Pechino risponde alle misure dell’UE con una stretta simmetrica: restrizioni ai fornitori europei nei contratti pubblici sanitari. In gioco reciprocità, accesso al mercato, catene di fornitura e diritto della concorrenza.
La Cina ha ufficialmente escluso le aziende europee dai contratti pubblici per dispositivi medici di valore superiore a 45 milioni di yuan (circa 6,3 milioni di dollari), in risposta alle recenti misure adottate dall’Unione Europea. La decisione, comunicata dal Ministero delle Finanze di Pechino, rappresenta l’ultima manifestazione delle crescenti tensioni tra le due maggiori economie mondiali in materia di commercio, sovranità tecnologica e protezionismo normativo.
Misure speculari in nome della reciprocità
Il provvedimento cinese arriva a meno di un mese dall’entrata in vigore delle restrizioni europee, che, il 19 giugno scorso, hanno sancito il primo utilizzo operativo dello Strumento Internazionale per gli Appalti (IPI), introdotto nel 2022. La norma europea prevede l’esclusione delle imprese cinesi da gare pubbliche superiori a 5 milioni di euro, nonché un limite del 50% all’utilizzo di componenti di origine cinese in forniture sovvenzionate.
In linea con la filosofia del principio di reciprocità, la Cina ha risposto imponendo misure equivalenti: le imprese europee non potranno partecipare a gare pubbliche cinesi nel settore dei dispositivi medici sopra la soglia dei 45 milioni di yuan e i fornitori extra-europei saranno vincolati a un limite del 50% di componentistica UE nelle proprie offerte.
Secondo il Ministero del Commercio cinese, “la Cina non ha altra scelta se non adottare misure restrittive reciproche”, denunciando “le nuove barriere protezionistiche” introdotte da Bruxelles. Resta tuttavia escluso dal divieto il prodotto finale realizzato da aziende europee, ma con impianti produttivi e capitale investito sul territorio cinese, un dettaglio che lascia spazio a una lettura strategica sul piano industriale e geopolitico.
Un mercato in tensione: appalti, innovazione e Made in China 2025
Le misure europee si basano su una dettagliata indagine condotta dalla Commissione Europea, che ha rilevato che l’87% di oltre 380.000 gare pubbliche cinesi tra il 2017 e il 2024 contenevano clausole discriminatorie nei confronti di dispositivi medici stranieri. L’indagine si inserisce nel contesto del piano strategico cinese Made in China 2025, che punta a una sostanziale autosufficienza tecnologica e all’incentivazione della produzione nazionale, con effetti diretti sull’accesso al mercato per gli operatori esteri.
Secondo Olof Gill, portavoce della Commissione Europea, “la Cina ha posto in essere pratiche che violano i principi di non discriminazione e parità di trattamento negli appalti pubblici”. Il ricorso all’IPI, in tal senso, rappresenta una svolta nell’approccio comunitario verso la protezione dell’industria europea nei settori strategici dell’innovazione e dell’alta tecnologia.
Ripercussioni su commercio, supply chain e diplomazia tecnologica
Il comparto dei dispositivi medici è uno dei settori chiave per l’economia e l’innovazione in Europa. Secondo Medtech Europe, la Cina rappresenta attualmente l’11% delle esportazioni UE nel settore e il 17% delle sue importazioni. La stretta cinese rischia di colpire in modo diretto le principali multinazionali europee della tecnologia medica, costringendo le imprese a rivedere le proprie strategie di accesso al mercato asiatico.
Parallelamente, l’escalation si inserisce in una cornice più ampia di conflitto commerciale tra UE e Cina, già attiva su altri dossier: dai dazi sulle auto elettriche alle indagini su presunti sussidi statali al brandy europeo. Il deficit commerciale UE-Cina, salito nel 2024 a oltre 357 miliardi di dollari, evidenzia un crescente squilibrio macroeconomico e una pressione strutturale sulla competitività industriale del Vecchio Continente.
Prospettive giuridiche e politiche industriali in transizione
L’attuale disputa tra Bruxelles e Pechino pone in rilievo una serie di questioni complesse sul piano giuridico e regolatorio:
- Conformità alle regole WTO: entrambe le misure rischiano di essere oggetto di contenzioso multilaterale per presunta violazione delle norme sulla non discriminazione e sull’accesso equo ai mercati pubblici
- Riforma della governance degli appalti globali: la vicenda sottolinea la necessità di aggiornare gli accordi internazionali sugli appalti pubblici (GPA) e di bilanciare apertura del mercato e protezione dell’industria locale
- Effetti sulla localizzazione industriale: l’esenzione concessa dalla Cina alle imprese europee con base produttiva locale potrebbe incentivare un reshoring selettivo verso il mercato asiatico, creando distorsioni nei flussi di investimento
- Dinamiche ESG e sovranità tecnologica: la concentrazione su forniture nazionali e tracciabilità dei componenti mette al centro la sostenibilità, la trasparenza nelle catene del valore e la sicurezza dell’approvvigionamento sanitario.
Verso una nuova geoeconomia della salute
Il caso dei dispositivi medici diventa un simbolo di un nuovo paradigma: la geoeconomia della salute, dove innovazione, protezionismo, diplomazia tecnologica e diritto degli appalti si intrecciano con crescente complessità. In un contesto segnato da frammentazione commerciale e ridefinizione delle alleanze industriali, l’episodio UE-Cina potrebbe segnare una svolta nella gestione multilaterale dell’accesso ai mercati pubblici strategici.
L’equilibrio tra autonomia strategica europea, apertura regolata dei mercati e costruzione di catene di valore resilienti si conferma dunque come la grande sfida dei prossimi anni per l’economia globale della salute e della tecnologia.