica, i costi, le infrastrutture, la maturità tecnologica e l’impatto ambientale.

Efficienza: l’elettrico e’ nettamente superiore

Dal punto di vista dell’efficienza, l’auto elettrica a batteria è nettamente superiore. Utilizza tra il 70% e l’80% dell’energia immessa per il movimento. Le auto a idrogeno, invece, si fermano al 20%-30% a causa delle perdite nei processi di produzione, compressione e conversione. Ancora più basse le performance degli e-fuel, con un’efficienza tra il 10% e il 15%. In sostanza, per percorrere gli stessi chilometri con idrogeno o carburanti sintetici serve molta più energia rinnovabile.

Anche i costi sono ancora proibitivi. L’idrogeno verde, quello prodotto da fonti rinnovabili tramite elettrolisi, costa tra i 4 e i 10 euro al chilo. Gli e-fuel hanno costi fino a 5-8 volte superiori rispetto alla benzina. I biocarburanti avanzati, se prodotti in modo sostenibile, sono scarsi e comunque più cari dell’elettricità.

Infrastrutture: un altro grande ostacolo

Le infrastrutture sono un altro ostacolo. In Europa ci sono ormai decine di migliaia di colonnine per la ricarica elettrica e la rete cresce costantemente. Le stazioni a idrogeno, invece, sono poche centinaia e ogni impianto può costare fino a due milioni di euro. Per gli e-fuel e i biocarburanti manca ancora una produzione industriale diffusa.

Anche il mercato attuale parla chiaro. Le auto elettriche sono già realtà: milioni di veicoli sono in circolazione, con un’offerta sempre più ampia e competitiva. Le auto a idrogeno sono poche, con appena due o tre modelli disponibili. Gli e-fuel, infine, non costituiscono una categoria industriale autonoma: sono carburanti per motori termici modificati, ma la filiera non è ancora matura.

Mercato reale vs. sperimentazione. I conti non sempre tornano

Quanto alla sostenibilità ambientale, l’auto elettrica, se alimentata da energie rinnovabili, ha emissioni locali nulle e un impatto ambientale molto contenuto. L’idrogeno è davvero green solo se prodotto da fonti rinnovabili, ma oggi la maggior parte è ancora “grigia”, derivata dal gas naturale. Gli e-fuel emettono CO2 allo scarico, anche se in teoria la stessa viene riassorbita durante la produzione. I biocarburanti, infine, possono avere impatti negativi sull’uso del suolo e sulla biodiversità, se non gestiti con criteri molto rigorosi.

Ma l’auto elettrica non è il punto di arrivo, bensì il punto di partenza. Siamo alle porte di una rivoluzione ben più ampia, in cui veicoli intelligenti, connessi e autonomi diventeranno la nuova normalità. Le stesse aziende che oggi producono auto elettriche saranno presto leader nella guida autonoma e nelle reti urbane intelligenti. E non solo: saranno anche protagoniste di un altro settore emergente, quello della robotica umanoide.

Aziende come Tesla, BYD, Xiaomi o Nio stanno già investendo in robot umanoidi, sfruttando le competenze maturate nello sviluppo di sensori, sistemi di intelligenza artificiale e interfacce uomo-macchina. Tesla prevede di produrre un milione di unità del robot “Optimus” entro il 2029, e secondo Goldman Sachs il mercato globale dei robot umanoidi potrebbe superare i 150 miliardi di dollari l’anno entro il 2035.

Dalle auto intelligenti ai robot umanoidi

Ma questi robot non saranno confinati alle fabbriche. Saranno venduti al grande pubblico e utilizzati in casa, nelle scuole, nei negozi. Potranno assistere gli anziani, aiutare i bambini con l’apprendimento, svolgere compiti domestici o garantire la sicurezza quando siamo assenti. In Cina e Giappone esistono già prototipi in grado di fornire informazioni ai clienti nei centri commerciali o guidare i visitatori nei musei e negli aeroporti.

Anche in Europa ci sono segnali promettenti. Progetti industriali come Northvolt per le batterie, le iniziative Stellantis e Renault sulle piattaforme EV, o i piani di CATL in Ungheria dimostrano che il continente ha ancora le competenze e le risorse per giocare un ruolo da protagonista, se saprà fare scelte coraggiose e coordinate.

L’Europa può ancora essere protagonista

Questa è la vera sfida che l’Europa deve affrontare. Non si tratta solo di passare dall’auto termica all’elettrica. Si tratta di scegliere se partecipare da protagonisti a una nuova rivoluzione industriale e tecnologica, o restare indietro. Secondo l’Associazione dei Costruttori Europei di Automobili, l’industria dell’auto rappresenta circa il 7% del PIL europeo e garantisce oltre 13 milioni di posti di lavoro. Perdere questo settore significa perdere una parte fondamentale dell’identità industriale del continente.

L’Europa deve dunque agire con urgenza e visione strategica. Servono investimenti massicci nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie chiave, incentivi alla produzione locale di batterie e semiconduttori, e politiche industriali che promuovano un mercato unico digitale e della mobilità. La transizione deve essere accompagnata da infrastrutture, formazione professionale e cooperazione internazionale.

Oggi la vera scelta non è tra auto elettriche e auto tradizionali. La vera scelta è tra futuro e passato. E il tempo per decidere sta finendo.

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