AI e telecomunicazioni: la falsa emergenza delle reti saturate

| 05/09/2025

Il dibattito sull’impatto dell’intelligenza artificiale sulle reti di telecomunicazione troppo spesso si riduce a un ritornello pigro: “le reti sono piene”. È uno slogan pensato per allarmare, non per informare. In realtà, questa narrazione distorce sia il quadro tecnico sia quello strategico. Se l’Europa vuole competere nell’era dell’AI, deve smettere di ossessionarsi con colli di bottiglia fantasma e iniziare a pensare seriamente a investimenti, modelli di business e competitività globale.

Un utile correttivo arriva dal recente sondaggio Ciena–Heavy Reading condotto a febbraio 2025 su 77 operatori a livello mondiale. I numeri sono sorprendenti: entro tre anni, secondo il 29% degli operatori l’AI potrebbe rappresentare oltre la metà del traffico sulle dorsali di lunga distanza, e secondo un ulteriore 52% almeno il 30%. Nelle reti metropolitane, il 18% prevede che l’AI supererà il 50% del traffico, e quasi la metà lo vede sopra il 30%.

Letti superficialmente, questi dati possono sembrare allarmanti. Interpretati correttamente, invece, indicano crescita e opportunità. Le reti — in particolare le dorsali ottiche — non sono tubi fragili pronti a scoppiare. Sono progettate con ridondanza, scalabilità e possibilità di espansione a lungo termine. La fibra, contrariamente ai titoli sensazionalistici, non si “riempie”: si scala. Tecnologie come il wavelength division multiplexing consentono di moltiplicare la capacità senza dover stendere un solo nuovo cavo.

Lo stesso sondaggio mostra che solo il 16% degli operatori considera le proprie reti “molto pronte” per il traffico AI. Ma, ben lontano dall’essere una crisi, questo riflette pianificazione prudente: il 39% afferma che le proprie reti sono “pronte ma con margini di miglioramento,” il 40% “parzialmente pronte,” e solo il 5% “non pronte affatto.” Non sono segnali d’allarme: sono segnali d’investimento.

E gli operatori stanno già agendo. Deutsche Telekom ha annunciato test di servizi a 400G pensati per i carichi di lavoro AI delle imprese. Telefónica ha spostato capitale verso i wavelength services, offrendo canali dedicati a 100G e 400G a clienti ad alta intensità di dati. Quasi la metà degli intervistati nel sondaggio Ciena considera proprio questi servizi ultra-capaci — più che la dark fiber — il principale motore di crescita dei prossimi tre anni. È significativo che il 74% indichi i clienti enterprise, non solo gli hyperscaler, come la principale fonte di domanda AI.

Ed è qui il punto centrale: il traffico AI non è una catastrofe imminente ma un’opportunità commerciale. Parlare di reti “sature” è tecnicamente sbagliato e strategicamente avventato. Il vero rischio è che l’Europa, ancora una volta, resti intrappolata in un ciclo di allarmismo mentre Stati Uniti e Cina avanzano con strategie di investimento audaci. Il pericolo non è la saturazione delle reti — è la saturazione delle politiche, con troppa retorica e poca strategia di lungo termine.

Prendiamo il mobile. La congestione viene spesso citata, eppure il 5G è stato progettato proprio per la gestione dinamica dello spettro. Con il dynamic spectrum sharing, le reti auto-ottimizzanti e ora i risparmi energetici resi possibili dall’AI, gli operatori europei sono in grado di gestire molto più di quanto ammettano i catastrofisti. Nell’FTTH, il traffico medio per utente rimane modesto anche con streaming e lavoro da remoto. I dati semplicemente non supportano uno scenario di collasso.

Nel frattempo, l’AI stessa sta diventando un fattore di stabilità, non di stress: prevede i picchi, ridistribuisce i flussi, riduce la latenza e taglia i consumi energetici. Presentare l’AI come un vulcano pronto a eruttare significa ignorare la realtà di come essa già sostenga la resilienza.

Le implicazioni finanziarie contano. Gli investitori nelle telecomunicazioni hanno vissuto un decennio di margini compressi, basse valutazioni e costi di capitale in aumento. L’ondata dell’AI è un’opportunità per invertire questa tendenza — monetizzando la capacità attraverso servizi premium per le imprese invece di inseguire l’ARPU dei consumatori. Una politica europea che dipinge l’AI come “minaccia” rischia di scoraggiare proprio quegli investimenti di cui il settore ha bisogno.

La conclusione è chiara. Le reti europee non sono vicine all’implosione. Stanno evolvendo — ottiche, mobili e sempre più intelligenti. Il compito non è farsi prendere dal panico, ma canalizzare la domanda di AI in modelli di business sostenibili e aggiornamenti efficienti in termini di capitale.

Se ben gestita, la combinazione di dorsali in fibra scalabili, 5G potenziato dall’AI e servizi ad altissima capacità potrebbe trasformare la connettività europea in un punto di riferimento globale per resilienza ed efficienza. Sarebbe un’eredità molto migliore di un’altra tornata di slogan vuoti sulla saturazione.

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