Il futuro della competitività digitale europea dipende dalla capacità di rendere le infrastrutture energetiche un asset strategico per attrarre data centre e sostenere l’innovazione in ambito AI.
Secondo un recente studio pubblicato dal think-tank energetico Ember, l’Europa si trova di fronte a un’imminente trasformazione nella localizzazione dei data centre. A fronte di una crescita esponenziale della domanda alimentata dall’espansione dell’intelligenza artificiale, il principale vincolo allo sviluppo di nuovi hub digitali non sarà più la connettività o il capitale, bensì l’accessibilità alla rete elettrica.
Lo studio evidenzia che entro il 2035 metà della capacità europea dei data centre potrebbe spostarsi al di fuori dei cinque poli storici: Francoforte, Londra, Amsterdam, Parigi e Dublino. Questo potrebbe causare una ridistribuzione di miliardi di euro in investimenti infrastrutturali verso Paesi con minori colli di bottiglia energetici.
Il fattore tempo: la nuova variabile chiave per attrarre capitali digitali
Uno degli aspetti più critici è il tempo necessario per collegare un nuovo data centre alla rete elettrica. Nei poli tradizionali si registrano tempi medi di attesa compresi tra i 7 e i 10 anni, con progetti che hanno subìto ritardi fino a 13 anni. Al contrario, mercati emergenti come l’Italia offrono tempi significativamente più brevi — circa 3 anni — incentivando così lo spostamento della nuova domanda verso queste aree.
A tal proposito, Elisabeth Cremona, Senior Energy Analyst di Ember, ha dichiarato: “Le reti elettriche stanno diventando un vero e proprio strumento di attrazione degli investimenti. In un contesto europeo di competizione per la leadership tecnologica, la capacità di pianificare e potenziare le reti sarà essenziale per garantire la crescita economica e la creazione di occupazione.”
Francia in controtendenza, mentre i Paesi nordici guidano l’espansione elettrica
Lo studio indica che solo la Francia — tra i principali mercati attuali — sarà in grado di mantenere elevati livelli di investimento nei data centre, grazie a una rete elettrica meno congestionata. Al contempo, Paesi del Nord Europa come Svezia, Norvegia e Danimarca vedranno triplicare il consumo energetico dei data centre già entro il 2030. Austria, Grecia, Finlandia, Ungheria, Italia, Portogallo e Slovacchia, invece, prevedono una crescita tra tre e cinque volte entro il 2035 rispetto al 2024.
Questa tendenza evidenzia l’esistenza di una nuova “mappa della potenza digitale” in Europa, dove i player saranno disposti a localizzarsi in aree finora secondarie pur di accedere più rapidamente all’energia necessaria per sostenere le architetture AI.
Implicazioni economiche, industriali e geopolitiche
Il potenziale spostamento di capacità produttiva dai poli digitali tradizionali avrà un impatto diretto non solo sugli investimenti, ma anche sul PIL e sull’occupazione. In Germania, ad esempio, i data centre hanno generato 10,4 miliardi di euro di valore nel 2024, cifra destinata a più che raddoppiare entro il 2029. Una delocalizzazione verso Paesi con maggiore efficienza energetica rischia quindi di erodere valore economico e strategico a lungo termine.
Inoltre, in un contesto geopolitico in cui la sovranità digitale e l’autonomia tecnologica sono sempre più centrali, la capacità di attrarre e mantenere data centre strategici rappresenta un elemento cruciale per la sicurezza nazionale e per la competitività industriale.
Verso una nuova politica industriale delle infrastrutture digitali
Lo studio di Ember lancia un messaggio chiaro: la prossima frontiera dell’attrattività industriale in Europa passerà per la resilienza e la prontezza delle reti elettriche. Per sostenere la domanda di AI, cloud computing e digitalizzazione avanzata, sarà indispensabile avviare una politica di pianificazione energetica integrata che consideri i data centre come infrastrutture strategiche al pari dei porti, delle ferrovie o degli aeroporti.
L’Europa, se intende mantenere il passo con le grandi potenze digitali globali, dovrà agire rapidamente per trasformare la rete elettrica in un catalizzatore — e non in un freno — della sua trasformazione digitale.